Maltrattamento animali, approvata la legge. La Lav sul Palio di Siena: “43 cavalli uccisi, le tv non lo trasmettano”
- Postato il 13 agosto 2025
- Ambiente
- Di Il Fatto Quotidiano
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Il tufo e la sabbia sono stati stesi lungo il perimetro di piazza del Campo. E le curve di San Martino e del Casato, con angoli rispettivamente di 95 e 92 gradi, aspettano gli immancabili incidenti della corsa. A trattenere il fiato non saranno solo gli spettatori che assisteranno dal vivo al Palio di Siena, in programma sabato 16 agosto, ma anche quelli che lo guarderanno da casa, grazie alla copertura dell’emittente La7. Il paradosso è che, nel corso dell’anno, la politica si è premurata di approvare una legge contro il maltrattamento sugli animali. Una norma che da più parti è stata definita un’occasione persa e che è stata buona per sventolare la bandierina col proprio elettorato, alla ricerca di consensi. E il Palio di Siena, la corsa di cavalli più famosa d’Italia, è l’emblema di questa occasione persa.
Sì, perché se da una parte il ministro Matteo Salvini esulta “per i nostri amici a quattro zampe”, cioè rigorosamente cani e gatti, dall’altra, nella legge, sono spariti i riferimenti alla fauna selvatica (il centrodestra sta per approvare la nuova legge che liberalizza la caccia), mentre niente è stato fatto per corse di cavalli e palii. Attenzione, per quelli ufficiali (per chi li organizza clandestinamente è un’altra storia). E allora la Lav, dopo la lettera inviata lo scorso anno al Gruppo Cairo, quest’estate – dopo la fine dell’esclusiva di La7 – ha inviato una nuova lettera a Rai, Mediaset, Warner/Discovery, Sky (e ancora Cairo) per chiedere loro di non trasmettere la competizione: “Ciò non significa rinunciare al racconto della tradizione – scrivono – bensì esercitare una responsabilità culturale nella selezione dei contenuti. È un’opportunità per dare voce a una visione più matura del rapporto tra intrattenimento e rispetto per gli esseri viventi“. Così “ci appelliamo alla vostra sensibilità, chiedendo di non rinnovare/stipulare nuovi accordi per la trasmissione del Palio di Siena. Una decisione che avrebbe ricadute concrete sul piano culturale e simbolico, contribuendo a orientare il racconto televisivo verso forme di rappresentazione più attente e responsabili”.
Secondo Nadia Zurlo, responsabile Lav per l’area equidi, “ogni anno, intorno al Palio di Siena si riaccende un confronto che non riguarda più soltanto una corsa di cavalli, ma una concezione del mondo: quella che mette l’animale a disposizione, o quella che lo riconosce come soggetto. C’è chi difende il Palio come una tradizione intoccabile, simbolo identitario e radice culturale. E c’è chi lo contesta come un rituale violento. Ma se si ha l’onestà di guardare alla realtà per quella che è, al netto della nostalgia e della retorica, il Palio appare per ciò che è: un evento centrato sul dominio“. Ciò perché “i cavalli non partecipano. Vengono selezionati, addestrati, utilizzati”, sono “elementi all’interno di un sistema produttivo”. Così “parlare di cura” o di “amore” in un contesto che comporta “rischio sistemico di lesione o morte non è affetto: è narrazione difensiva. Negli anni si è investito in cliniche veterinarie specializzate, in piste artificiali che replicano Piazza del Campo, in razze più resistenti. Ma questi elementi non segnano un avanzamento etico: sono indicatori dell’ottimizzazione dello sfruttamento“. In questo senso “se una pratica richiede misure straordinarie per contenere il danno che infligge, il problema è la pratica stessa”.
Zurlo rileva che “nel codice penale italiano, il maltrattamento di animali è punito. Eppure, nel caso del Palio, questa protezione sembra sospendersi. La forza del costume prevale sulla tutela del vivente, come se la sofferenza fosse meno rilevante quando accade in un contesto ritualizzato. Ma il diritto non è immobile, e la società evolve. Quello che ‘si è sempre fatto’ può e deve essere discusso, se entra in conflitto con principi che riteniamo ormai fondativi: il rispetto della vita, l’empatia, il rifiuto della violenza”.
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