“Mia madre in rsa aspetta che lo Stato si occupi di lei. Mi chiedo: perché privare le persone della dignità?”
- Postato il 15 maggio 2025
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- Di Il Fatto Quotidiano
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di Marco Primini
Mia madre si accorse, circa un anno fa, di non essere più se stessa. All’età di 90 anni non autosufficiente cominciava ad entrare e uscire dagli ospedali senza riuscire a ritrovarsi. Aveva l’affetto di tutti i suoi cari, non era mai sola, ma questo, forse, non le dava la forza di andare avanti, anzi pensava quotidianamente di essere diventata un peso e la sua più grande paura era finire in una struttura o peggio ancora con una badante. Decise allora di farla finita.
Fu un tentativo vanificato dalla tempestività di mia sorella che provando a telefonare, non rispondeva, abbandonò il posto di lavoro perché avvertiva qualcosa.
Aveva ingerito tutti i medicinali della sua terapia.
Portata prima al pronto soccorso, poi in psichiatria, poi in geriatria, durante un consulto con i medici chiese di poter essere portata in Svizzera, in alternativa chiese con estrema fermezza di non voler mai più tornare in una qualsiasi casa, ma di entrare in una RSA. Dal reparto di geriatria fu condotta nel reparto delle cure intermedie ed infine – attraverso il SSN e l’assistente sociale – inserita in una struttura per la lunga degenza delle persone che hanno gravi problemi e che vanno attenzionate h24 7/7.
Non siamo stati noi a cercare la struttura pertanto pensavamo che questo iter fosse a carico del SSN, del comune, della regione ecc. ecc. Mi fu detto che la mamma era entrata in una graduatoria, avrebbe con la sua pensione e i suoi pochi risparmi raggiunto il momento in cui sarebbe stata integralmente ed economicamente assistita.
Oggi i soldi della mamma sono terminati e non c’è parvenza di nessun aiuto. La graduatoria: un giorno è 20esima, il successivo 40esima. Il debito intanto con l’RSA aumenta.
Ora domando se è lecito avere una propria idea. Al momento che la vita non è più viva perché finire così? Mia madre non autosufficiente invalida 100%, art 104 comma3 art.3 livello gravità 5, quando parla con noi si domanda e ci domanda: ci vorrà ancora molto? Una donna che non vuole essere di peso a nessuno, indipendente, che non ha mai chiesto o preteso aiuti a chicchessia, se oggi venisse messa al corrente di tutto questo come si sentirebbe?
La dignità di vivere per gli anziani e i disabili implica la possibilità di vivere in autonomia, ricevere cure adeguate e mantenere una vita sociale attiva. La “dignità di morire” è un concetto etico e filosofico che riguarda il diritto a una morte dignitosa, che si riferisce a una morte senza sofferenza, con controllo e autonomia per il morituro. Questo concetto implica il rispetto per la libertà individuale e la possibilità di decidere autonomamente sul proprio corpo e sulla propria morte.
Per concludere: se lo Stato non ha la possibilità di aiutare i cittadini che ne hanno bisogno, non sia ipocrita, affronti l’argomento per non lasciare al loro destino persone che hanno contribuito alla grandezza del loro paese.
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