L’indagine di Arera sui prezzi delle bollette non è certo una buona notizia per A2A
- Postato il 31 luglio 2025
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- Di Il Fatto Quotidiano
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L’avvio di un procedimento sanzionatorio per manipolazione dei prezzi di mercato avviato da Arera il 24 luglio 2025 non è certamente una buona notizia per A2A.
Se le prime risultanze di Arera dovessero essere confermate, la life company di proprietà (anche) dei Comuni di Milano e di Brescia quotata sulla Borsa Italiana, verrà chiamata a rispondere di condotte manipolative sul mercato dell’energia elettrica ottenuto attraverso il trattenimento della capacità produttiva che hanno determinato un incremento del Prezzo Unico Nazionale (il PUN, cioè il prezzo pagato da tutti i consumatori italiani), con particolare riferimento all’anno 2022, cioè l’anno in cui tutti i consumatori italiani erano alle prese con i prezzi dell’energia alle stelle. Vicenda grave per il secondo fornitore italiano, se confermata.
In sostanza, la censura avanzata da Arera, fa riferimento alla mancata offerta a mercato della capacità di produzione nella disponibilità di A2A (in particolare i grandi impianti termoelettrici di sua proprietà), ovvero di offerta a prezzi decisamente più elevati rispetto ai costi di produzione.
Una posizione decisamente scomoda per una società pubblica che, insieme ai suoi azionisti pubblici, ora deve andare a giustificare al Regolatore la propria condotta di mercato che, sembrerebbe appunto, aver determinato un aumento di prezzo non soltanto per i propri clienti ma, addirittura, per tutti i clienti finali italiani essendo stato di una portata tale da influenzare il prezzo nazionale.
In un periodo in cui lo Stato è dovuto intervenire più volte con aiuti di vario genere per mitigare gli effetti del caro bollette e con la coda degli industriali a chiedere (nuovi) interventi per obliterare il differenziale dei prezzi tra Italia ed il resto dell’Europa, apprendere dell’avvio di un procedimento sanzionatorio per manipolazione dei prezzi di mercato avviato nei confronti di una società pubblica che ha macinato miliardi di euro di utile ha quantomeno dell’incredibile.
Serve una riflessione seria sulla partecipazione dello Stato nelle società energetiche. Se la generazione degli utili viene fatta sulle spalle dei consumatori e se la società pubblica tende a comportarsi sul mercato come qualunque operatore privato, meglio che lo Stato valuti la privatizzazione e confidi maggiormente sul fatto che la concorrenza porti maggiori benefici e prezzi più bassi. Si comincia a capire perché i prezzi italiani sono strutturalmente più alti di quelli europei.
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