Convivere con l’incanto nella mostra di Leonor Fini, Stanislao Lepri e Giulio Polloniato a Venezia 

  • Postato il 17 settembre 2025
  • Arte Moderna
  • Di Artribune
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Se è vero che i gatti in punto di morte si allontanano in cerca di un luogo appartato e solitario, i 23 felidi che vivevano con Leonor Fini (Buenos Aires, 1907 – Parigi, 1996), Stanislao Lepri (Roma, 1905 – Parigi, 1980) e l’intellettuale polacco Kostanty Jeleński scelgono invece la superficie pittorica per terminare i propri giorni, acquisendo un’inaspettata forma di immortalità. I felini abitano gli scenari rappresentativi di entrambi gli artisti, a testimonianza di un’artisticità condivisa e imperitura. La mostra alla Galleria Tommaso Calabro a Venezia ne è l’esempio: una drammaturgia espositiva che contribuisce a comporre un pas de deux.

Leonor Fini e Stanislao Lepri in dialogo

La Neu Frau ritorna in laguna, dopo la sua presenza nella 59 Esposizione d’Arte Internazionale curata da Cecilia Alemani, accompagnata questa volta dall’ex diplomatico Lepri. Proprio qui, nel 1951 diede prova della sua dedizione al costume e all’eccentricità, presenziando alla sontuosa festa organizzata dal conte Carlos de Beisteguia a Palazzo Labia, vestita da angelo nero. Non è un caso che serafini ribelli e demoni romantici siano ricorrenti nelle opere di Stanislao Lepri, in cui le figure occupano lo spazio pittorico con fare spettrale e maldestro, quasi fossero un preludio alla metamorfosi corporea e identitaria così ben nota ai corpi sfingei dell’immaginario finiano. Il soggetto maschile, nei lavori di Lepri, è fautore di incanti, come suggerisce l’opera Le prestidigitateur (1946), che accoglie i visitatori in mostra. Si è da subito incitati ad abbandonare le regole egemoniche della rappresentazione del corpo e dello spirito, lasciandosi alle spalle la monotonia della realtà.

La mostra alla galleria Tommaso Calabro a Venezia

I due artisti ribelli del Novecento non hanno bisogno di presentazioni in casa Calabro. Basti ricordare le monografiche Leonor Fini. Italian Fury – As dreamed by Francesco Vezzoli (2022) Stanislao Lepri (2023) precedentemente realizzate nella sede milanese della galleria. Calabro conserva, infatti, nella propria abitazione – adiacente allo spazio espositivo – loro ephemeramemorabilia e manufatti artistici. Non più semplici opere d’arte da collezione, bensì oggetti che ospitano la temporalità della quotidianità. Mediante assonanze visive e simboliche – avvalorate da un allestimento che si discosta dal white cube – si palesa la volontà dell’abitare il tempo della domesticità condiviso dai due artisti, prediligendo una narrazione performativa: il reenactment di una vita passata a fuggire da tutto ciò che è definitorio.

L’installazione di Giulio Polloniato 

In questo gioco di storie immaginate e reiterate, Giulio Polloniato (Bassano del Grappa, 1996) presenta l’installazione Per sentito dire (2025), nello spazio Pop (The Chapel) Up! situato al pian terreno della galleria. Luogo designato ad accogliere collaborazioni con ulteriori gallerie d’arte, l’intervento site-specific dell’artista vicentino è presentato dalla galleria Neri Pagnan (NP ArtLab Srl). In sintonia con gli immaginari onirici di Fini e Lepri, Polloniato consegna la ceramica a un fallimento annunciato già in partenza, fluidificando la matericità e immaginando che i cocci provengano da chissà quale cielo squarciato. Sono oggetti anti-funzionali, protagonisti di una fiaba surrealista. L’installazione sonora diffusa nello spazio avvisa che è in arrivo un temporale. Tutto sta per accadere, ma chi osserva vive – ancora una volta – nell’intercapedine dell’ambiguità. Del potenziale panico.

Francesco Fazzi

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Artribune

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