Milano e Napoli sono scosse da grosse questioni morali. Ma alle opposizioni non interessa cambiare il sistema

  • Postato il 7 agosto 2025
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  • Di Il Fatto Quotidiano
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L’Italia dalla nascita della Repubblica, dopo l’amnistia per i fascisti voluta da Togliatti, ha smesso di fare i conti con il fascismo, archiviato troppo presto come morto; i fascisti invece non se ne sono mai andati, semplicemente hanno operato con modalità diverse, anche con le bombe, a seconda del momento storico. Poi il nostro Paese, con il passaggio dalla seconda alla terza repubblica – quindi negli ultimi vent’anni circa, quella fase in cui si consolida sempre di più la criminalità istituzionale – ha archiviato la centralità delle mafie e della corruzione e non ha fatto i conti con la questione morale, che si è geneticamente modificata sul piano politico.

La riflessione che però ora vorrei fare è questa. Sembra che in Italia per l’opposizione sia sufficiente limitarsi a sconfiggere il centrodestra mettendo magari persone più potabili politicamente – per cui non ci vuole uno stratega – dei vari La Russa, Delmastro, Lollobrigida, Salvini, Santanchè, Donzelli. Ma il campo largo vuole davvero cambiare il sistema o ne è parte integrante?

Mi spiego. Se oggi sono ritornati i fascisti al governo è soprattutto perché il centrosinistra che abbiamo conosciuto ha fallito su tutti i fronti, dalla difesa della Costituzione alla questione morale. Gli schemi per costruire l’alternativa alle destre sarebbero, per capirci, le tanto acclamate – dai partiti del centrosinistra – coalizioni politiche alla guida delle città di Milano e Napoli? Se il cambiamento si aspetta dall’alto non arriva, ma se dal basso è questo allora c’è da preoccuparsi. Le due principali città del Paese, dopo Roma capitale, sono attraversate e scosse da una grossa questione morale. Città in cui non prevalgono da un punto di vista politico i diritti costituzionali e i bisogni del popolo, ma poteri forti, interessi privati, affari, speculazioni, cementificazioni, svuotamento dell’identità delle città che sono la spina dorsale del Bel Paese.

Ho il legittimo sospetto, se non la quasi certezza, che dalle parti del campo largo non si voglia abbattere il sistema che ha umiliato la Costituzione e calpestato la sovranità popolare, ma semplicemente cambiare assetti di potere all’interno del sistema. Con un ulteriore elemento inquietante che ho ben conosciuto durante la mia esperienza di pubblico ministero in Calabria: la trasversalità degli assetti di potere tra centrodestra e centrosinistra, come si nota negli scandali di Milano e Napoli su questioni centrali come urbanistica, ambiente, territorio, risorse pubbliche, tra prenditori e commistioni pubblico-privato.

Chi davvero è interessato alla questione morale, quella vera però – non solo quella con la spada di ferro contro gli avversari politici e la spada di latta in casa propria – non può che convenire che il sistema va attaccato al cuore, perché è un cuore cattivo e tossico: si deve costruire un’alternativa politica, istituzionale, sociale, culturale ed economica, ad ogni livello, locale e nazionale, che si fondi su storie individuali e collettive credibili, sui movimenti e reti civiche, sulla coerenza dei fatti, su programmi chiari e puliti che non vengano poi traditi, come per l’acqua pubblica dove Napoli è stata – durante il mio mandato di sindaco – l’unica città ad attuare il referendum sull’acqua pubblica e che oggi la coalizione di centrosinistra, con il sindaco che fa anche accordi politici con Meloni, sta smantellando.

A chi interessa davvero che un elettore su due non vada a votare? Al sistema non interessa, anzi ha un orgasmo politico se le persone si rassegnano, tanto loro con la legge elettorale che abbiamo e che nessuno ha cambiato se la cantano e se la suonano come vogliono.

È venuta l’ora di cambiare strada, costruire altro, ci vuole forza e coraggio se davvero si vogliono mettere al centro antifascismo, questione morale e Costituzione. In emergenza democratica può e deve scattare una risposta diversa e più forte: il sistema infatti, con gli strumenti della democrazia e della Costituzione, va abbattuto per liberare le istituzioni da un’occupazione non più tollerabile.

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Il Fatto Quotidiano

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