Bisogna disinvestire dalle fonti fossili, come fecero i Rockefeller: chi afferma il contrario va combattuto
- Postato il 6 novembre 2025
- Ambiente
- Di Il Fatto Quotidiano
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L’autorevolissimo report Lancet Countdown on Health and Climate Change lo ha appena affermato: “La nostra dipendenza dai combustibili fossili sta uccidendo milioni di persone ogni anno (…) Nel frattempo, gli incentivi finanziari e gli investimenti diretti nei combustibili fossili minacciano sempre più la nostra salute e la nostra sopravvivenza”. Impossibile equivocare.
Ma facciamo un passo indietro di poche settimane, al 22 settembre. Quel giorno erano passati undici anni da un avvenimento fondamentale per chi si occupa di lottare ogni giorno contro le fonti fossili. In particolare contro la finanza fossile. Il 22 settembre 2014, giorno successivo alla storica People’s Climate March che portò centinaia di migliaia di persone per le vie di New York, il Rockefeller Brothers Fund (Rbf) annunciò il disinvestimento dalle società fossil fuels. Rbf è un ente filantropico fondato nel 1940 da esponenti della famiglia Rockefeller, discendenti di quel John Davison Rockefeller che nella seconda metà del 1800 fondò la Standard Oil Company. Gente, insomma, che sul business del petrolio ha costruito enormi ricchezze. Ma che alla fine, dopo generazioni, ha capito che era venuto il momento di abbandonarlo.
I discendenti di Rockefeller spiegarono la decisione di disinvestire così: erano convinti che se il loro antenato fosse stato vivo, da astuto imprenditore capace di vedere il futuro qual era, avrebbe abbandonato le fossili per investire nelle rinnovabili.
Il passo compiuto da Rbf è stato riconosciuto come uno dei momenti fondamentali nella crescita del movimento del fossil fuel divestment dallo stesso Bill McKibben, l’ambientalista e scrittore statunitense, co-fondatore dell’organizzazione ambientalista 350.org, che nel 2012 con un celebre articolo pubblicato su Rolling Stone Magazine e con un tour per le città degli Stati Uniti fece definitivamente decollare la campagna per il disinvestimento dalle fonti fossili nei campus universitari Usa. E poi nel resto del mondo. Quando Rbf annunciò il disinvestimento, a livello globale gli asset che avevano aderito al fossil fuel divestment ammontavano a 50 miliardi di dollari. Oggi sfiorano i 41mila miliardi di dollari.
Rbf che disinvestiva aveva un enorme significato simbolico: era il petrolio che ripudiava se stesso. Ma c’è di più. Perché negli anni sono arrivati i dati a dimostrare che quella di Rbf è stata una scelta saggia anche finanziariamente. Dopo cinque anni dal disinvestimento, il report Investing in Our Mission prodotto da Rbf certificava che i rendimenti avevano superato i benchmark di mercato: i vertici di Rbf avevano commentato dicendo che quei dati erano la dimostrazione che il petrolio era ormai dannoso non solo per l’ambiente ma anche per i profitti.
I report sulla ratio finanziaria del divestment sono fioccati in questi anni. La campagna Divest-Invest lo dice chiaro e tondo: disinvestire dalle fossili è un atteggiamento prudente dal punto di vista finanziario. Mi fanno ridere, anche se amaro perché in realtà ci sarebbe da piangere, quelli della finanza sostenibile ed Esg – colata a picco in termini di credibilità, e non è un male perché ormai è da considerare un nemico del cambiamento urgente e radicale che la crisi climatica impone – che continuano a trovare mille modi per dire senza vergognarsi che investire nelle fossili è possibile pur perseguendo obiettivi climatici; che facendo engagement con BigOil, cioè attraverso il dialogo e il confronto, si può far diventare l’industria fossile un’alleata (sic!) nella lotta contro la crisi climatica; addirittura, che le fossili possono essere parte della soluzione alla crisi climatica… ma per favore!
Diceva Albert Einstein che non si può risolvere un problema con la stessa mentalità che l’ha generato. Ma questa lezione evidentemente è lungi dall’essere stata imparata. La dipendenza dalle fossili è ciò che ha causato e continua ad alimentare la crisi climatica. Dobbiamo curare questa dipendenza, al più presto. Parafrasando il poliziotto del film cult anni ‘80 Cobra, interpretato da Sylvester Stallone: drill, baby, drill è il male; divest, baby, divest è la cura. Certo non l’unica, ma senz’altro una che dati alla mano ha provato la sua efficacia nel tempo.
Le fonti fossili vanno smantellate. La finanza fossile pure. Di mezzo ci sono milioni di morti ogni anno. Chi come la finanza Esg insiste ad affermare il contrario, contro la scienza, contro il buonsenso, contro tutto, va combattuto.
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