La breve vita e la lunga pittura di Lorenzo Bonechi al Museo Novecento Firenze

  • Postato il 18 settembre 2025
  • Arte Moderna
  • Di Artribune
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Ars Longa, vita brevis. Si intitola La città delle donne come il famoso e controverso film di Federico Fellini (1980) la mostra dedicata a Lorenzo Bonechi (Figline Valdarno, 1955 – 1994) in corso al Museo Novecento Firenze.

Chi era Lorenzo Bonechi

Scomparso prematuramente, a soli 39 anni, Bonechi è stato tra il 2024 (anno in cui ricorre il trentennale) e il 2025 celebrato con una serie di iniziative tra la Toscana e l’Emilia- Romagna (qui gli è stata dedicata una esposizione al Castello di Soliera curata da Antonio Natali e Giovanni Bonechi, figlio dell’artista). Nella sua breve vita, interamente dedicata all’arte e alla pittura, molti sono stati i riconoscimenti, soprattutto internazionali, che hanno portato a esporre a Washington, alla Tate Gallery di Londra, ma anche a Tokyo e Osaka. La sua prima mostra è in Toscana, nel 1985, anni segnati dal binomio TransavanguardiaArte Povera in Italia, ma attraversati anche da altri movimenti, come la Pittura Colta, teorizzata da Italo Mussa, e l’Anacronismo, proposto da Maurizio Calvesi. È a questi due che Bonechi fa maggiormente riferimento, continuando a collezionare inviti in tutta Europa. Tra questi, nel 1994, quello alla Biennale di Venezia curata da Jean Clair (1995). L’artista scompare però improvvisamente proprio prima che la manifestazione, che gli dedica comunque due sale postmortem, apra le sue porte.

La mostra al Museo Novecento a Firenze

Di quella esperienza resta comunque traccia nel progetto al Museo Novecento, in collaborazione con l’Archivio dell’artista, nel soggetto ricorrente de La città celeste, tema che ritorna più volte. Ad esempio, in una tela del 1988 nella quale scompare l’elemento umano in virtù di una rappresentazione del paesaggio che lascia trasparire l’attenzione di Bonechi alla pittura italiana del Trecento e del Quattrocento, con un ricordo profondo e radicato nella lezione di Piero. O anche in un’opera del 1991, dove l’esercizio dell’astrazione viene portato a soluzioni ancora più ardite. Ma sono le donne invocate dal titolo le protagoniste indiscusse del percorso espositivo realizzato da Francioli e Risaliti, che non ha a caso a dedicato una buona percentuale dell’intera programmazione del Museo a importanti figure femminili (da Marion Baruch, a Haley Mellin).

Lorenzo Bonechi, 1993, Città Celeste olio su tela 75,5x50 n103
Lorenzo Bonechi, 1993, Città Celeste olio su tela 75,5×50

L’ultimo periodo di Bonechi

Emergono eteree e sacrali con i corpi allungati di figure mitologiche e inaccessibili in una conversazione del 1990, o nude ma immutabili nel coevo Figure. Riprese in atteggiamento intimo, galleggianti in uno spazio vuoto che pone tutta l’attenzione sul soggetto umano in una Conversazione del 1991 e in una del 1992. C’è anche una ceramica policroma a raccontare l’interesse dell’artista per la plastica. Sono le ultime versioni de La Città celeste (1993) però a lasciar immaginare come si sarebbe evoluta, se non fosse scomparso così prematuramente, la pittura di Bonechi, sempre più sintetica, quasi attraversata da profumi provenienti da Oriente, sempre più a volo di uccello e antiprospettica, immateriale ma ancora parzialmente legata al dato oggettivo. Ma è una storia che non possiamo raccontare, né presagire, solo immaginare. Lasciandoci trasportare dall’affascinante percorso di un artista che da questa mostra riceve una corretta sintesi.

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Autore
Artribune

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