La Cina viaggia sulla rotta artica per raggiungere l’Europa in soli 18 giorni sfruttando il cambiamento climatico
- Postato il 20 settembre 2025
- Ambiente
- Di Il Fatto Quotidiano
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Cambiamento climatico, geopolitica e commercio internazionale sono gli ingredienti che hanno contribuito a dare vita ad una nuova rotta commerciale transcontinentale che dalla Cina raggiungerà l’Europa passando dall’Artico. Il 20 settembre un’imbarcazione cinese della Haijie Shipping Company partirà dal porto di Quingdao, nel Nord della Cina, con 5mila container a bordo e con destinazione Regno Unito, Paesi Bassi, Germania e Polonia. L’obiettivo di questo viaggio-test è quello di rendere costante, e non più solamente sporadico, il passaggio di navi commerciali attraverso l’Artico. Non si tratta, dunque, di una prima assoluta ma di uno sviluppo che evidenzia l’importanza dell’Artico. La Europe Artic Express permetterà alle navi cargo di raggiungere il Vecchio Continente in appena 18 giorni, contro i circa 40 necessari se si percorre la rotta abituale che dall’Oceano Indiano si dirige verso il Mar Rosso e il Mediterraneo. La convenienza della Europe Artic Express è ancora maggiore se si considerano i 50 giorni necessari in caso di transito dal Capo di Buona Speranza in Sudafrica.
La rotta tradizionale attraverso Suez è, inoltre, considerata poco sicura perché transita nei pressi di aree instabili come la Somalia, dove sono presenti gruppi di pirati e lo Yemen, in preda ad una guerra civile e parzialmente sotto il controllo degli Houthi sciiti. La Europe Artic Express, invece, lambisce le coste settentrionali della Russia, spopolate.
La rivoluzione copernicana del commercio globale via mare è stata resa possibile dal cambiamento climatico, che ha provocato e continua a provocare uno scioglimento significativo dei ghiacci dell’Artico facilitando il transito delle navi. A beneficiare di questa situazione è l’alleanza, sempre più solida, tra Russia e Cina mentre a rimetterci, qualora la rotta artica di consolidi nel tempo, saranno i porti europei affacciati sul Mediterraneo e dunque anche l’Italia. Lo spostamento verso nord del baricentro commerciale potrebbe rendere marginale il Mediterraneo, sino ad oggi piattaforma privilegiata di transito ed arrivo delle navi cargo.
La rotta artica, secondo quanto segnalato dal ministero dei Trasporti russo, sta diventando sempre più importante e nel 2024 il volume dei cargo che l’hanno utilizzata ha raggiunto i 37,9 milioni di tonnellate, con un carico di oltre tre milioni di tonnellate cresciuto di 16 volte rispetto a quello del 2016. Si tratta pur sempre di piccole quantità rispetto agli oltre 1,5 miliardi di tonnellate di volumi transitati dal Canale di Suez ma il trend è significativo. Il passaggio attraverso l’Artico riduce i costi per le compagnie di navigazione perché tempi di percorrenza più brevi si traducono in minori necessità di carburante, ma presenta comunque delle incognite che non vanno sottovalutate.
La posizione geopolitica della Russia, sottoposta a sanzioni da parte dell’Unione Europea in seguito all’invasione dell’Ucraina nel 2022, è piuttosto compromessa nel Vecchio Continente e questi fattori potrebbero indurre Bruxelles a non privilegiare la tratta artica al fine di non avvantaggiare Mosca. Il tema è spinoso ma quanto mai attuale se si pensa ai tanti paradossi delle relazioni commerciali tra Russia ed Unione Europea, con diversi Stati membri di quest’ultima che importano significative quantità di risorse energetiche da Mosca. Sullo sfondo c’è, poi, il tema inquinamento, con le possibili ricadute ambientali per un territorio così fragile come l’Artico derivanti da una costante presenza di navi cargo. Sversamenti di combustibili in mare ed eventuali naufragi, possibilità di cui si deve sempre tenere conto e che potrebbe dare vita a disastri ambientali di ampie proporzioni.
La necessità di dare vita a nuove e potenzialmente più convenienti rotte commerciali tra Cina ed Europa evidenzia la solidità dei rapporti commerciali bilaterali tra le parti e può costituire un elemento di preoccupazione per Washington, sempre attenta ad evitare espansioni della sfera d’influenza di Pechino nel resto del mondo. Questa tendenza sembra, però, inarrestabile e a testimoniarlo c’è la penetrazione dei prodotti cinesi sui mercati europei e la solidità degli scambi, fattori che spingono alla ricerca di una maggiore efficienza commerciale, a un risparmio dei costi di trasporto ma anche a maggiori legami tra le parti in causa, con buona pace della Casa Bianca.
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