Matera, il Parco delle Cave non si vede più: sommerso da erbacce
- Postato il 14 luglio 2025
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Il Quotidiano del Sud
Matera, il Parco delle Cave non si vede più: sommerso da erbacce
Il parco delle Cave di Matera, l’intervento da 1,5 milioni di euro è sommerso da erbacce, incuria e abbandono. Scenografia di puro degrado.
Il parco che non c’è (più) si è smarrito in un mancato inno alla civiltà litica, dove l’erba alta cresce insieme allo spreco. C’era una volta, nelle buone intenzioni – e c’è ancora, silente sotto le sterpaglie – un’area a tema rigenerata nelle cave settecentesche comprese tra la discesa di San Vito e la strada statale 7, alle porte di Matera. Un’idea ambiziosa, almeno sulla carta, finalizzata a recuperare l’antico rapporto della città con la matrice murgiana, la sua tenera calcarenite. Coinvolgente il tentativo di rileggere l’epica del tufo in uno spazio in cui coniugare i fattori culturali sedimentati nel tempo e quelli ambientali delle origini.
Non meno suggestiva l’intenzione di riscoprire un passato ancora recente, ritmato dall’eco antico dei canti intonati dai cavamonti. È la loro dura fatica che ha fatto riemergere, dalla notte del Pleistocene, i primi reperti fossili di cetacei ritrovati nel territorio materano, oggi conservati al Museo Ridola. Proprio lì, tra quelle paleoisole, si intonavano i canti ipnotici dei più grandi mammiferi del pianeta. Un luogo in cui natura, storia e bellezza si volevano far rivivere in una gara di emozioni, attraverso una valorizzazione accorta. E invece convivono soltanto incuria, abbandono, silenzio.
PARCO DELLE CAVE, MATERA: DA MADRE GENEROSA A SEVERA MATRIGNA
Matera è generosa, una madre che dona tutta se stessa a chiunque riesca a cogliere, con rispetto, la sua vicenda ultramillenaria. In caso contrario – non per volontà, ma per natura – si trasforma facilmente in una severa matrigna. Costato oltre un milione e mezzo di euro, il Parco delle cave settecentesche si presenta oggi come una triste scenografia consegnata al degrado: sentieri invasi da rovi, strutture in disfacimento e un’aria spettrale che accoglie i pochi (temerari), i più curiosi che spingono lo sguardo fin lì, anche solo distrattamente. Il tutto è visibile – purtroppo mestamente – da una delle principali strade d’accesso alla città.
Un biglietto da visita non richiesto, una cartolina al contrario. Ma attenzione, è un parco urbano tra i tanti claudicanti o incompiuti in città che fa riflettere. Non solo sui temi che avrebbe dovuto restituire con il suo racconto, ma su ciò che accade quando si investe denaro pubblico senza un progetto serio di gestione, senza una visione, senza un futuro. Questa vicenda, come altre – l’elenco è lungo – non ha creato un solo posto di lavoro, se non forse per chi verrà, ovvero i produttori di decespugliatori. Ma evidentemente non sono arrivati nemmeno loro. Sotto gli implacabili raggi di un sole ferocemente antico langue una spesa pubblica palesemente improduttiva.
UN MONUMENTO ALLO SPRECO E UN MONITO PER IL FUTURO
Non produce chissà quali effetti, se non un vecchio vizio – sempre lo stesso – di drenare denaro pubblico e buttarlo dalla finestra. Nel caso specifico, sprecato tra erbacce e sterpi, affogato insieme alle quasi invisibili giostrine abbandonate a se stesse, emblema di un fallimento prevedibile. Il solleone estivo rende impossibili i giochi dei bambini in un luogo dove la frequentazione diventa ugualmente proibitiva quando le temperature precipitano. In questi spazi permane un’oscillazione climatica estrema, che solo i coriacei cavamonti riuscivano a reggere, abili nel barcamenarsi tra minacce di insolazione e di assideramento.Un monumento allo spreco, dunque. E forse anche un monito, in un’epoca in cui ogni euro dovrebbe pesare come un macigno e ogni spazio recuperato dovrebbe tornare a vivere davvero, non a morire lentamente sotto i nostri occhi feriti.
Il Quotidiano del Sud.
Matera, il Parco delle Cave non si vede più: sommerso da erbacce