Ciril Zlobec, un ponte fra la letteratura slovena e italiana (Traduzione di Michele Obit)
- Postato il 1 agosto 2025
- Blog
- Di Il Fatto Quotidiano
- 2 Visualizzazioni
.png)
Il 4 luglio di quest’anno Ciril Zlobec avrebbe compiuto cent’anni. Quante cose è stato Zlobec? Tantissime, e tutte vissute da protagonista. Nato nel 1925 a Ponikve, sul Carso sloveno, da bambino e ragazzo fu costretto a frequentare scuole italiane, dove lo sloveno era bandito. Nelle sue memorie scrisse di quando, a passeggio con il padre per Trieste, una camicia nera sputò in faccia al genitore perché parlava la sua lingua. Questo non gli impedì di amare particolarmente la letteratura italiana, tanto da tradurre in sloveno classici di Dante, Petrarca, Ariosto, Foscolo, Leopardi, Carducci, e poeti della sua generazione come Quasimodo e Ungaretti. Fu grande amico di Leonardo Sciascia.
Riguardo la sua poesia, la critica ha messo in rilievo come dal surrealismo degli inizi abbia poi maturato una poetica personalissima, basata su concetti cosmologici e sulle sue esperienze umane. È stato considerato soprattutto poeta d’amore, inteso nel senso più ampio e autentico del termine: “L’amore è la mia religione laica”, disse una volta. Insolito e significativo è il fatto che alla metà degli anni Ottanta, quando il verso libero prevaleva sovrano tra i mezzi espressivi della poesia slovena, il poeta percepì la necessità di una forma poetica formalmente più rigida: il sonetto.
Zlobec è stato un grande ponte tra la letteratura Italiana e quella slovena. Ed è stato la voce del Carso, quel territorio arido e pietroso ma pieno di luce, che abbraccia entrambi gli Stati, come lui abbracciava entrambe le letterature.
M. O.
***
Ho solo questo giorno
Ho solo questo giorno. Vi ci starò
sino a sera del mio nome a sentinella.
L’occhio è leale, la grigia membrana
dello sguardo ancora non mi si vela.
Solo questo giorno, questa parte del cammino
del padre e del figlio, erede e custode della vita
che con l’alba ha inizio ogni mattino,
la sera invece promette solo una cheta notte.
Ma ora non c’è più pace, solo silenzio.
Solo il carnefice e la vittima ora procurano
la vita, ma io non sono un lupo
né una pecora da macello, non un oscuro Caino
e nemmeno la sua chiara ombra Abele,
sono di sangue – del roveto di carsiche lande.
I sacri luoghi del tuo corpo
Nell’amor come timido cristiano credendo
nel dio sopra di sé sempre ti penso,
con speranza ogni miseria, ogni scompenso
di cuore e anima giorno per giorno stendo
davanti a te e con passione ti invoco:
nel corpo coi baci infiammo la mia croce
d’appartenenza, e tu sotto di essa bruci,
io mi consumo, ma mai nel fioco
ricordo da pellegrino mi spengo
sui sacri luoghi del tuo corpo,
dall’alto mi allettano e ne sovvengo
di qualcosa di bello, di una profondità,
come fosse prodigio dei prodigi. Forse
di nuovo la vecchia vertigine che il cuore ha.
***
Ciril Zlobec (1925-2018) è stato un poeta, scrittore e traduttore sloveno. Ha pubblicato diverse raccolte di poesie, due romanzi e cinque libri di saggistica e giornalismo. Diciotto dei suoi libri sono stati tradotti in lingue straniere. Ha tradotto in sloveno i grandi classici della letteratura italiana, da Dante a Petrarca e Leopardi, oltre a numerosi autori suoi coetanei.
[Linguafranca vi saluta e vi dà appuntamento a settembre. Buona estate a tutti!]
L'articolo Ciril Zlobec, un ponte fra la letteratura slovena e italiana (Traduzione di Michele Obit) proviene da Il Fatto Quotidiano.