In Gran Bretagna il primo eco-villaggio per anziani in Europa: come vivere la terza età in simbiosi con la natura
- Postato il 24 giugno 2025
- Ambiente
- Di Il Fatto Quotidiano
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Con una vita già lunga alle spalle, in quell’aprile del 2018, capiscono che non hanno più nemmeno un secondo da perdere. Tutti insieme, e tutti anziani, sono uniti da una consapevolezza: quell’avventura non aveva precedenti, nessuno l’aveva tentata prima. Però, si sono letteralmente detti: “Dobbiamo solo tenerci per mano e saltare”. Come se si trovassero su un altissimo scoglio, di quelli da cui ci si tuffa nel vuoto per cadere nelle onde blu. Invece del mare, li avrebbe accolti un oceano verde, distese collettive di orti e alberi. Così, hanno saltato. Ed è più o meno così che è nato in Gran Bretagna, a Cannock Mill, Colchester, Essex, il primo eco-villaggio per anziani della storia in Europa.
Questo, bianco e verde, era il sogno di Anne Thorne, architetta e pioniera che ha progettato la comunità di Colchester, che ospita abitanti che hanno dai 60 agli 80 anni. Tutti avevano gli stessi dilemmi, ha raccontato: in vecchiaia sono gli altri a gestirti e “non volevamo questo per il nostro futuro”. Non volevano finire in ospizi, residenze per anziani, a carico di più giovani. Oggi abitano in case di legno progettate in stile scandinavo, dove tutto è costruito con materiali riciclati, sotto tetti green per ridurre l’impatto ambientale e favorire il risparmio energetico. Non sprecano neppure la pioggia: l’acqua piovana finisce in una cisterna per annaffiare il giardino pieno di rane, galline e alveari. Pochissime auto in condivisione, come le moltissime biciclette.
Non era stata ancora elaborata una politica abitativa adeguata a risolvere la crisi climatica e l’isolamento che patiscono gli anziani, ma a Cannock Mill hanno provato ad inventarla. E dopo 13 anni di rischi, soprattutto finanziari, ci sono riusciti. Hanno usato risparmi, venduto case, impegnato fondi pensione e l’ultima fase della vita l’hanno trasformata in una scommessa per fare quello che volevano: invecchiare tra gli alberi. Non un declino, ma una dolce vita collettiva solo per tribù dai capelli bianchi. Thorne e compagni hanno soprattutto rotto un tabù, uno status quo: gli anziani, visti spesso solo come peso, possono essere risorse strategiche per la salvaguardia dell’ambiente. Dopo un decennio, nel 2024, Colchester si è legittimato come pietra miliare per l’armonia radicale, alti standard ambientali, design orientato all’anzianità e ha vinto il premio Premio Healthy Homes and Neighbourhoods agli Healthy City Design Awards. Con gli anni, seicento persone nel Regno Unito hanno seguito l’esempio della cittadella sostenibile: sono diventati i guardiani più anziani in un mondo che brucia.
Non solo i britannici hanno intrecciato le problematiche dell’invecchiamento della popolazione e dell’inquinamento ambientale per trovare una soluzione unica. Oggi quello degli ecovillaggi è un fenomeno collettivo definito “silver cohausing”, un coabitare argentato e solidale per la terza età. Timidi esperimenti si tentano in Italia, dal Trentino Alto Adige alla Toscana. In Canada, nella British Columbia, a Yarrow Ecovillage (parte del Global ecovillage network), in un esperimento sostenibile e multigenerazionale, i residenti si sostengono economicamente e socialmente. È un sito-ponte tra uomo e natura, ma anche tra uomini di diverse età. Non si ribellano all’idea che il tempo trascorra, ma che lo faccia diventando di un colore diverso da quello immaginato in Svezia, a Helsingborg, nella struttura Sallbo, dove i giovani vivono insieme agli anziani. In Spagna a Trabensol una cooperativa abitativa senza scopo di lucro, autogestita e orientata al green, è sorta a Torremocha. Più antico di tutti è l’ecovillaggio artico di Solheimar, in Islanda, dove c’è una comunità artistica e autostufficiente di un centinaio di persone che seguono si dedicano all’agricoltura biologica a latitudine artica.
Nel 2050 gli anziani nel mondo saranno due miliardi e cento. Facendo i conti, è certo che i sessantenni del futuro saranno più del doppio dei minori. Anche se globalmente la popolazione (di oltre otto miliardi) cresce, le Nazioni Unite prevedono ci sarà un numero sempre maggiore di anziani, ovunque. L’ultima età, anche grazie ai progressi della medicina, diventerà lunghissima e il sostegno per gli anziani – pensioni e cure- graveranno sulle spalle di chi non è ancora nato, ma anche sull’ambiente. Anche la vecchiaia è cambiata, è diversa: un’indagine condotta dal Fondo Monetario Internazionale su 41 economie avanzate ed emergenti ha rilevato che una persona che ha compiuto 70 anni nel 2022 aveva in media le stesse capacità cognitive di una persona di 53 anni nel 2000.
Nel Paese più vecchio al mondo, dove da quindici anni consecutivi il calo demografico peggiora, il Giappone, una notizia più delle altre spiega cosa sta succedendo: la più grande azienda produttrice di pannolini per bambini, la Oij Holdings, ha deciso di invertire la produzione e concentrarsi sul mercato più redditizio dei pannolini per adulti. Anche lì certi anziani scelgono, insieme ai giovani, contatto con il verde per rinascere in vecchiaia: lo fanno all’ecovillaggio di Konohana, sul monte Fuji e sull’isola patrimonio Unesco di Yakushima.
Da quel declino irreversibile dei nipponici non è lontana l’Italia e nemmeno la Germania. In realtà, da quel record negativo, non ne è distante nessuno. Secondo le stime Onu, le nazioni più ricche perderanno 100 milioni di abitanti entro la fine del secolo. Più aumenta l’età della popolazione mondiale, più peggiora la condizione ambientale del pianeta: entrambe sembrano essere in atto, irreversibili. Fragile è l’ultima età e fragile è la natura: in fondo, le rughe sulla pelle degli uomini assomigliano alle crepe che si aprono sul terreno da un confine all’altro di questo pianeta sempre più surriscaldato. A tutela di entrambe queste fragilità, gli ecovillaggi per anziani sono nati per fornire un’alternativa dignitosa a chi trascorre gli ultimi anni sulla terra, ma anche alla terra stessa.
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