La visione di Klaus Busse: “Disegnare una Maserati significa raccontare l’Italia”
- Postato il 16 settembre 2025
- Fatti A Motore
- Di Il Fatto Quotidiano
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A capo del design Maserati dal 2015, Klaus Busse è uno dei protagonisti silenziosi ma decisivi del Tridente. Tedesco di origine, italiano d’adozione, ha firmato modelli come la MC20, la nuova GranTurismo e la Grecale, portando nella modernità un marchio che ha fatto dell’eleganza sportiva il proprio segno distintivo.
Il DNA del Tridente oggi coincide con l’eleganza sportiva italiana. Cosa significa disegnarla?
“L’eleganza italiana è un concetto ampio. Potremmo passarci la cena a discuterne, con una buona bottiglia di vino rosso. Ma nel contesto di Maserati, per me significa creare un’auto che non sovrasti chi la guida, ma che lo esalti. Alcune auto o vestiti sono così appariscenti che vedi solo l’oggetto, non la persona. Ecco, noi vogliamo il contrario”
Come si coniuga la tradizione di modelli storici come Ghibli o Bora con le Maserati di oggi, come MC20 o GranTurismo?
“La storia è con noi, ma come ispirazione, non come vincolo. In Germania, da dove provengo, il design è spesso evolutivo. Noi italiani – ormai posso dirlo dopo dieci anni qui – siamo diversi. Facciamo il meglio possibile in quel momento. È un approccio che libera. E guardando indietro, vedi che ogni decennio Maserati cambia radicalmente. Perché cambiano le tecnologie, cambia la società, cambiano gli strumenti di design. Dalle penne al vellum, da Photoshop all’AI”
Eppure, nonostante le differenze, le Maserati restano sempre riconoscibili. Perché?
“Perché c’è sempre qualcosa che ti costringe a guardarle due volte. La “faccia” delle nostre auto è cambiata nel tempo, ma c’è sempre un elemento distintivo. La scultura dei volumi, la proporzione, la presenza su strada: tutto parla italiano. E poi c’è il Tridente. Non è solo un logo, è un simbolo con un peso storico ed emozionale enorme”
Il processo creativo è cambiato, non c’è dubbio. Ma possiamo dire che la matita resta centrale?
“Per me sì. Disegno da 30 anni e per me prendere la matita è un segnale al cervello: “Ora sii creativo”. È un gesto rituale. Ma i giovani designer spesso non disegnano più, neanche al computer: lavorano direttamente in 3D. Ed è bellissimo avere in team entrambe le anime, tradizione e futuro, ognuna con i propri strumenti”
Quanto contano ancora proporzioni e postura per definire un’auto?
“Sono fondamentali. Le proporzioni sono l’ingrediente numero uno. Non è una questione di centimetri o gusti, ma di architettura e di ingegneria. Prendi la GranTurismo: ha proporzioni perfette perché il V6 è montato dietro l’asse anteriore, molto in basso. Quindi ha una dinamica di guida ottima e un’estetica sportiva. Poi noi designer raccontiamo quella proporzione, con tetti filanti, volumi scolpiti, posture decise”
Chi è il cliente tipo Maserati?
“Non mi interessa età o reddito. Il nostro cliente ha un legame con l’Italia. Vuole un pezzo di Italia: l’Italia è il brand più forte al mondo. Non puoi investire nell’Italia, ma puoi comprare un’auto italiana. E quando dici “vengo dall’Italia”, ovunque vai la gente sorride. L’Italia è bellezza, autenticità, accessibilità. Anche il lusso, in Italia, non è mai complicato”
Disegnare una Maserati significa, dunque, anche raccontare il Bel Paese?
“Ho lavorato in Germania e negli Stati Uniti, dove i prodotti riflettevano l’identità nazionale. In Italia è lo stesso: le nostre auto devono parlare italiano. Non solo per estetica, ma perché raccontano uno stile di vita. Quando dici “Maserati”, non pensi al traffico sulla Tangenziale, ma a un viaggio in Toscana, alla Costa Amalfitana. È una ricompensa, un’emozione, un premio per chi se l’è meritato”
Il progetto più coinvolgente?
“MC20. Non perché fosse più difficile degli altri, ma perché era la mia prima Maserati. Non c’era una generazione precedente da aggiornare, nessun confronto, solo libertà creativa. Ed è stato bellissimo. Per me resterà sempre speciale”
Il futuro cosa riserva?
“Non posso svelarlo, ovviamente. Ma gli ingredienti restano: italianità, eleganza, libertà creativa. E sono sicuro che anche la prossima Maserati ci renderà orgogliosi”.
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