Le riforme dei sistemi d’istruzione sono mosse da interessi che compromettono il futuro dei giovani
- Postato il 21 aprile 2025
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- Di Il Fatto Quotidiano
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di Michele Canalini
“Sei preoccupato per l’istruzione? Io sì. Una delle mie più grandi preoccupazioni è il fatto che molte delle riforme che stanno cercando di rinnovare i sistemi d’istruzione in varie parti del mondo sono mosse da interessi politici e commerciali che distorcono il modo in cui le persone vere e le grandi scuole funzionano realmente. Di conseguenza, stanno compromettendo il futuro di tantissimi giovani”.
Così si è rivolto al proprio pubblico Ken Robinson in una conferenza TED (Technology Entertainment Design) del 2006 in California. Ken Robinson è stato uno scrittore ed educatore britannico, i cui libri sono tradotti e pubblicati in Italia dall’editore Erickson.
La sua tesi di fondo, che io condivido, è quella che la creatività abbia la stessa importanza dell’alfabetizzazione nel processo di apprendimento degli studenti. I quali nascono con enormi talenti naturali ma a percorso scolastico terminato troppi di loro perdono il contatto con quei talenti.
Secondo Robinson, infatti, il nostro sistema d’istruzione occidentale (e non solo) è rivolto ad allievi che dovremmo preparare per un futuro professionale che noi però ignoriamo nel suo sviluppo (“Quali lavori svolgeranno tra trent’anni i nostri ragazzi?”) ed è all’opposto impostato su un modello mentale che è vecchio di due secoli e mezzo, cioè risalente ai tempi dell’Illuminismo e della Rivoluzione industriale.
Ragion per cui abbiamo la pretesa di formare individui, istruendoli in serie come nelle catene di montaggio industriali e sottoponendo loro, in ogni luogo del pianeta deputato all’istruzione, una gerarchia di materie che non tiene conto dei cambiamenti del mondo e della creatività. Perché, per esempio, tutte le scuole insegnano matematica e quasi nessuna insegna danza?
Questo sistema educativo, poi, genera delle conseguenze che noi registriamo come disturbi dell’attenzione o addirittura fenomeni di alienazione degli allievi, dato che chiediamo agli stessi di studiare “cose vecchie” per cui essi si percepiscono come estranei all’apprendimento, mentre non incentiviamo o addirittura spegniamo la loro creatività. Infatti, la matematica risponde ai bisogni industriali della nostra società, la danza no.
Eppure, è proprio qui il punto. La danza, giusto per restare nell’esempio, in una nuova visione dell’educazione può diventare uno strumento di pensiero e un modo di esprimersi per quello studente e quella studentessa che non riescono a essere inquadrati dalla matematica. Infatti, secondo Robinson, il vero cambiamento sarà soltanto in quella scuola in grado di valorizzare, all’interno della formazione globale di un individuo, le attitudini soggettive di ciascuno bambino o ragazzo.
In questo modo, potremmo così creare una nuova ecologia del pianeta, affidandone le redini a tutte quelle nuove generazioni capaci di riconfigurarlo e salvarlo, sulle ali della propria immaginazione e della propria creatività, e sottraendolo invece a quegli ultrasettantenni che oggi, in modo tragico, si assurgono a leader mondiali con il solo valore acquisito del possesso delle armi.
Se sapremo cambiare o adattare l’educazione ai nostri giovani, la Storia allora concederà loro il privilegio di essere i protagonisti del domani e seppellirà gli autocrati attuali sotto l’ignominia dei loro atti commessi e al cospetto del giudizio inappellabile dei posteri.
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