“La disabilità di mio figlio Charlie? Mi sono sentito perso, è una crepa che ti attraversa. Vorrei che la gente smettesse di guardarli con pietà”: parla Massimo Bottura
- Postato il 13 luglio 2025
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- Di Il Fatto Quotidiano
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“Il mio super figlio Charlie si è appena laureato. Questo è più di una laurea. Questo è un trionfo. Bravo, Charlie. Sei il nostro eroe!”. È un papà con una dose doppia di orgoglio il super chef Massimo Bottura: via social ha annunciato che il figlio Charlie – nato con una sindrome genetica rarissima – si è laureato con una tesi su disabilità e lavoro in Scienze dell’Educazione all’Università di Modena e Reggio Emilia. Un traguardo importante, raggiunto anche grazie al supporto di Università 21 Aps, l’associazione che aiuta gli studenti con disabilità intellettive.
MASSIMO BOTTURA RACCONTA LA LAUREA DI SUO FIGLIO CHARLIE
Non nasconde l’orgoglio e la felicità Massimo Bottura per la laurea del figlio Charlie, che ha discusso una tesi su “Disabilità e lavoro: l’importanza del lavoro per dirsi adulti”. Un traguardo che lo chef italiano più famoso al mondo definisce “il frutto di un lavoro corale” anche per il supporto della moglie Lara Gilmore (braccio destro e sinistro del cuoco in tutte le sue attività, dall’Osteria Francescana al Refettorio di Modena): “È stata la sua prima guida, il suo punto fermo, la sua voce interiore nei momenti più difficili. È grazie a persone così che Charlie ha potuto credere in sé stesso”, racconta Bottura al Corriere della Sera. Ad affiancare il ragazzo in questo percorso di studi ci sono stati anche Laura (“con delicatezza e competenza e tanta pazienza”), la sorella Alexa (“Credo davvero che Charlie abbia deciso di iscriversi all’università anche per spirito di emulazione, per camminare idealmente sulle orme di sua sorella”) e poi Università 21, “un progetto straordinario che ha aperto le porte dell’università a ragazzi come Charlie, dimostrando che l’inclusione non è un’utopia, ma una scelta possibile, concreta, giusta”.
COSÌ IL SUPER CHEF SMONTA I CLICHÈ SULLA DISABILITÀ
Niente compassione, etichette o pietà. Così come Massimo Bottura ha smontato cliché e luoghi comuni sulla (e in) cucina, lo stesso fa quando parla di disabilità. “Quando a Charlie si dà fiducia, lui fiorisce. Basta cambiare lo sguardo: dalla compassione alla possibilità”, spiega. Ecco perché vorrebbe che le persone disabili venissero trattate per quello che sono: persone con sogni, talenti e desideri, non come casi clinici. “Vorrei che la gente smettesse di guardarli con pietà e iniziasse a guardarli con rispetto. Che li si considerasse parte attiva del futuro, non un peso da gestire”, continua. Poi confessa che niente è stato facile, che ci sono state salite e momenti bui. Come quando sono arrivate le diagnosi, “quando ti senti perso, quando il futuro sembra improvvisamente pieno di punti interrogativi. È una crepa che ti attraversa e che ti cambia per sempre”. Poi però il dolore si trasforma in consapevolezza, “la paura in fiducia e la fragilità in forza condivisa”. Oggi tutti si scioglie in un abbraccio di Charlie: “Essere suo padre mi ha reso un uomo migliore. Più consapevole, più grato, più attento alla bellezza che si nasconde nelle cose semplici”.
CHE LAVORO FA CHARLIE
Dopo la laurea di qualche giorno fa, Charlie continuerà “a vivere la sua vita, con dignità e passione” oltre che a lavorare, come fa già da tempo. “Ha una routine che ama, delle passioni che coltiva e soprattutto ha una comunità che lo sostiene”, rivela Bottura. In particolare, il ragazzo è legato a il Tortellante, l’iconico laboratorio creato dallo chef dove le nonne di Modena e dintorni preparano i tortellini con i ragazzi disabili. “Lì si sente utile, parte di un progetto che unisce tradizione e inclusione. Ma non solo: Charlie è anche volontario al Refettorio di Modena, dove aiuta a servire i pasti ai più fragili con grande dedizione, perché per lui la bellezza non sta solo nel ricevere, ma anche e soprattutto nel dare”. Ma la laurea è solo un nuovo inizio: “Charlie continuerà a cercare il suo posto nel mondo, e io sarò lì, sempre al suo fianco, ma un passo indietro. Perché adesso, davvero, tocca a lui”.
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