L’evoluzione fa anche marcia indietro, il pomodoro selvatico delle Galapagos torna a produrre molecole ancestrali

  • Postato il 26 giugno 2025
  • Scienza
  • Di Blitz
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Non esiste, in termini evoluzionistici, una freccia, una direzione, la natura non fa progetti, gli adattamenti degli esseri viventi sono il risultato di processi di lungo periodo dove prove ed errori coesistono.

L’unico ordine possibile risiede nella selezione naturale, per cui è la pressione ambientale a decidere se una variazione casuale e fortuita sia più utile di un’altra, che trasforma una improbabilità in una probabilità, come teorizzava il matematico e biologo inglese Ronald Fisher.

Un caso di evoluzione inversa

Per questo, nei casi come quello studiato nei pomodori selvatici delle isole Galapagos, ci sembra che il nastro dell’evoluzione sia riavvolto al contrario: concetto inammissibile a menti abituate, per fare un esempio, a vedere nell’immagine veicolata da ogni sussidiario scolastico della scimmia a quattro zampe che da sinistra a destra via via sempre più eretta “evolve” nell’uomo come lo conosciamo. Tipico bias cognitivo che allude a una direzione di marcia.

Tornando alle Galapagos, per difendersi dagli animali questi pomodori sono tornati a produrre sostanze chimiche ancestrali che non si vedevano da milioni di anni.

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L’evoluzione fa anche marcia indietro, il pomodoro selvatico delle Galapagos torna a produrre molecole ancestrali (foto Ansa-Blitzquotidiano)

Lo hanno scoperto i ricercatori dell’Università della California a Riverside con uno studio, pubblicato su Nature Communications, che ipotizza un caso di ‘evoluzione inversa’, un concetto dibattuto che viene contestato da diversi biologi.

In effetti, già Marx riconosceva a Darwin l’aver dissipato ogni illusione su una concezione finalistica della natura (“il colpo di grazia alla teleologia”).  L’evoluzione, infatti, viene solitamente vista come una marcia a senso unico verso l’adattamento, non come un percorso circolare che può riportare a sviluppare tratti perduti nel passato.

Sebbene gli organismi a volte riacquistino caratteristiche simili a quelle dei loro antenati, è difficile dimostrare che lo facciano attraverso gli stessi identici percorsi genetici.

I ricercatori guidati dal biochimico Adam Jozwiak ritengono però di aver trovato le prove di un simile fenomeno nei pomodori che crescono spontaneamente su alcune isole delle Galapagos.

Nel loro studio hanno analizzato più di 30 campioni di pomodoro raccolti in diverse località dell’arcipelago, valutando nello specifico la produzione di alcaloidi, molecole amare tipiche delle solanacee (incluse patate e melanzane) che servono come difesa per allontanare insetti, funghi e animali al pascolo.

Dai risultati è emerso che i pomodori delle isole orientali producono gli stessi alcaloidi presenti nei pomodori coltivati moderni, mentre le piante che crescono sulle isole occidentali, in condizioni ambientali più difficili, producono alcaloidi diversi che ricordano quelli delle antiche melanzane risalenti a milioni di anni fa.

Basta la modifica di soli quattro amminoacidi in un singolo enzima

Per capire come i pomodori abbiano effettuato questo cambiamento, i ricercatori hanno studiato gli enzimi con cui producono gli alcaloidi, scoprendo che la modifica di soli quattro amminoacidi in un singolo enzima è sufficiente a modificare la struttura della molecola alcaloide da moderna ad ancestrale.

“Alcuni non ci credono, ma le prove genetiche e chimiche indicano un ritorno a uno stato ancestrale: il meccanismo c’è”, commenta Jozwiak. “Penso che teoricamente potrebbe accadere anche negli esseri umani. Non nell’arco di un anno o due, ma forse nel lungo periodo, se le condizioni ambientali cambiassero a sufficienza”.

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Blitz

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