“La destra e le donne. Da Mussolini a Giorgia Meloni”, in libreria il nuovo libro di Sara Lucaroni: l’estratto in anteprima
- Postato il 14 maggio 2025
- Libri E Arte
- Di Il Fatto Quotidiano
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Esce il 14 maggio per Compagnia editoriale Aliberti “La destra e le donne. Da Mussolini a Giorgia Meloni” della giornalista e scrittrice Sara Lucaroni. Un libro che è anche un viaggio nel tempo, serio e ironico, antico e attualissimo, dentro nuovi vizi e ataviche convinzioni, arricchito di voci autorevoli del panorama culturale italiano: Barbara Alberti, Mirella Alloisio, Luciana Castellina, Giordano Bruno Guerri, Paolo Guzzanti, Paolo Mieli e Annalisa Terranova. “Il patriarcato non esiste; il femminicidio è solo un omicidio; povero maschio bianco disorientato; la violenza è riconducibile alle culture dei migranti; essere madre è la piena realizzazione delle donne, complementari all’uomo; le femministe sono brutte e pericolose e il “gender” ci ucciderà tutti”.
Da dove arrivano certe sparate degli attuali ministri, quale cultura vive dietro certe affermazioni, convinzioni e “tradizioni”? La destra come vede le donne?
A queste domande l’autrice prova a rispondere partendo dal Ventennio fascista e da chi lo modellò, Benito Mussolini. Uno che da certe figure femminili ha preso idee, soldi e coraggio, ma per il quale “la donna deve obbedire, badare alla casa, mettere al mondo figli e portare le corna”. E oggi, quando per la prima volta nella storia nazionale a guidare il Paese è una donna, Giorgia Meloni, guarda caso di (estrema) destra, come stanno le cose?
Pubblichiamo, per gentile concessione dell’editore, un estratto del libro:
Questo libro l’ho scritto per dare spiegazioni argomentate per prima cosa a me stessa. Ma stavolta il lavoro era più complicato perché dovevo parlare anche di qualcosa che ho purtroppo interiorizzato, come molte donne prima di me: la cultura maschilista.
Lo sappiamo che è una roba bipartisan, ma guardare a destra mi ha dato molti spunti di analisi. Anche se una donna siede a Palazzo Chigi, non mi pare che il clima sappia di nuovo e soprattutto di buono. Certo la storia è già stata molto lunga e ancora lo sarà, ma la sensazione è come di qualcosa che non torna, o si stia allontanando. Anzi, che qualcosa sia andato perduto.
Così, a certe latitudini e dentro quella destra post-fascista piazzatasi in Parlamento, qual è la visione del femminile, quale ruolo viene assegnato alle donne? Da dove arrivano certe sparate dei ministri del governo Meloni, certe convinzioni, teorie come: il patriarcato non esiste; il femminicidio è solo un omicidio; povero maschio bianco disorientato; la violenza è riconducibile alle culture dei migranti; essere madre è la piena realizzazione delle donne, complementari all’uomo; le femministe sono brutte e pericolose e il “gender” ci ucciderà tutti? E le donne che si professano di destra cosa dicono, hanno per caso elaborato un loro “femminismo”? E dall’altra parte, a sinistra, chi c’è, e chi c’è stato? Cosa sta succedendo?
L’argomento è serio, fatale, esistenziale. Ma io ci ho messo anche un po’ di ironia. Scusate.
Per rispondere a dubbi e domande sono partita dalla vita privata di Benito Mussolini, perché come diceva l’attivista statunitense Carol Hanisch nel 1970 «il personale è politico» e chi signoreggiò nel Ventennio, la cui ombra sul nostro Paese è ancora bassa e lunghissima come in un lungo tramonto, non aveva un approccio liscio, sereno, rispettoso verso l’universo femminile. È vero che il clima culturale dell’epoca in tutta Europa e oltre era misogino e sessista, ma il regime ci mise del suo con leggi e politiche che determinarono in Italia un forte arretramento dei diritti delle donne. La cancellazione o la modifica di certe norme, talvolta recentissima, non ha inciso granché sulla mentalità.
Il fascismo fu “il virilismo” al potere, mentre il cuore del mito mussoliniano, l’ultimo peraltro a cadere, è stato quello del “grande amatore”. Per quanto questa sia ritenuta un’ulteriore medaglia dell’idolo di molti, egli non fu altro che il prototipo di un certo banale uomo medio italico: tante donne tanta gloria, e la moglie da cui tornare la sera ché a casa (e nella vita reale) comanda lei. Così nel libro leggerete una breve biografia sessuale del duce, in cui spesso sono le sue donne a parlare di lui e lui a parlare direttamente di loro e con loro. È per cercare punti di contatto tra il privato e il pubblico, e anche per provare a individuare un uomo con precise caratteristiche e convinzioni, oltre il mito e la maschera. E in questa prima parte, c’è anche e soprattutto quel che le donne vissero sotto il fascismo. Moglie e amanti comprese. A partire dalle fallacie e dalle contraddizioni.
Delle radici di quel passato, però, andavano poi cercati eventuali rami e foglie nel presente. Ecco la seconda parte dell’indagine, fatta a specchio con la prima, l’attualità. Le ex attiviste del Movimento Sociale Italiano, Éowyn e Il Signore degli Anelli, i miti “fondativi” delle Ausiliarie, Norma Cossetto, l’amore tragico di Claretta Petacci, Donna Rachele, le futuriste. Poi è arrivato Berlusconi e il suo di Ventennio: gli scandali sessuali, le soubrette in parlamento e nei consigli comunali, il Bunga Bunga e tutte le stelle del suo harem, anche queste a raccontare in prima persona il loro “uomo del destino”. Seguono gli strafalcioni sessisti di molti uomini delle attuali istituzioni per arrivare alla prima premier donna, giustappunto di destra, che si fa chiamare “il presidente”, l’amazzone solitaria che urla come ai tempi dei comizi all’opposizione e rivendica la supremazia delle donne bianche, madri, cristiane, benestanti, patriote.
Ma non manca mai il contraltare: le partigiane, la coscienza civile delle donne nella Resistenza, alcuni elementi per capire il dibattito femminista, prospettive e punti di fuga.
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