Stop alle terapie di conversione, raggiunto il milione di firme: ora dovrà pronunciarsi la Commissione Ue
- Postato il 16 maggio 2025
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- Di Il Fatto Quotidiano
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Risultato ottenuto in zona Cesarini: quando mancava solo un giorno alla chiusura della raccolta firme, è stato raggiunto il milione di sottoscrizioni per chiedere all’Unione europea di legiferare sul divieto alle terapie di conversione per le persone Lgbtq+.
Con l’espressione “terapie di conversione” si fa riferimento ad alcuni interventi di natura psicologica o pseudo medica che avrebbero l’obiettivo di sopprimere, reprimere e modificare l’orientamento sessuale e/o l’identità di genere delle persone Lgbtq+. Questi presunti trattamenti terapeutici includono in realtà manipolazioni mentali e fisiche, indottrinamenti psicoipnotici, esorcismi e altri atti abusivi e violenti, che umiliano e creano danni psicologici profondi nelle persone che li subiscono: secondo le Nazioni Unite sono equiparabili alla tortura, a causa della loro natura discriminatoria e fraudolenta.
Questi interventi sono però ancora tollerati in molti Paesi, tra cui alcuni Stati dell’Unione europea: per questo un gruppo di attivisti e associazioni di diritti umani ha formalmente richiesto alla Commissione europea la creazione di una direttiva che vieti sul territorio europeo queste pratiche medievali. Come si legge sul sito dedicato alle Iniziative dei cittadini europei, infatti, “l’Ue svolge un ruolo fondamentale nella protezione dei diritti e dovrebbe prendere provvedimenti per combattere tutte le pratiche disumane. La Commissione dovrebbe proporre una direttiva che aggiunga le pratiche di conversione all’elenco dei reati dell’Ue e/o modificare l’attuale direttiva sulla parità (2008) per includervi il divieto di tali pratiche. Inoltre, per contrastare la moratoria legislativa, la Commissione dovrebbe anche attuare una risoluzione non vincolante che chieda il divieto generalizzato delle pratiche di conversione nell’Unione”.
Lo stesso sito riporta inoltre dei dati estrapolati da alcuni studi svolti in Svezia e nel Regno Unito tra il 2017 e il 2022, da cui si evince che circa il 5% dei giovani Lgbtq+ intervistati è stato sottoposto a pressioni o minacce per entrare in questi percorsi.
La raccolta firme ha centrato l’obiettivo giusto un giorno prima della chiusura, prevista per oggi 17 maggio, giornata internazionale contro l’omolesbobitransfobia. Ora la Commissione Ue dovrà esaminare la proposta e si pronuncerà sulle azioni da intraprendere.
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