La sanità assorbe frazioni crescenti delle economie dei Paesi: c’entra anche il gran costo del fine vita
- Postato il 11 agosto 2025
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- Di Il Fatto Quotidiano
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[La serie su nuove terapie sanitarie e costi economici continua da qui]
Buona parte dei trattamenti medici di cui abbiamo bisogno si concentra, per ragioni abbastanza ovvie, nel fine vita. Infatti nel corso della vita ci ammaliamo di molte malattie lievi che guariscono spontaneamente o grazie a terapie banali e ben sperimentate, di basso costo: ad esempio una terapia antibiotica comune raramente costa più di qualche decina di euro. Le terapie più avanzate e costose sono richieste nel caso di malattie gravi, e tra queste rientrano in gran numero quelle che possono causare la morte del paziente: tumori, insufficienze d’organo, malattie neurodegenerative, etc.
La letteratura medica è ricchissima di studi sul costo del fine vita; riporto di seguito soltanto qualche esempio. Uno studio canadese stimava nel 2014 che il costo dell’ultimo anno di vita, per tutti i pazienti indipendentemente dalla diagnosi, era responsabile del 9% del bilancio annuale della sanità. Se si considera che l’aspettativa di vita media è superiore agli 80 anni si vede bene come l’ultimo anno di vita comporti un costo molto elevato rispetto agli anni precedenti. Uno studio statunitense del 1994 stimava il costo delle terapie fornite nell’ultimo anno di vita ai pazienti assistiti dal programma Medicare in oltre 13.000 dollari, 7 volte superiore al costo annuale medio per paziente. Uno studio europeo valutava il costo medio degli ultimi sei mesi di vita in 46.000 euro, fornendo quindi un dato comparabile. Queste stime, pur con tutte le cautele di valutazione, si applicano all’intera popolazione e non a una frazione di essa e indicano quindi un problema di sostenibilità del sistema.
I problemi principali che i sistemi sanitari pubblici o privati devono affrontare sono sostanzialmente due: le terapie ad alto costo, se necessarie per malattie ad alta diffusione, e in questo campo il problema principale è quello dei tumori; e l’assistenza sanitaria a persone divenute disabili, in genere per malattie neurodegenerative. Entrambi questi problemi sono caratteristici dell’età avanzata e rappresentano il costo dell’aumento dell’aspettativa di vita, un beneficio che è portato in parte dalle misure di igiene pubblica, e in parte dal miglioramento delle nostre capacità terapeutiche.
I miglioramenti delle nostre capacità diagnostiche e terapeutiche comportano aumenti di costo che sono superiori al tasso di crescita del Pil: in pratica la sanità è necessariamente destinata nel tempo ad assorbire frazioni crescenti della capacità economica del paese, e questo è vero a livello mondiale. Per questo da tempo nella letteratura scientifica specializzata ci si interroga sulla sostenibilità del sistema e sul rapporto tra costi e benefici della sanità; purtroppo, nonostante innumerevoli studi, il problema non ha al momento alcuna soluzione praticabile, se non nel senso del rifiuto dell’accanimento terapeutico.
E’ però molto importante diffondere la consapevolezza, perché esiste una propaganda politica di senso contrario volta a presentare la situazione come causata dal malaffare piuttosto che come il rovescio della medaglia di un progresso desiderabile e desiderato: nella sanità più che altrove non esistono “pasti gratis”.
[Continua]
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