“Io i miei 15 mila euro li ho presi dai Sempio, andavo a prendere la mia parte in contanti. Le cifre sul ‘pizzino’? Non sono le mie”: parla Massimo Lovati
- Postato il 8 novembre 2025
- Crime
- Di Il Fatto Quotidiano
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A che cosa servivano tutte quelle migliaia di euro raccolte dai familiari di Andrea Sempio? A chi erano destinate? È una delle tante domande sul caso Garlasco a cui tenta di dare una risposta la puntata di “Quarto Grado” in onda il 7 novembre su Rete 4. I sospetti si concentrano su Federico Soldani, Massimo Lovati e Simone Grassi, gli avvocati a cui si affidò Sempio nel 2017, e che saranno sentiti nei prossimi giorni come persone informate sui fatti nell’inchiesta per corruzione della Procura di Brescia che vede indagati l’ex aggiunto di Pavia Mario Venditti e il padre di Andrea, Giuseppe Sempio.
I conti non tornano
Al centro del giallo – ricorda la trasmissione condotta da Gianluigi Nuzzi – c’è Federico Soldani, primo difensore di Andrea. “È da lui che corrono i genitori di Sempio alla vigilia di Natale, non appena scoprono dalla tv che il figlio è indagato per l’omicidio di Chiara Poggi” sottolinea il servizio del programma di Rete 4. Il 3 febbraio 2017 l’avvocato compare per la prima volta proprio a “Quarto Grado” per accompagnare il suo assistito definendosi un “mero consulente legale” di Sempio, in quanto a quella data Andrea, non avendo ancora ricevuto alcun avviso di garanzia, non ha la necessità di essere difeso. C’è un però. Grazie alle indagini della Guardia di Finanza si scopre che tra il 29 dicembre e il 26 gennaio, quindi prima dell’ospitata in tv, la famiglia Sempio aveva già prelevato dai propri conti ben 15.000 euro destinati agli avvocati, come dice Giuseppe Sempio a verbale e a “Quarto Grado”. “Ma se Andrea, come sostiene Soldani, fino a quella data non aveva la necessità di essere difeso e loro stavano svolgendo un mero ruolo di consulenti, come si giustificano quei €15.000? Chi li ha chiesti a Giuseppe Sempio?” è la domanda posta dalla trasmissione. Era denaro realmente destinato agli avvocati o come sostiene la Procura di Brescia serviva a corrompere l’ex procuratore aggiunto di Pavia Mario Venditti affinché archiviasse in fretta la posizione di Andrea Sempio? Ad oggi solo Massimo Lovati ha ammesso di aver preso soldi dalla famiglia Sempio per il suo ruolo di avvocato. Soldani e Grassi hanno sempre negato dicendo di aver lavorato gratis in cambio della pubblicità derivante dall’esposizione mediatica del caso.
La verità di Massimo Lovati sui soldi ricevuti dai Sempio
Nel corso della puntata viene trasmessa una nuova intervista a Massimo Lovati, ormai ex avvocato di Andrea Sempio, che esordisce così: “È stata una bella partita quella che ho giocato al fianco di Andrea Sempio dal 2017 a pochi giorni fa, ma non è finita qui”. E sui soldi di cui sopra dice: “Io ho ricevuto quanto di mia spettanza dalla famiglia Sempio nel corso di 8 mesi di attività professionale. Come ricevevo i pagamenti? Andavo a prendere la mia parte, il mio terzo, nello studio Soldani. Quando i Sempio portavano questa busta, poi Soldani o Grassi mi telefonavano, io andavo da loro e prendevo la mia parte”. “Essendo indimostrabile, ha paura di essere denunciato per questa sua verità dagli altri due legali?” chiede l’inviata di “Quarto Grado”, “La verità è la verità, la falsità è la falsità, adesso lì bisogna scegliere fra il bene e il male” replica l’avvocato, che a domanda della giornalista: “La scelta di dire ‘Ho preso soldi in contanti‘, può essere un escamotage per non finire coinvolto nel filone di indagine in corruzione in atti giudiziari?” risponde categorico: “No, è la verità, punto e basta”. Quindi rivolge un appello ai colleghi: “Che dicessero la verità. Perché è inutile nascondersi come lo struzzo che mette la testa sotto la sabbia. Tanto non è che c’è quel granché. Sì, va bene. Se non hanno fatturato, vabbè, che problema c’è? Se loro dicessero la verità, allora 15 + 15 + 15 fa 45”. “A lei risulta che i Sempio in tutto abbiano pagato 45.000 euro ai legali circa?” lo interroga ancora l’inviata. “Io ho preso 15 o 16, una roba del genere” ribatte Lovati.
Il giallo del “pizzino”
Inevitabile anche un riferimento al famoso “pizzino” di Giuseppe Sempio: “Le risultano compatibili le cifre trovate nel biglietto sequestrato a casa Sempio con i pagamenti che ha ricevuto?” è la domanda della giornalista. “Io adesso non ce l’ho quel pizzino lì – fa sapere l’avvocato – C’era una colonna di cifre, tutte espresse in migliaia, fra le quali mi sembra di ricordare che c’erano i 6400 euro, quello che è, della fattura per Garofano”. “E c’erano anche le sue cifre?” chiede l’inviata di “Quarto Grado”, “Non le mie, ma quelle che sono andate agli avvocati” sono le parole di Lovati, che fa sapere di non scegliere il silenzio come i suoi colleghi circa questa questione, sentendosi in dovere di dire la verità “soprattutto per Giuseppe Sempio. Mi sembra che dire la verità lo alleggerisca nella sua posizione”. Per concludere, Lovati fa sapere di non avere chiuso la porta ad Andrea Sempio: “Se Andrea Sempio dovesse rendersi conto di aver bisogno di lei, lei si farà trovare disponibile o ha chiuso questo capitolo?” domanda infine l’inviata. “A braccia aperte. Lo riprenderei a braccia aperte” è la chiosa dell’avvocato.
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