Montagna, guida pratica agli escursionisti della domenica. Con un occhio ai cambiamenti climatici

  • Postato il 26 agosto 2025
  • Ambiente
  • Di Il Fatto Quotidiano
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Per aiutare alpinisti di vecchia generazione ancora abituati a una montagna “stabile” a capire i cambiamenti, e mettere in guardia, con una serie di consigli e informazioni, le nuove leve che salgono sulle cime armate di smartphone, Giulia Negri, fisica e divulgatrice scientifica, ha scritto una utilissima e vivace guida, Montagna. Istruzioni per l’uso (Laterza).

La prima indicazione utile che si ricava dal libro è quella, solo in apparenza banale, di non affidarsi, almeno non troppo, alle app di navigazione dello smartphone. “Meglio di Google Maps è Organic Maps, un’app gratuita di mappe offline. Con Komoot, invece, o Wikiloc, possiamo scaricare o inviare a un dispositivo le tracce inserite da altri e registrare le nostre”. Sempre per lo stesso motivo, la montagna non è una città costellata di antenne 5G, l’autrice suggerisce di portare sempre dei contanti, e non solo la carta di credito. Ancora, sulla tecnologia: le batterie si consumano rapidamente: dotarsi di una power bank può essere molto rassicurante.

Scegliere un posto per la tenda? Un rompicapo

L’autrice spende molte pagine per spiegare perché un rifugio non va considerato un albergo e come comportarsi di conseguenza (si dorme in camerata, i rifornimenti sono ridotti, il bagno è in comune, non c’è sempre l’acqua calda).

Sul dormire in tende le raccomandazioni sono tantissime: scegliere con molto anticipo il luogo del campeggio, evitare di stare troppo vicini ai corsi d’acqua, rifuggire gli avvallamenti. Bene il bosco ma assicurandosi che non ci siano tronchi o rami pericolanti. Infine: i fondovalle possono diventare gelidi, mentre le cime e i canali possono essere flagellati dal vento. Attenzione alle zone rocciose o ai prati con rocce: significa che si tratta di aree dove possono esserci scariche di sassi.

No, le deiezioni non sono “organiche”

Evitare di buttare rifiuti durante le escursioni può sembrare cosa ovvia, invece così non è. Anche il cibo, ricorda l’autrice, potrebbe non essere compostabile, almeno non in tempi brevi e potrebbe comunque alterare l’ecosistema locale. Evitare anche di buttare i fazzoletti usati per la toilette e se si deve “andare in bagno” bisogna scavare una buca di venti centimetri di profondità e seppellire il tutto.

Lo stesso vale per le deiezioni dei propri animali (da tenere sempre al guinzaglio): mai lasciarle, perché possono contenere batteri, virus, parassiti, oltre ad aumentare il livello di fosforo e azoto nel suolo.

Gradualità significa salute

Spesso si dimentica che in montagna l’ossigeno si riduce. “A 2500 metri”, spiega l’autrice, “ce n’è il 70% rispetto al solito e ciò può causare il mal di montagna, che può portare a sintomi anche severi: in quel caso bisogna subito scendere”. Molta attenzione va fatta ai bambini (ma anche agli animali). Inoltre i piccoli disperdono calore più facilmente, specie se stanno nel passeggino fermi: meglio coprirli e farli camminare di tanto in tanto. La regola della montagna che vale per tutti è invece quella di bere, sempre.

Sicurezza: tutte le dritte

Rispetto alla sicurezza, è bene tenere presente un dato spesso sottovalutato: l’ora in cui il sole tramonta. Se si parte da soli, poi, è sempre bene avvisare qualcuno della meta, come i gestori del rifugio.

Un altro pericolo poco sottovalutato è l’effetto wind chill, ovvero il gelo causato dal vento che fa perdere calore al corpo.

E se ci troviamo in mezzo a un temporale? Mai essere l’oggetto più alto nel punto in cui siamo, o stare vicino a elementi alti e appuntiti, come alberi solitari, pinnacoli, tralicci, croci. Possiamo ripararci in un bosco, ma non sotto gli alberi più alti. Se le previsioni sono incerte, evitare le ferrate. Il posto migliore resta un edificio oppure la nostra auto.

E tutte le app..

L’esperta mette in fila tutta le app utili all’autotutela in montagna: GeoResQ è un’app gestita dal Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico. Se ci si trova in una situazione di bisogno, è possibile utilizzare la funzione “allarme” verso una centralina sempre attiva. Where Are U invece è l’app ufficiale del Numero Unico di Emergenza Europeo 112 e può essere usata per contattare i soccorsi facendosi localizzare in tempo reale. Funziona su tutto il territorio nazionale con alcune eccezioni. Se ci troviamo tra Alto Adige, Tirolo e Baviera è possibile utilizzare SOS EU ALP, mentre EchoSOS è attiva in oltre 130 nazioni.

Zaino e vestiti, mai comprare sul web

Non sognatevi di andare in montagna in pantaloni corti: anche se leggeri, servono lunghi per proteggersi da rovi, ortiche, sole ma soprattutto zecche. Le scarpe da trekking? Mai comprarle su internet, vanno provate (come lo zaino)!

Da mettere nello zaino, oltre all’acqua: un mix di frutta secca o disidratata, ma anche barrette energetiche, o altri snack come biscotti, cracker, parmigiano. Creme solari, repellenti per insetti e burro di cacao con filtro solare sono cose ovvie, meno invece i tappi per le orecchie se si va in rifugio perché qualcuno russa sempre, ma anche un cuscino e infine una utilissima lampada frontale: anche se usciamo di giorno ci potrebbero essere grotte e gallerie, serve poi nei rifugi e per leggere mappe. Di grande importanza è un kit di pronto soccorso, meglio fatto da sé (nel libro tutto l’occorrente). Infine, non dimenticare coltellino, scotch, fascetta, fischietto e coperta isotermica, che ripara dal caldo e dal freddo.

Crisi climatica, nessun luogo è sicuro

La montagna è cambiata e tutto deve cambiare. “Le guide di arrampicata dovrebbero aggiornarsi e integrare riflessioni sul cambiamento climatico. Il loro ruolo sarà sempre più centrale”, nota l’autrice.I rifugi e impianti di risalita dovrebbero ripensare i loro periodi di apertura adeguandoli alle nuove esigenze: estensione della stagione, flessibilità negli orari. I rifugisti dovrebbero diventare punti di riferimento per informazioni su condizioni ambientali, dalle variazioni termiche ai crolli recenti.

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Il Fatto Quotidiano

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