Macchiaiolo e rivoluzionario: la mostra su Giovanni Fattori a Livorno

  • Postato il 15 settembre 2025
  • Arte Moderna
  • Di Artribune
  • 4 Visualizzazioni

Giovanni Fattori (Livorno 1825 – Firenze, 1908) è uno degli artisti italiani dell’Ottocento più presenti nelle mostre degli ultimi anni. La monografica dedicata al livornese e allestita all’XNL di Piacenza si è infatti chiusa a fine giugno scorso, e solo due anni prima un’altra rassegna a Palazzo Fava a Bologna si concentrava sul pittore. Senza contare le sue numerose opere incluse nei progetti sui Macchiaioli (a Padova nel 2021; a Monza nel 2023; a Brescia nel 2024, solo per fare qualche esempio). Insomma, l’esponente della corrente dei Macchiaioli sta vivendo un’età d’oro che oggi culmina nella mostra aperta nella sua città, per l’esattezza negli spazi di villa Mimbelli, sede del Museo Civico Giovanni Fattori di Livorno. L’esposizione è grandiosa, anche perché vuole celebrare i 200 anni dalla nascita di un artista che, per tutta la vita, manifestò il suo orgoglio di essere livornese: sono 220 le opere che costituiscono il percorso, molte delle quali di proprietà dello stesso museo, altre provenienti da istituzioni pubbliche e da numerose collezioni private che hanno concesso in prestito dipinti mai visti da decenni, se non da secoli. 

La mostra di Fattori a Livorno

A distinguere la mostra di villa Mimbelli è l’ordinamento cronologico dei dipinti voluto dal curatore Vincenzo Farinellae che consente di seguire i vari passaggi dello stile di Fattori: dai primi lavori ancora acerbi – addirittura di modesta fattura, come ammette lo stesso curatore – e raffiguranti soggetti tipici del Romanticismo, il pittore virò verso la macchia e la ripresa dal vero alla fine degli anni Cinquanta dall’800, per poi evolvere ancora il suo linguaggio. Il sottotitolo del progetto evidenzia inoltre l’approccio rivoluzionario del pittore che, a partire dagli incitamenti di Nino Costa, decise di superare l’accademismo e, negli anni della maturità e della vecchiaia, mise in crisi la prospettiva e i rapporti tra le figure. Infine, l’intera organizzazione della mostra esplicita un obiettivo ambizioso: portare l’arte di Giovanni Fattori all’estero, dove l’artista è ancora poco conosciuto.

Le tematiche predilette di Fattori

Molte, naturalmente, sono le opere che rispondono al filone privilegiato di Fattori, cioè i dipinti a tema militare: dal focus sulla Battaglia di Magenta ai disegni dei soldati a riposo, fino ai grandi capolavori che ritraggono gli uomini in divisa e i loro cavalli durante le attività quotidiane nelle retrovie, l’artista elabora scene prive di retorica bellica e di culto degli eroi per concentrarsi invece sui problemi compositivi e sull’articolazione spaziale delle opere. Una scelta originale che trasforma le scene di guerra in scene di genere, pur rimanendo strettamente connesse alla storia d’Italia e agli sviluppi di fine XIX secolo che delusero non poco gli ideali patriottici e risorgimentali di Fattori (si vedano i drammatici cadaveri dei soldati abbandonati che raffigurò a fine carriera). Numerose anche le opere che svelano l’empatia dell’artista nei confronti di chi lavorava i campi e degli animali, dai celebri buoi ai cavalli, ai cani e persino ai dromedari. A tutto ciò si aggiungono le visioni naturali “grandangolari” e minuscole, dai paesaggi marini di Livorno e di Castiglioncello alle pinete toscane, agli scorci della Maremma, ai campi con i covoni di fieno. 

Giovanni Fattori, Sulla spiaggia. Giornata Grigia, 1895, Museo Civico Giovanni Fattori, Livorno
Giovanni Fattori, Sulla spiaggia. Giornata Grigia, 1895, Museo Civico Giovanni Fattori, Livorno

La pittura di Giovanni Fattori

Tutte queste tematiche si intersecano lungo i decenni e si arricchiscono di disegni, di straordinarie acqueforti, di confronti con opere dei maestri del livornese, dei suoi colleghi e amici, degli allievi tra cui Plinio Nomellini e infine di pittori del Novecento che guardarono con interesse alle sue ricerche. Lavori di Lorenzo Viani, ma anche Amedeo Modigliani – livornese, come si sa, pure lui – e Giorgio Morandi fanno capolino nell’ultima sala, accanto a opere somiglianti di Fattori. Vanno segnalate alcune chicche distribuite nel percorso espositivo: l’intenso Gli eccidi di Livorno del 1859-60, la celebre tavoletta Soldati francesi del ‘59, già pienamente macchiaiola, l’accostamento dei Bovi al carro con l’identico soggetto diGiuseppe Abbati, lavori eseguiti in simultanea, ipotizza Farinella. E poi il sorprendente Don Chisciotte del 1875-76, l’inedito L’ambulanza del 1883 e l’ultimo dipinto di Fattori, mai finito, che nel catalogo generale porta il numero 1.443 e si data 1908. L’iconico Muro bianco del 1874 rompe la sequenza cronologica e congeda i visitatori che, una volta terminata la mostra, potranno tornare a villa Mimbelli per trovarvi un nuovo allestimento del museo Fattori.

Marta Santacatterina

Libri consigliati:

(Grazie all’affiliazione Amazon riconosce una piccola percentuale ad Artribune sui vostri acquisti) 

L’articolo "Macchiaiolo e rivoluzionario: la mostra su Giovanni Fattori a Livorno" è apparso per la prima volta su Artribune®.

Autore
Artribune

Potrebbero anche piacerti