Nel caso Sala (come in Europa) il Pd sta applicando il pattern del silenzio
- Postato il 11 agosto 2025
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di Giovanni Muraca
Ogni volta che qualche candidato di centro-sinistra vince in qualche regione o città, alcune testate, che non hanno ancora capito che le elezioni locali e quelle politiche sono due mondi diversi, continuano ad assegnare al nuovo vincitore delle locali il titolo di futuro federatore di un’ipotetica coalizione o, ancora peggio, gli stessi capi partito proiettano la vittoria in nazionale a mani basse. Ma bene così, rimaniamo in questa realtà parallela.
Il “pattern” del silenzio davanti a determinate situazioni tanto contestato alla Premier dall’opposizione sta andando di moda. Ma non è una sua invenzione e né tantomeno una sua esclusiva. Posto che ancora oggi debba capire cosa vuol fare da grande, il Pd, in Lombardia, sta dando grandi soddisfazioni in questo senso.
Allo scoppio del caso ormai etichettato come “Palazzopoli” tutto il partito si è schierato con l’attuale sindaco nonostante siano arrivati successivamente 6 arresti dei 74 indagati per l’affaire (e anche qui dalla base romana – tutto tace). In questa vicenda è stato singolare come i consiglieri abbiano attuato lo schema che sicuramente sarà in qualche punto sul contratto per entrare nel partito.
A onor di cronaca, qualcuno molto più a sinistra fece qualche video, ma era più una specie di narrazione che aggirava il problema e non lo chiamava per nome. Anzi, una delle frasi più ricorrenti era: “Milano ha visto una grande espansione (…) “. Una sorta di benzodiazepina della politica per calmare gli animi (oltre alla paura che la Giunta crollasse).
Contestualmente al fatto avvenuto, qualche altra anima silente “amica” comincia a fregarsi le mani dietro le quinte. Proprio quel qualcuno che chiamò l’attuale primo cittadino della città meneghina “un assist per la destra“, dopo aver perso le Regionali del 2022, e che oggi sogna di poter salire al trono di Palazzo Marino. Colui che proprio l’altro giorno, durante lo scoppio del caso de “la Madunina”, ha fatto spallucce con lo stesso sindaco – diversamente dall’etichettarlo come “facilitazione” un anno prima – e che ora avrà un’altra gatta da pelare da spiegare agli elettori sempre se non utilizzerà la modalità citata sopra.
Qualche mese fa, al Pirellone, si votava per il ritorno ai vitalizi dei consiglieri regionali e gli stessi – attualmente all’opposizione – hanno votato contro. Qualcosa dev’essere sfuggito al capogruppo Pd: 5 consiglieri della stessa ala, si sono inseriti nella lista dei richiedenti. Non propriamente una prova di coerenza – se non un’altra uscita allo scoperto. Un po’ come tutto l’impianto del Nazareno nazionale che urla in Parlamento e poi in Europa vota con i partiti di maggioranza sul riarmo. Quelli che stanno in silenzio per le indagini su Matteo Ricci e che, a Milano, invece, ricevono calore dall’opposizione.
L’ennesimo esempio di come i Dem non guardino più all’elettorato (tranne quello élitario). Lo confermano anche alcuni consiglieri della zona 1 – la zona centrale di Milano – che parlano di “social housing” ( si deve essere dimenticato dove fa il consigliere), vanno in tv come i futuri cavalieri dei più bisognosi, ma che una volta raggiunta la posizione, sono quelli che sono completamente scollati dalla realtà in una città che – diciamocelo – è classista, fatta per le persone benestanti e lo sarà sempre di più. Le favole espansioniste/urbanistiche del caso rimangono lì sui social, mentre l’oggettività si ferma sulla mera speculazione a cui stiamo assistendo.
Dal 2016, molte città lombarde che sono sempre state “roccaforti” della destra, sono state soffiate dal Pd: ad esempio Legnano, Saronno e Varese. Ma se tanto mi dà tanto, Milano, a breve potrebbe essere sottratta all’attuale maggioranza e tornare al periodo Pre-Pisapia grazie a queste continue incoerenze.
Per non parlare poi del ruolo in Regione. Perché mai in 30 anni il centro-sinistra non ha mai vinto? Forse c’è bisogno di un disegnino oppure anche a questa domanda applichiamo il “pattern” del silenzio?
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