“Lottiamo per non affondare”, la protesta dei precari dell’Università di Genova
- Postato il 14 marzo 2025
- Altre News
- Di Genova24
- 1 Visualizzazioni


Genova. Una nave che si inabissa in mare, simbolo dell’università che rischia di affondare. È la protesta messa in scena questa mattina da un gruppo di precari dell’Università di Genova, mentre nell’aula San Salvatore di Sarzano si celebrava l’inaugurazione dell’anno accademico col rettore Federico Delfino e l’amministratore delegato di Costa Crociere Mario Zanetti a tenere la lectio magistralis.
“Siamo le lavoratrici e i lavoratori precari che portano avanti la didattica e la ricerca – hanno spiegato i giovani -. Siamo circa la metà del personale dell’Università di Genova. Il nostro lavoro è essenziale, anche se è spesso invisibile e isolato, reso flessibile, incerto e senza garanzie contrattuali, né sindacali. Siamo le dottorande e i dottorandi il cui lavoro non è riconosciuto come tale, in una condizione di ricattabilità che ci impone di svolgere gratuitamente mansioni richieste dal docente di riferimento o da aziende che ci finanziano il dottorato. Siamo collaboratrici e collaboratori all’attività di ricerca, assegniste, assegnisti, ricercatori e ricercatrici a tempo determinato, docenti a contratto che lavorano per salari insufficienti, con contratti brevi e senza tutele, senza garanzie di rinnovo, senza sapere in che città vivremo, né a quale progetto ci dedicheremo l’anno successivo”.
“La nostra condizione – proseguono è il risultato di decenni di sottofinanziamento strutturale, tagli e riforme neoliberali, di una ricerca e una didattica piegate alla competitività e all’ingerenza di enti privati. I tagli al fondo di finanziamento ordinario e la riforma Bernini minacciano di peggiorare ulteriormente questa situazione rendendo questa precarietà irreversibile. La riforma attualmente sospesa, ma non ritirata, moltiplicherà ulteriormente le figure precarie del percorso di ricerca accademica che già oggi può durare fino a 12 anni e che conduce alla stabilizzazione soltanto di un decimo di chi consegue un dottorato. Contro questa precarietà lavorativa noi ci stiamo organizzando e mobilitando, a Genova come in tutti i principali atenei d’Italia”.
Sotto accusa in generale i tagli dei finanziamenti statali, 14 milioni in meno all’Università di Genova nell’ultimo anno. “Siamo qui per denunciare questo processo di dismissione dell’Università pubblica, che sta avvenendo nel totale disinteresse dell’opinione pubblica e non sta avendo un’opposizione all’altezza dell’attacco in atto, nemmeno all’interno degli Atenei. Siamo qui per chiedere una presa di posizione forte e netta al personale strutturato e a chi siede negli organi decisionali”.
“Noi appartenenti alla comunità accademica abbiamo vissuto fasi di precariato, quindi comprendiamo benissimo la loro posizione – la risposta del rettore Federico Delfino -. Siamo molto vicini a loro perché le posizioni a tempo determinato sono sempre stata una costante, del mondo universitario italiano. Si fa questo mestiere per vocazione, per passione e si passa anche attraverso a fasi di questo tipo. Io l’ho vissuta in prima persona dopo il dottorato, dopo tanti anni di assegni e anche alcuni mesi senza stipendio, quindi sono la persona che forse può comprendere meglio queste dinamiche. Cercheremo di essere inclusivi, di trovare tutti gli strumenti per poter dare continuità al lavoro di queste figure fondamentali per il nostro ateneo”.
Sui fondi statali il rettore offre garanzie: “Nel 2025 gli auspici sono buoni perché il ministero ha comunicato che il finanziamento ordinario ritornerà ai valori del 2023, che per noi erano soddisfacenti. Quindi a maggio avremo il quadro più delineato. Sono fiducioso anche per quest’anno di poter riprendere con un finanziamento che è coerente con tutta la mole di lavoro che abbiamo messo in campo”.