Media freedom act, Articolo21 presenterà un esposto contro le violazioni già in atto
- Postato il 8 agosto 2025
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- Di Il Fatto Quotidiano
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Ci fa piacere registrare che qualcuno abbia finalmente dati dell’esistenza del Media freedom act (Emfa). Non è vero, tuttavia, che sia entrato in vigore solo oggi.
Le parti relative a querele bavaglio, tutela delle fonti, segreto professionale, minacce ai cronisti erano già operanti, ma il governo italiano le ha ignorate, anzi la situazione è ulteriormente precipitata. Le querele bavaglio si sono moltiplicate colpendo storici – tra questi Luciano Canfora e Donatella Di Cesare – disegnatori – chiedere a Mario Natangelo del Fatto – intere redazioni a partire da Report sono state minacciate e denunciate, per non parlare delle campagne di odio scatenate contro Roberto Saviano, Francesca Albanese e persino Conte o chi osa chiedere la fine del genocidio a Gaza.
Invece di rafforzare la tutela delle fonti è arrivato Paragon a spiare croniste, cronisti, volontari, sacerdoti. Non casualmente il governo continua a nascondere la lista degli spiati.
Sbaglia chi continua a parlare solo della fonte di nomina Rai, perché quella violazione è antecedente a questo governo, riguarda la legge Renzi e il disprezzo verso le sentenze della Corte costituzionale.
Naturalmente con l’entrata in vigore dell’Emfa ora sarà più difficile sfuggire alla necessità di una nuova legge per il servizio pubblico, ma il trucco è già pronto: la destra approverà da sola una nuova norma, la invierà alla Commissione e avvierà una lunga trattativa, come già accaduto in occasione della legge Gasparri. Per questa ragione come Articolo21 abbiamo deciso di presentare un esposto che vada oltre la sola Rai (su questo segnaliamo la denuncia presentata dall’associazione Articolo5 coordinata da Stefano Balassone) e investa le violazioni già in atto, non denunciate e non sanzionate. Ci auguriamo che le forze di opposizione unite vogliano promuovere un’iniziativa davanti alla Commissione europea.
Non è più tempo di generiche proteste, ora occorre “strattonare” la Commissione europea e le autorità di garanzia affinché chiedano monitoraggio, ispezioni, sanzioni. Altrimenti tra un anno ci ritroveremo a reclamare l’applicazione del Media freedom act. Nel frattempo si saranno già svolti i referendum per imbavagliare la magistratura e saremo alla vigilia del tentativo di imporre una Repubblica presidenziale fondata sulla abrogazione dei controlli e della divisione dei poteri.
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