Fausto Pirandello. A Milano mostra su un pittore ancora troppo sottovalutato

  • Postato il 19 settembre 2025
  • Arte Moderna
  • Di Artribune
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In occasione del cinquantesimo anniversario della morte di Fausto Pirandello (Roma, 1899-1975), se in Francia si è aperta un’articolata mostra a lui dedicata all’Istituto Italiano di Cultura (La peinture et la condition humaine, a cura di Manuel Carrera, visibile fino al 3 ottobre a Parigi), in Italia è adesso la galleria milanese Six la prima a rendere un agile omaggio a un maestro del Novecento le cui opere trovano spazio alla Tate e al MoMA, ma che resta a tutt’oggi colpevolmente sottovalutato, forse anche in ragione dell’ingombrante figura di un padre la cui fama raggiunse una risonanza mondiale. 

La pittura di Fausto Pirandello

Nato a Roma, Fausto intraprende una ricerca pittorica intima e introspettiva, che va oltre i risultati della Scuola Romana, in una costante tensione tra innovazione formale e profondità psicologica. Già dotato di un considerevole bagaglio culturale favorito anche dall’ambiente famigliare, nel suo soggiorno a Parigi (1927-1928) ha modo di assorbire i succhi più vitali delle avanguardie d’oltralpe, aprendo nuovi orizzonti e anticipando tematiche, come è stato più volte sottolineato, perseguite da artisti che più tardi avrebbero utilizzato la pittura per indagare la condizione umana, il disagio esistenziale e il senso di vulnerabilità fisica, da Francis Bacon a Lucian Freud. 

Le opere in mostra a Milano

Tra le opere esposte, il ritratto intitolato Antonio (1944) ci rende consapevoli di quanto egli abbia fatto tesoro dell’intensità psicologica e della pastosa corposità delle opere di Chaïm Soutine, mentre in Natura morta con bucranio, dello stesso anno, possiamo notare un inspessimento pittorico che conferisce un tono drammatico alla composizione, in linea con le sperimentazioni materiche che venivano perseguite in quegli anni tragici. Bagnanti in verde (1949) riprende la tematica delle Spiagge dei primissimi Anni Quaranta, destrutturando i volumi dei corpi umani e definendoli tramite contorni spessi, spettinati e serpentinati, che fanno pensare alle coeve, travagliate Donne di Willem de Kooning. 

Il disfacimento dei corpi nella pittura di Pirandello

Donna con gli occhi azzurri (1950) ci mostra invece un nudo femminile colto nella più prosaica quotidianità, una figura che ci fissa come stupita della sua stessa goffaggine, maschera di un grottesco disagio esistenziale che si ripercuote senza filtri nello sguardo dello spettatore. NeI Nudo riverso (1964) la figura umana subisce un ulteriore disfacimento, vieppiù sottolineato dal contrasto tra l’economia formale dei contorni e dei volumi e la pletorica costituzione fisica della donna ritratta, in cui sembra già presentirsi la corporalità tracimante e lacerata delle figure femminili di Jenny Saville. In galleria, il rapporto dell’artista con il più celebre padre verrà in qualche modo evocato durante il finissage della mostra, giovedì 25 settembre alle ore 19, con la messa in scena di un monologo di Luigi Pirandello ispirato alle opere esposte, interpretato dall’attore Marcello Mariani.

Alberto Mugnaini

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Autore
Artribune

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