Riforma della disabilità, per la Cgil ci sono “troppi problemi”: “Più di 30mila persone in attesa di certificato”

  • Postato il 28 ottobre 2025
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  • Di Il Fatto Quotidiano
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La sperimentazione della riforma della disabilità sta procedendo positivamente è la narrazione degli enti istituzionali preposti alla sua attuazione, in primis ministero per le Disabilità e Inps, eppure secondo la Cgil permangono forti criticità ancora da risolvere e non ci sono le risorse sufficienti per realizzarla compiutamente.

L’aggiornamento sulla fase sperimentale è stato il focus della riunione del 27 ottobre dell’Osservatorio nazionale sulle condizioni delle persone con disabilità presso il ministero della Disabilità. La riforma, in particolare, introduce l’Inps come soggetto unico per l’accertamento sanitario, non più commissioni medico-legali diversificate, ma un solo referente nazionale con uniformità di giudizio e procedure standard per tutti. Inoltre grandissima importanza assume il Progetto di vita individuale, personalizzato e partecipato, con il nuovo percorso di valutazione di base con un esame multidisciplinare che non si limita agli aspetti clinici di assistenza medica ma valuta anche le capacità, i bisogni e le aspettative personali oltre al contesto ambientale nel quale vive la persona con disabilità, una visione che dovrebbe essere allineata a quanto prevede la Convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità.

Nel corso della riunione la ministra per le Disabilità Alessandra Locatelli ha parlato di “passi avanti”, una riforma vista dalla politica leghista come “svolta epocale” e “cambiamento culturale”, l’Inps ha aggiunto che l’iter della fase sperimentale sta andando “abbastanza bene”. Di avviso molto diverso è invece il responsabile dell’Ufficio politiche per il lavoro e inclusione delle persone con disabilità della Cgil Valerio Serino. Presente all’incontro dell’Osservatorio Serino, contattato da ilfattoquotidiano.it, ha definito le parole della ministra “una rappresentazione dello stato di attuazione della riforma che non corrisponde alla realtà riscontrata sul territorio, non capiamo come si possa affermare che la sperimentazione stia andando bene, ci sono troppi problemi e servono urgenti correzioni oltre all’assenza di risorse economiche adeguate rispetto ai bisogni reali”. Si tratta di una riforma, attesa da anni e che riguarda oltre quattro milioni di donne e uomini con disabilità, che ha già riscontrato diverse criticità, tra le quali ad esempio il rinvio di oltre un anno dell’attuazione a livello nazionale, provocando le proteste delle associazioni.

“La formazione è un aspetto fondamentale. Stiamo parlando di un percorso di cambiamento che richiede una nuova prospettiva e che pone al centro la Persona con i suoi bisogni e i suoi diritti”. È il mantra che ribadisce la ministra Locatelli. “A settembre”, aggiunge, “la sperimentazione si è estesa in ulteriori undici province e dal prossimo anno partirà in altre 40 province per arrivare al 1° gennaio 2027 ad entrare in vigore in tutto il Paese”. Serino evidenzia però che le dichiarazioni non rispecchiano le realtà. “L’Inps – sottolineano con una nota Maria Grazia Gabrielli, la segretaria confederale Cgil, e Serino – definisce la situazione abbastanza positiva, ma i dati raccontano altro: su 90mila certificati unici presentati, solo 55mila hanno completato l’iter. Inoltre ben 35mila persone sono ancora in attesa, con forti disomogeneità territoriali. Nei primi mesi, l’81% dei certificati risulta in lavorazione, ma resta da capire che fine abbiano fatto gli altri”. Dallo studio capillare fatto dal sindacato risulta che permangono altri gravi problemi. “Si segnalano indisponibilità dei medici di Medicina Generale nel compilare i certificati introduttivi, e quindi la domanda all’Inps, carenza di medici in alcuni territori, come a Brescia, e tariffe più elevate per i nuovi certificati introduttivi, come denunciato a Firenze”.

Ma non ci sono solo questi gravi disagi. “Persistono inoltre mancanza di sedi e commissioni di valutazione ad esempio, solo due in tutta la provincia di Perugia e nel bresciano alcune zone sono totalmente scoperte. Infine ritardi ormai strutturali di mesi per le chiamate a visita negano i riconoscimenti economici e diritti come l’assistenza sociosanitaria, l’inclusione scolastica e quella lavorativa, che si ripercuotono nella vita delle persone”, denuncia il sindacato. Per quanto riguarda poi il Progetto di vita, i due responsabili sindacali aggiungono che “la sperimentazione della riforma non è neanche iniziata”. Molte province coinvolte, dopo dieci mesi, non hanno nemmeno cominciato. “Ad esempio a Frosinone non sono state neppure istituite le commissioni di valutazione multidimensionale. Si registra, pur con forti differenze tra Regioni, una debolezza dei servizi territoriali competenti (Ambiti Territoriali Sociali dei Comuni e Distretti Sanitari delle Asl) aggravata da una ancora loro scarsa integrazione. Ciò è dovuto in primis alle poche risorse disponibili ma anche ai ritardi nell’attuazione del Pnrr e alla mancata attuazione di norme già vigenti in materia”.

Emerge una situazione generale non proprio positiva. “Si tratta di correggere – proseguono Gabrielli e Serino – coinvolgendo per quanto di loro competenza la Conferenza delle Regioni e l’Anci, una sperimentazione che, ad oggi, ha dimostrato troppe problematicità, minando l’attuazione della Riforma della Disabilità stessa. Confermiamo nuovamente – incalzano Gabrielli e Serino – le preoccupazioni, già espresse più volte, sulla sperimentazione in corso e ci preoccupa ancora di più che dal 1° marzo 2026 entreranno altre 40 province, tra cui grandi città come Roma, Milano, Torino e Cagliari, che hanno già oggi serie difficoltà”. A questo quadro negativo si aggiunge una Legge di Bilancio che per la Cgil “ha deluso le aspettative, anche sul versante dell’inclusione delle persone con disabilità. Non ci sono risorse aggiuntive per migliorare gli ambiti della vita delle persone. Sono rinviati ancora i fondi destinati ai caregiver e rimandando tutto ad una legge sui caregiver che deve ancora cominciare il suo iter e le cui prospettive non sono chiare. I rallentamenti, le scuse, le promesse mancate non sono più accettabili, servono risposte concrete”, concludono i sindacalisti.

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