Il Tar del Piemonte dà ragione agli ambientalisti: l’ex Solvay di Spinetta dovrà pubblicare i dati sulle emissioni

  • Postato il 5 novembre 2025
  • Ambiente
  • Di Il Fatto Quotidiano
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Il Tar del Piemonte ha dato ragione agli ambientalisti che chiedevano di conoscere i dati relativi alle emissioni dello stabilimento ex Solvay di Spinetta Marengo, in provincia di Alessandria. Come è accaduto nel 2021 in Veneto, quando la Regione fu obbligata a rendere pubblici gli accertamenti sulla presenza dei Pfas negli alimenti, anche in Piemonte il Circolo Legambiente Ovadese Valli Stura e Orba, assistito dall’avvocata Chiara Servetti, ha ottenuto che la provincia e la società Syensqo Specialty Polymers Italy entro 20 giorni consegnino la documentazione finora negata con giustificazioni di segreto industriale.

Il 20 giugno scorso la direzione ambiente della provincia piemontese aveva respinto la richiesta di accesso agli atti formulata dal Circolo, che chiedeva anche di estrarre copia della documentazione. Il dossier si riferiva all’autorizzazione integrata ambientale, il cui rinnovo era stata chiesto dalla società per azioni Solvay Specialty Polymers Italy. Sul sito della provincia la documentazione era stata pubblicata con importanti omissis riferiti ai dati che stavano a cuore agli ambientalisti. Per questo è scattato il ricorso al Tar.

Gli avvocati Giuseppe Lo Pinto, Fabio Cintioli, Adriana Presti e Simone Lucattini hanno sostenuto che a giustificazione del riserbo ci sarebbero “ragioni di riservatezza industriale, commerciale e di tutela della proprietà intellettuale”. Sulla stessa linea si è collocata la provincia, con gli avvocati Paola Terzano, Alberto Vella e Desiree Fortuna.

Il comitato ha ricordato il proprio radicamento nella realtà territoriale e una denuncia presentata in passato contro le attività dello stabilimento di Spinetta Marengo che ha portato a un rinvio a giudizio per disastro ambientale, anche se il procedimento penale non è ancora stato definito dal Tribunale. Aveva invocato i principi di trasparenza dell’azione amministrativa e di leale collaborazione, sostenendo la fondatezza della richiesta di rendere pubblici i dati che riguardano “le emissioni in aria, in acqua, nel suolo, sia quelle dirette che quelle indirette”, comprendendo anche le acque, i fanghi e i rifiuti destinati agli impianti di trattamento gestiti dal Consorzio Trattamento Effluenti Polo Chimico Spinetta Marengo (CTE).

La seconda sezione del Tar del Piemonte (presidente Gianluca Bellucci, estensore Marco Costa) ha dato ragione al Comitato in base a ciò che è prescritto da una direttiva dell’Unione Europa del 2003 in materia ambientale, che sancisce “il principio di massima conoscibilità e trasparenza di tutte le informazioni relative alla materia ambientale”. Stabilisce che “le informazioni ambientali trovino massima diffusione e circolino senza restrizioni, poiché la conoscenza di questo tipo di dati – e, quindi, l’accesso alla relativa documentazione – non soddisfa semplicemente un interesse del privato, ma è condizione per la realizzazione dell’interesse pubblico alla tutela dell’ambiente nella più ampia accezione possibile”.

Così i giudici amministrativi concludono: “Né la tutela della riservatezza delle informazioni commerciali o industriali, né quella accordata ai dati personali o riguardanti una persona fisica, né la protezione garantita alla proprietà intellettuale possono paralizzare la richiesta di accesso alle informazioni relative alle emissioni nell’ambiente dello stabilimento”. L’amministrazione provinciale di Alessandria ha 20 giorni di tempo per consegnare i documenti.

Michela Sericano, presidente del Comitato che ha vinto il ricorso, commenta: “Si tratta di un passo importante per contrastare l’atteggiamento colonialista di Solvay-Syensqo nei confronti dei cittadini che da anni si battono per impedire la prosecuzione dagli inquinamenti di ogni tipo (Pfas, ma non solo) generati da questo polo chimico”. I Pfas sono le sostanze perfluoroalchiliche meglio note come gli inquinanti eterni.

“È una vittoria della trasparenza e del diritto dei cittadini di sapere cosa respirano, cosa bevono e cosa entra nel loro territorio. È una vittoria della mobilitazione di associazioni e comitati che non hanno mai smesso di chiedere verità e giustizia”, si legge in una dichiarazione congiunta di Cristina Guarda (eurodeputata Verdi-AVS), Alice Ravinale (capogruppo AVS Regione Piemonte), Raoul Oliva e Giulia Bovone (co-portavoce Europa Verde – Verdi Alessandria) ed Eugenio Spineto (segretario Sinistra Italiana di Alessandria). “È finito il tempo in cui si accettava che salute e ambiente venissero messi in secondo piano in nome del profitto industriale. Preoccupa che la provincia di Alessandria si sia schierata a difesa della secretazione. Le istituzioni devono stare dalla parte dei cittadini, non dei colossi industriali”.

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Il Fatto Quotidiano

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