In pittura, tradizione e innovazione possono coesistere? Rispondono due mostre a Roma
- Postato il 23 agosto 2025
- Arte Contemporanea
- Di Artribune
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L’uno: lento, riflessivo, focalizzato su una dimensione dilatata del tempo; l’altra: esplosiva, impulsiva, proiettata verso il futuro seppur legata alla tradizione. Da una parte, un uso del colore sobrio, calibrato, morbido; dall’altra, una gamma cromatica accesa, decisa, impattante. In entrambi: una magistrale padronanza della tecnica pittorica declinata in modi diversi. Così, Wang Pei e Nieves González propongono, negli spazi della galleria T293 di Roma, due differenti possibilità di aprirsi alla pittura a partire da un forte e condiviso interesse per la storia dell’arte, tra Medioevo e Barocco.
Il pittore Wang Pei alla galleria T293 di Roma
The Deleuge, titolo scelto da Wang Pei (Cina, 1989) per la sua mostra d’esordio in Italia, crea volutamente un contrasto tra l’altisonante riferimento biblico e la pacatezza silenziosa delle opere esposte. Un’antitesi che rispecchia il senso di disconnessione culturale vissuto dal pittore, nato in Cina ma profondamente legato all’Europa, dove vive, lavora e fa ricerca, tanto da definisti un “europeo nato in Asia”. Terra in cui, tuttavia, non riuscendosi a integrare si sente perennemente uno “straniero”, come il suo amato Camus, vivendo in una condizione di precarietà pienamente trasmessa dai suoi quadri in cui, pur non essendoci traccia di diluvio o di altra palese minaccia, incombe un’atmosfera di inquietudine e sospensione, come se “tutto potesse improvvisamente accadere”. Sensazione accentuata dalla presenza di figure ritratte quasi sempre di spalle, la cui identità indefinita pone infinite incognite e possibilità, accrescendo il senso di solitudine e ambiguità.
La tecnica pittorica unica coniata da Wang Pei
La pittura di Wang Pei, anche sulla base della sua attività di ricercatore in Storia Medievale all’università di Barcellona, si nutre di significati metaforici, per riflettere una narrazione profonda volta ad andare oltre l’immagine rappresentata. Per questo l’artista ha sviluppato una tecnica personale che, attualizzando la pratica dell’affresco attraverso una combinazione di tempera e olio, gli consente di lavorare per stratificazioni e velature successive, ottenendo una texture ruvida e deliberatamente opaca.








In attesa della personale in autunno, T293 presenta la preview di Nieves González
Con una presentazione secca e in sordina, Nieves González (Huelva, 1996) conquista il pubblico. Tre dipinti, privi di cornice, sono sufficienti per catturare i visitatori, ipnotizzandoli. Le opere, giocate sulla dissonanza tra senso e significato, innescano un fragoroso cortocircuito mentale per cui, seppur realizzate secondo un rigoroso impianto Barocco, risultano palesemente contemporanee. L’artista, che usa l’olio in maniera impeccabile, crea un filo diretto con la grande eredità pittorica spagnola e, nello stesso tempo, la scompagina inserendo dettagli e colori tratti direttamente dalla contemporaneità; in una “metamorfosi deliberata”, come l’ha definita la curatrice Victoria Rivers, che trasforma il familiare in qualcosa di audace, ironico e provocatorio. Le tre dame di Nieves González, vestite abbondantemente, proprio secondo la lezione Barocca, dimostrando come non sia necessario denudarsi, esprimono un’identità femminile attuale, libera, emancipata e potente. Una consapevolezza di sé che si traduce in uno sguardo che, pur essendo diretto, non ha bisogno di essere sfidante o sfacciato per rifiutare quella riverenza passiva a cui per secoli è stato costretto il gentil sesso. Una ricerca artistica che, creando un ponte col passato, suscita una riflessione sul presente e sul modo in cui ci rapportiamo alla tradizione.
Ludovica Palmieri
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