Il primo videogioco con i protagonisti in sedia a rotelle: l’idea di Silvio Binca per “rendere il gaming inclusivo”

  • Postato il 30 ottobre 2025
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  • Di Il Fatto Quotidiano
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Rendere la disabilità un’esperienza condivisa, trasformandola in creatività e realizzando videogiochi più inclusivi. È il proposito di Silvio Binca, 26 anni. Silvio abita vicino a Lucca e convive con una malattia genetica rara chiamata desminopatia, che lo ha portato a muoversi da alcuni anni in carrozzina con un respiratore. “A un certo punto mi sono detto: ok, non posso cambiare la mia condizione, ma posso cambiare il modo in cui la gente la guarda”, racconta a ilfattoquotidiano.it. “Nonostante tutto, ho scelto di trasformare la mia esperienza in un progetto di vita: The handYcapped”.

The handYcapped è un’associazione no-profit che unisce ironia, empatia e creatività per cambiare il modo in cui si parla di disabilità, attraverso libri, eventi e un videogioco inclusivo unico al mondo dove i protagonisti sono persone in carrozzina. La “T” e la “Y” maiuscola non sono casuali. “Stanno per ‘Thank You‘, perché credo molto nella filosofia della gratitudine: anche nelle difficoltà c’è sempre qualcosa per cui dire grazie”, spiega Silvio. “Il nome vuole essere ironico ma anche positivo, un modo per ricordare che non siamo definiti dai nostri limiti, ma da come scegliamo di affrontarli”.

Il suo obiettivo è semplice ma ambizioso: sensibilizzare sulla disabilità in modo autentico, diretto e accessibile a tutti. In che modo vuole migliorare l’inclusione delle persone con disabilità in particolare nel mondo del gaming? “Voglio cambiare la narrazione: nei videogiochi spesso le persone disabili non esistono o vengono rappresentate solo come ‘personaggi secondari‘. Vogliamo creare un’esperienza divertente, ironica e accessibile, dove chi gioca in carrozzina si riconosce e chi non la vive può capirla attraverso il gioco”. L’inclusione passa anche da qui.

“Rendere la disabilità un’esperienza condivisa, non un argomento tabù”, precisa Binca. Servono più strumenti di accessibilità e occorrono anche più sviluppatori disposti a mettersi nei panni degli altri. Alle persone con disabilità Silvio lancia un messaggio: “Non smettete di giocare, e soprattutto, non smettete di farvi sentire. Ogni volta che qualcuno parla di accessibilità, qualcosa si muove”. E aggiunge: “Il futuro del gaming inclusivo dipende anche da chi lo chiede, da chi lo sogna e da chi lo pretende. E se oggi mancano gli strumenti giusti, domani li costruiremo insieme”. Inclusione non significa fare favori, ma creare possibilità.

Secondo il giovane toscano “il mondo dei videogiochi può essere un motore di cambiamento se impariamo a usarlo nel modo giusto. Non servono supereroi, servono persone vere che non hanno paura di mostrarsi così come sono e magari, anche divertirsi nel farlo”. Al momento Binca sta lavorando al prototipo con un gruppo di esperti, che uscirà entro fine anno. “La versione completa richiederà circa 12-18 mesi, magari anche meno, a seconda delle risorse e dei fondi che riusciremo a ottenere”, spiega. Hanno una raccolta fondi attiva su GoFundMe, un shop solidale e diverse iniziative benefiche. Chiunque può dare una mano: anche con una condivisione.

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Il Fatto Quotidiano

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