La Rottamazione 5 voluta dalla Lega costa 790 milioni a chi paga le tasse
- Postato il 22 ottobre 2025
- Speciale Legge Di Bilancio
- Di Il Fatto Quotidiano
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La nuova rottamazione delle cartelle esattoriali voluta a tutti i costi dalla Lega costerà 790 milioni alle casse pubbliche, cioè ai cittadini che pagano le tasse. A quantificare nero su bianco i costi per lo Stato è la relazione tecnica al ddl di Bilancio bollinato dalla Ragioneria generale dello Stato. La possibilità di saldare a rate i carichi affidati alla riscossione dal 2000 al 2023, esclusi solo i debiti richiesti a seguito di accertamento, stando alle previsioni degli uffici del ministero dell’Economia potrebbe far incassare all’Agenzia delle Entrate-Riscossione 9 miliardi di euro complessivi tra 2026 e 2035. Ma la sanatoria comporterà una riduzione della riscossione ordinaria – cioè quello che lo Stato avrebbe comunque recuperato attraverso le procedure ordinarie o le rateizzazioni in corso – stimata in 9,78 miliardi di euro. Morale: anche stavolta a guadagnarci sarà solo chi ha pendenze con il fisco, mentre l’erario ci perderà. A differenza di quanto continuano a sostenere i grandi sponsor dell’operazione, come Matteo Salvini.
Non è certo una novità: succede tutte le volte che un governo dice di voler “tendere la mano” a chi ha dichiarato ma non versato e accetta di farlo spalmando il debito su più tranche. Visto che a quei contribuenti infedeli vengono offerte condizioni di favore, a partire dalle cancellazione di sanzioni, interessi, mora e aggio, il risultato è già in partenza una perdita secca. Che ogni volta, a consuntivo, risulta peraltro ben più ampia del previsto perché molti aderiscono per ottenere a pignoramenti e ipoteche, pagano qualche rata e poi scompaiono. È un fenomeno ormai noto ai più: la prima rottamazione, voluta da Renzi nel 2016, puntava a un incasso di 19,7 miliardi e ne ha raccolti solo 9. La “bis” di Gentiloni, nel 2017, ha portato in cassa solo 3 miliardi su 9,3 attesi. La “ter” del governo Conte ha raccolto 8,9 miliardi, meno di un terzo dei 29,4 previsti. L’ultima, targata Meloni, ha visto aderire 3 milioni di debitori con debiti per 81 miliardi: al 31 dicembre 2024 ne erano stati riscossi 12,2 sui 52,8 attesi, anche se il bilancio è ancora provvisorio.
Il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti si era detto ben consapevole del problema e aveva annunciato che stavolta sarebbe stato diverso: si sarebbe fatta una distinzione tra “meritevoli e immeritevoli” per non offrire una “rottamazione all’infinito a beneficio di tutti”. Il punto di caduta è invece una definizione agevolata che esclude solo i debiti richiesti a seguito di accertamento – cioè legati a controlli sostanziali su imposte non dichiarate o dichiarazioni omesse – ma non prevede alcun paletto che lasci alla porta i recidivi, cioè i contribuenti che sono stati iscritti a ruolo più volte, hanno aderito ad altre offerte di pagamento agevolato e non hanno rispettato gli accordi. Anche loro potranno saldare tutto in un’unica soluzione entro il 31 luglio 2026 oppure dilazionare in un massimo di 54 rate bimestrali – cioè nove anni – versando interessi del 4% annuo a partire dal 1° agosto 2026.
Il risultato è quello descritto nella relazione tecnica. I debiti “definibili” ammontano a 393 miliardi di euro, ma il Tesoro stima che aderirà solo il 3,33% dei contribuenti, per un ammontare effettivo di 13,1 miliardi di carichi. L’incasso previsto, al netto degli sconti su sanzioni e interessi, è di 500 milioni nel 2026, 1 miliardo dal 2027 al 2034 e 500 milioni nel 2035, per un totale di 9 miliardi. Ma, spiega il documento, “l’introduzione della nuova misura agevolativa produrrà una flessione della riscossione in quanto una parte dei carichi per i quali si stima l’adesione sarebbero stati prevedibilmente riscossi, al lordo delle componenti abbuonate, attraverso l’ordinaria attività di recupero oppure per il tramite di rateizzazioni di pagamento”. Così nel 2026 si rinuncerà a 1,6 miliardi, nel 2027 a 1,4, nel 2028 a 1,14, nel 2029 ad altri 878 milioni, nel 2030 a 763 milioni, nel 2031 a 682 milioni, nel 2032 a 584 milioni, nel 2033 a 394,9 milioni, nel 2034 a 202,6 milioni, nel 2035 a 297,4 milioni, nel 2036 a 81 milioni. Per un totale di 9,7 miliardi. Il saldo finale della “pace fiscale” indispensabile per Salvini è negativo per 778 milioni. Sommando anche la riduzione dell’aggio dovuto all’Agenzia delle Entrate-Riscossione, pari a 12 milioni, il conto è di 790 milioni complessivi.
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