Manganellate al giornalista Origone, nel processo bis i poliziotti condannati a un anno per lesioni volontarie
- Postato il 13 gennaio 2025
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- Di Genova24
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Genova. La Corte di appello di Genova ha condannato a un anno di reclusione per lesioni volontarie aggravate i quattro poliziotti del reparto mobile di Genova che picchiarono a calci e manganellate il giornalista di Repubblica Stefano Origone durante gli scontri tra manifestanti antifascisti e polizia in piazza Corvetto il 23 maggio 2019 in occasione di un comizio di Casapound. Il sostituto procuratore generale Alessandro Bogliolo aveva chiesto una condanna a 9 mesi per due degli agenti e a un anno e due mesi per gli altri due. Per tutti la pena è sospesa dalla condizionale.
Si tratta del processo d’appello bis per il pestaggio di piazza ai danni del giornalista. Ed stata proprio la procura generale di Genova a presentare ricorso in Cassazione contro la condanna giudicata troppo lieve-
I quattro agenti che avevano scelto il rito abbreviato ed erano stati condannati in primo grado a 40 giorni di reclusione perché per la giudice si trattava di lesioni ‘colpose’. In appello la sentenza era stata ‘corretta’ trasformando la reclusione (che comunque prevedeva ovviamente la condizionale) con una sanzione di 2.582 euro. La riforma della sentenza applicata dalla Corte d’appello era stata motivata con il fatto che le lesioni ‘colpose’ sono un reato di competenza del giudice di Pace, che non può applicare pene detentive.
Il sostituto procuratore generale Alessandro Bogliolo invece nel ricorso contro la sentenza aveva ribadito che si trattava di lesioni ‘dolose’ chiedendo una condanna più pesante, La quarta sezione della Cassazione un anno fa aveva però definito la sentenza “contraddittoria” e “carente” rispetto ai fatti.
In particolare secondo gli Ermellini “non vi era stato da parte del giornalista alcun accenno di aggressione ma neppure di reazione, se non di mera difesa” “non si è individuato alcun elemento concreto dal quale inferire, con valutazione ex ante, il tipo di pericolo che gli agenti possano aver identificato”. Inoltre, avevano definito “palesemente fuorviante” il fatto, riportato nella sentenza della gip Silvia Carpanini, che i poliziotti avessero scambiato il giornalista per un manifestante visto che la scriminante della legittima difesa di deve fondare in ogni caso “su uno degli elementi tipici della causa di esclusione della punibilità e non sulla qualifica della persona offesa”.
Insomma, i giudici in un passaggio avevano sottolineato come visto che Origone non aveva messo in atto nessun tipo di aggressione o resistenza, nemmeno passiva, non doveva essere picchiato come avvenne anche mentre si trovava inerme a terra, neppure se fosse stato un manifestante e non un giornalista.
Le motivazioni della condanna saranno depositate tra 90 giorni, ma quasi certamente sono stati accolti proprio i rilievi della suprema Corte.
Soddisfatto l’avvocato Cesare Manzitti, che assiste il giornalista Origone e che a sua volta aveva presentato ricorso in Cassazione. I poliziotti, difesi dagli avvocati Paolo Costa, Rachele De Stefanis e Alessandro Vaccaro presenteranno un nuovo ricorso in Cassazione.
“Stavo solo facendo il mio lavoro e non avevo alzato un dito contro nessuno – il commento del giornalista Stefano Origone dopo la sentenza – e i giudici hanno riconosciuto che quello che è accaduto non poteva essere considerato come un eccesso di legittima difesa”. Il ministero a cinque anni dai fatti non ha ancora risarcito il giornalista, che era stato costretto ad assentarsi per molti mesi dal lavoro a causa delle lesioni riportate. Per lui fino ad oggi era stata disposta solo una provvisionale da 5 mila euro.