“L’assassino era uno solo e indossava scarpe 42. Lo dicono anche le sentenze che assolvevano Stasi”
- Postato il 17 maggio 2025
- Giustizia
- Di Il Fatto Quotidiano
- 1 Visualizzazioni
.png)
Una scena del crimine – cristallizzata nelle sentenze – che non si potrà toccare, in cui si colloca un solo assassino che indossava un paio di scarpe Frau di taglia 42 con la suola a pallini. Parte da questi dati – certi anche nelle sentenze che assolvevano Alberto Stasi – l’avvocato Gian Luigi Tizzoni, legale di parte civile della famiglia Poggi che al Fattoquotidiano.it spiega perché sulle scale insanguinate della villetta di via Pascoli a Garlasco, non si può collocare né la figura di Andrea Sempio (che porta il 44 e aveva una bicicletta rossa), né altre persone. La riapertura delle indagini, il maxi incidente probatorio deciso dalla giudice per le indagini preliminari di Pavia, Daniela Garlaschelli, però potrebbero diventare una sorta di sacrario in cui nessun altro indagato potrà entrare. E forse, come già successo per la strage di Erba, il caso dell’omicidio di Chiara Poggi potrà essere definitivamente chiuso.
Avvocato Tizzoni davvero nessuno può essere collocato sulla scena del crimine?
I contesti sono quelli, lo dicono le fotografie delle macchie di sangue. Ed è quello di cui si deve continuare a ragionare. È ovvio che sulla scena del crimine di nuovo non si potrà fare più nulla, tra virgolette. L’autore dell’omicidio è una persona sola, unica, non due, non c’è mai stato neanche nelle sentenze d’assoluzione di Stasi il minimo dubbio a riguardo.
Quali sono le altre certezze?
L’aggressore indossa un numero di scarpe 42, c’è un margine di un mezzo numero, mezzo centimetro. Era stata interpellata la fabbrica produttrice che ha confermato che non produce scarpe con suole che si adattano a misure diverse, che loro le producono esclusivamente per la singola misura. Che sia quella scarpa Frau ora non c’è più dubbio. Quindi questi sono dei dati che bisognerebbe far conciliare sempre con un uomo o una donna ma che dovrà per forza, uomo o donna che sia, indossare quel tipo di scarpa Frau numero 42 ed essere stata l’unica persona: perché in casa due persone non ci sono state.
Elementi che sono anche nelle sentenze di assoluzione di Alberto Stasi
Può essere tutto, ma chi vuole mettere in discussione questi elementi certi dovrà avere la forza di confrontarsi con perizie e consulenze a profusione, tantissime, che sostengono dati oggettivi. E che vanno accettati come tali a prescindere dalla responsabilità di Stasi. Perché altrimenti si può pensare che siamo tutti matti.
È possibile che due soggetti abbiano girato per quella casa nel contesto d’aggressione di cui uno senza lasciare impronte?
Non ha senso. Il fatto che sia stata trovata esclusivamente un’impronta che è quella di questa scarpa a pallini, poi identificata in una Frau con l’esatto modello, il numero 42, è una certezza assoluta. Se qualcuno vuole mettere in discussione, ripeto, questo dovrà superare elementi di incredibile sostegno, perché si scontrerebbe con consulenze e perizie che sono state molte e in qualche modo condivise da tutti i protagonisti; delle volte dalla stessa difesa di Stasi. Onestamente faccio fatica a poter per collocare l’ipotetica responsabilità di un soggetto che non ha la caratteristica di portare quel numero di scarpe e se vogliamo anche quel modello di scarpa.
Avvocato ma in questo scenario in cui è escluso un concorrente si può ipotizzare un favoreggiatore?
Questo lo dicono le stesse sentenze le quali affermano, sia quella del 2014 della Corte d’appello di Milano, sia quella della Cassazione 2015, che Stasi ha beneficiato degli errori commessi dai carabinieri dovuti all’inesperienza e non solo. C’è un numero elevato di condotte anomale effettuate nell’immediatezza che hanno o indubitabilmente ostacolato l’accertamento della verità.
