Il lavoro del Ciai contro gli abusi sui minori in India (raccontato del Fatto.it) diventa uno spettacolo per ragazzi

  • Postato il 18 novembre 2025
  • Diritti
  • Di Il Fatto Quotidiano
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Bambini che raccontano altri bambini. A quelli senza diritti e senza futuro, costretti ad abbandonare la scuola, a lavorare nei campi o nelle discariche. A migrare, a sposarsi, a dimenticare ambizioni e sogni. È diventato uno spettacolo teatrale per ragazzi il lavoro contro gli abusi sui minori tra i villaggi dell’India portato avanti dal Ciai, il Centro italiano aiuti all’infanzia, e raccontato a giugno con un lungo reportage dal Fattoquotidiano.it. Si chiama I bambini invisibili“e lo ha ideato Tiziana Cozzi, ex-insegnante e ora educatrice teatrale e formatrice. Andato in scena al Teatro Verdi di Maniago, in provincia di Pordenone, ha coinvolto una cinquantina di alunni delle scuole elementari e medie dell’Istituto Marconi.

“L’ispirazione è arrivata proprio leggendo il reportage sul campo del Fatto Quotidiano, Il diritto di dire no” racconta Cozzi. “Prendendo spunto dal testo, ho voluto raccontare quei ragazzi che non vengono riconosciuti, che sono invisibili appunto. Un popolo che esiste, anche se noi troppo spesso lo dimentichiamo”. Frutto di laboratori estivi, lo spettacolo è incentrato sul viaggio di Valentina ed Emma (Valentina Pitton ed Emma Rossi del Ciai, ndr). Il loro percorso è stato integrato con la fiaba di Pollicino, utilizzata per rappresentare le paure dei bambini. “Gli orchi sono le persone responsabili delle violenze sui bambini invisibili”. L’obiettivo, spiega, è soprattutto quello di sensibilizzare, stimolare l’empatia verso l’altro. “Da ex insegnante credo che anche nel teatro ci debba essere l’elemento formativo. L’idea era che i nostri bambini così visibili prendessero coscienza della realtà in cui vivono tanti loro coetanei nel resto del mondo. E ha funzionato. Ho avuto molto entusiasmo da parte loro, le tematiche li hanno toccati nel profondo”.

Da due anni il Ciai è impegnato per garantire i diritti di bambine e bambini nel distretto di Kandhamal, nello stato dell’Orissa, una delle aree più svantaggiate dell’India. Una zona dove una persona su tre vive al di sotto della soglia di povertà e dove le tradizioni tribali sono ancora molto presenti e radicate. Qui la percentuale degli abusi sui minori è molto alta. Quelli più comuni sono il matrimonio precoce, oltre il 50%, il traffico di minori e il lavoro infantile. Finanziato dalla Commissione per le adozioni internazionali, al progetto è stato dato il nome Rakshan (parola indiana che significa “proteggere”) e prevede, tra le altre cose, un lavoro di sensibilizzazione sul campo, per ottenere passo dopo passo un cambiamento dall’interno delle comunità. È un percorso complicato, in cui lo staff locale cerca di coinvolgere gli stessi minori dei villaggi per aiutarli a uscire dal silenzio prima che sia troppo tardi, spezzando così le catene degli abusi. (QUI IL RACCONTO COMPLETO DALL’INDIA)

A questo link è possibile approfondire tutte le attività del progetto Rakshan.

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Il Fatto Quotidiano

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