Le ‘due Europa’ hanno visioni diverse su riarmo e minaccia russa: c’è voluto Trump per capirlo
- Postato il 9 marzo 2025
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- Di Il Fatto Quotidiano
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Questa settimana il Financial Times ha pubblicato un articolo, The Return of Two Europe, dove l’autore illustra visioni diverse della minaccia russa e dello sforzo economico per armare l’Europa da parte dell’Ue a seconda della distanza da Mosca. Naturalmente, responsabile di questa spaccatura geopolitica sarebbe Donald Trump che ha abbandonato Zelensky ad un incerto e triste destino.
Nel mio piccolo, durante una settimana bianca con due amici svedesi, ho toccato con mano queste divergenze. Chi come me vive tra Stati Uniti ed Europa occidentale e chi invece, come loro, vive sull’altra sponda del Mar Baltico da San Pietroburgo, vive l’evolversi del conflitto ucraino in modo diverso. A Stoccolma il binomio Trump-Putin è satanico perché conferma paure ancestrali di invasione da parte della Russia. La pace negoziata da questi due non è quindi auspicabile, al contrario va rifiutata. È interessante notare che, come l’Italia, la Svezia faceva parte dell’Europa occidentale ai tempi della Guerra Fredda, e saggiamente non è mai entrata nella Nato fino allo scoppio della guerra in Ucraina. E lo stesso vale per la Finlandia, paese cuscinetto tra i due blocchi fino al crollo del muro di Berlino e all’implosione dell’Unione Sovietica.
Sembra anacronistico, ma per queste nazioni Putin fa più paura di Breznev e la Russia moderna appare più terribile dell’Urss. E il motivo è presto detto: il conflitto ucraino ripropone tensioni del passato storico remoto dei paesi che si affacciano sul Baltico. L’ostinazione con cui i miei amici volevano farmi abbracciare il loro impegno nella difesa ad oltranza dell’Ucraina – mandare i miei figli al fronte russo, se necessario – definito da loro come ‘impegno morale dell’Europa’, ha confermato la polarizzazione di vedute che il conflitto ha scavato tra di noi.
Nell’articolo del Financial Times si legge che in Spagna o in Francia la maggior parte della popolazione la pensa come me, e cioè quasi nessuno sacrificherebbe i propri figli per coronare il sogno di Zelensky. In ultima analisi, europei occidentali e americani non sono mai andati in guerra per l’Europa dell’Est: non è successo per Danzica nel 1939, per Budapest nel 1956 o per Praga nel 1968.
Queste divergenze, che condizioneranno il comportamento dell’Ue nei prossimi mesi riguardo alla guerra e alla futura pace, sono ben note a chi è nato e cresciuto nella cosiddetta Europa dell’Est. I polacchi, ad esempio, ne sono al corrente, ma anche i cechi e gli slovacchi, che si consideravano centro-europei prima che la cortina di ferro cadesse a ovest di casa loro, sanno bene che l’Europa occidentale non andrà mai in guerra per loro. E anche Zelensky sa bene che Kiev è lontana mille miglia da Parigi e Madrid e che vendere il prolungamento a oltranza di questa guerra ai francesi e agli spagnoli è impossibile. Quindi dovrà negoziare la pace.
Parimenti i paesi dell’est europeo sanno bene che, ai tempi della Guerra fredda, l’Europa dell’ovest prosperava e neppure si domandava cosa succedesse dall’altra parte della cortina, nell’Europa dell’Est. L’accettazione della divisione era un dato di fatto. Chi non è cresciuto durante quel periodo fatica a comprendere l’immobilità geopolitica di una tale divisione.
Solo in Germania esisteva una vera coscienza della spaccatura esistenziale che si era sovrapposta a quella politica, ma perché la nazione era stata divisa in due.
La guerra in Ucraina ha proposto un nuovo modello, un modello in cui il continente tutto appariva coinvolto nel conflitto, come un’entità geopolitica unica, definita dalla sua contrapposizione nei confronti della Russia, a sua volta descritta come l’aggressore non solo dell’Ucraina ma, in un futuro molto vicino, anche degli altri paesi europei, e quindi dell’Europa tutta.
L’uscita degli Stati Uniti dalla coalizione e la proposta di pace hanno costretto questa Europa a rivedere tali posizioni. Senza l’ombrello americano la Nato può fare ben poco; per mantenere la narrativa “tutti noi europei contro Putin” bisogna essere disposti a finanziare e persino ad andare in guerra in difesa dell’Ucraina. E l’Europa occidentale non è intenzionata a farlo.
E torniamo alla Svezia. L’appartenenza all’Europa occidentale durante la guerra fredda e l’allargamento dell’Unione Europea l’ha portata ad illudersi che la costruzione di un’Europa senza divisioni geopolitiche fosse possibile. Ma non è così. I miei amici sono rientrati in Svezia scossi dal cinismo dell’Europa occidentale e dal mio realismo, e forse anche i lettori del Financial Times hanno provato la medesima frustrazione leggendo l’articolo sulle due Europa. Paradossale che ci sia voluto un Trump per fare aprire gli occhi a tutti.
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