Io intendevo un favoreggiatore ignoto, qualcuno che non ha partecipato, ma che ha aiutato
Nella cerchia delle amicizie di Stasi? Obiettivamente sono dati che non possiamo avere. Anche la figura di Sempio, a nostro avviso è totalmente destituito da fondamento. L’idea che ci sia stato tra di loro un concorso è escluso, per il semplice banale fatto che i due non si conoscevano sostanzialmente: non hanno contatti telefonici, non hanno rapporti, non hanno nulla. Quindi onestamente l’ipotesi che viene contestata oggi, di concorso con Stasi, ci sembra veramente destituita da ogni elemento concreto. Si erano fatti all’epoca approfondimenti sulla figura dell’amico che rientrava dal mare, Marco Panzarasa (per cui è stato disposta l’acquisizione del Dna) che è l’amico del cuore di Stasi. All’epoca fu escluso suo coinvolgimento. Cercare così nella cerchia quantomeno delle amicizie, delle frequentazioni reali, significa inseguire scenari come quello di Sempio.
Allora c’è una strategia della procura che ancora non è emersa?
In qualche modo, se è così, è l’errore che io oggi ho cercato di sottolineare nell’aula. Se la procura porta avanti determinate attività che contemplerebbero la presenza dei difensori del potenziale indagato e non lo fa, si rischia si rischia di rendere inutilizzabile tutto quanto in un futuro processo. Si farà un’attività irripetibile in cui partecipano soltanto le parti. Forse, per questo, era meglio fare accertamenti ripetibili che comunque in qualche modo prevedono garanzie abbastanza analoghe. Sicuramente non con la sacralità di un incidente probatorio e perché a questo punto, se tu hai dei dubbi, procura, su ipotetici soggetti, devi coinvolgerli e devi chiamarli, farli partecipare alla stessa stregua di Sempio.
Cosa si aspetta dall’incidente probatorio?
Emergerà che quel Dna non è attribuibile a nessuno e sostanzialmente neanche a Sempio. Anche da quel barattolo di fruttolo e altre cose non emergerà nulla di effettivamente utile perché sono decontestualizzati alla scena del crimine. Magari quel barattolo potrebbe essere stato nella pattumiera da 2 o 3 giorni. Allora a quel punto lì ci dimenticheremo tutti di questa grande perdita di tempo, di questi soldi buttati.
Una brutta sensazione
La sensazione è che si stia partendo male, ma a noi interessa che finalmente dopo due revisioni, due denunce archiviate a Pavia, un ricorso alla Cedu, un ricorso straordinario in Cassazione, un processo durato sette anni, che almeno nessuno dica tra tre anni, che non è stato analizzato un barattolo di yogurt. Oppure saltino fuori le Iene un’altra volta che dicono ‘Io ho un amico che mi ha detto che…’
Lei conosceva le immagini dell’abbraccio tra Alberto Stasi e Stefania Cappa?
Mi sorprende che siano state considerate inedite perché ci sono da sempre.
Nel “film” di chi non conosce gli atti come lei, c’è poi una ragazza che viene vista andare via da via Pascoli
Il contesto dell’aggressione e della simultanea uscita dall’abitazione di una donna non c’è. C’è una singola persona, una singola bicicletta. Io non capisco le cose che non hanno senso. Sinceramente la prospettiva di legare assieme delle persone che quantomeno si conoscono, approfondire, valorizzare, studiare, mi sembra logica e può avere anche un suo senso. Ma non Sempio che per la terza volta finisce macerato. Non può aver concorso, né essere l’autore: porta una taglia 44 di scarpe, non ha la bicicletta nera. Inoltre a casa sua non è stato trovato un pedale col Dna della vittima sulla bicicletta dopo averlo scambiato.
L'articolo “L’assassino era uno solo e indossava scarpe 42. Lo dicono anche le sentenze che assolvevano Stasi” proviene da Il Fatto Quotidiano.