Il disastro della sanità piemontese ora è valanga: 10 miliardi di risorse per un settore inefficiente
- Postato il 24 novembre 2025
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- Di Il Fatto Quotidiano
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A Torino e in Piemonte anche i giornali si sono accorti del disastro della sanità piemontese, delle inchieste giudiziarie che svelano ciò che in tanti potevano vedere anche prima. Gli scandali stanno diventando una valanga che nessuno riesce più ad arrestare e che finirà per travolgere anche un’opposizione inconsistente. Prima di aggiungere altra carne al fuoco (lo farò nella seconda parte di questo post) voglio riassumere i termini del disastro, perché non è una questione locale.
Alla Città della Salute di Torino (Molinette) si susseguono delibere di scorporo di parti del complesso ospedaliero che sembrano più destinate a costruire carriere che a razionalizzare e migliorare il servizio sanitario. Dopo aver passato vent’anni ad accorpare servizi e strutture ospedaliere, con due pagine mal scritte se ne minano le fondamenta senza indicare costi e carichi, solo lauti incarichi.
Il commissario straordinario Schael è stato defenestrato ad agosto perché “si rifiutava di firmare il bilancio 2024 senza verifica”, il successore Tranchida l’ha subito fatto con la penna fortunata dell’assessore… per essere smentito una settimana dopo dagli atti che accompagnano i rinvii a giudizio di 16 dirigenti degli ultimi 10 anni. Le carte di questa maxi-inchiesta rivelano un quadro a dir poco spaventoso della gestione delle Molinette, mentre l’Università se ne sta zitta, come se non fosse anche affar suo. Storie di delibere adottate e non applicate, di intramoenia allegra che nel 2024 è costata all’Azienda 402.633,32 euro più dei ricavi, con contributi dovuti ma mai chiesti ai medici e da questi mai corrisposti.
Non basta, perché restano ancora da raccontare i capitoli importanti, ad esempio quello del rapporto fra cliniche private, assicurazioni e rimborsi regionali. È emersa una perla rara in questi giorni: i vertici delle Molinette hanno appena deliberato un premio di 82mila euro ai dirigenti per gli ottimi risultati ottenuti nel 2023: al direttore sanitario (che ha anche firmato la delibera) 17mila euro; al Direttore Generale fino a marzo 2025 La Valle 21mila, è la stessa persona oggi indagata per falso in bilancio, contro il quale la Regione e l’Azienda si sono appena costituiti parte civile.
Poi c’è l’edilizia sanitaria: fiumi di denaro per gare eterne, consulenze a go-go spesso per certificare ciò che era già agli atti, tutte cose di cui ho dato puntualmente conto negli anni passati senza cogliere alcun sussulto. Intanto Novara aspetta la sua Città della Salute e Torino anche. A ogni passo avanti corrispondono rinvii e di nuovi ospedali veri neanche l’ombra. Cirio – governa da 8 anni – e la sua giunta propongono scenari e deliberazioni ogni volta diverse, nel tentativo di mascherare il fallimento e rimandare ogni cosa ai successori in attesa che maturino i loro presupposti per carriere lontano da Torino, così tutto passerà nel dimenticatoio. Ci sono anche gli scandali per i maltrattamenti dei pazienti, le manovre della parente di Ghiglia e molte altre storie che finalmente vengono raccontate.
Di tutto questo ci siamo occupati e ancora ci occuperemo. Il plurale maiestatis è d’obbligo: chi conosce le fatiche dello studio e dell’analisi documentale, sa che i risultati non vengono da una persona sola. C’è una rete di umarel 2.0, pensionati e non, che guardano e analizzano le “carte”, con una preferenza per la sanità (l’età…), forti dell’esperienza di tanti anni di gestione e di direzione, spesso presi a calci nei denti dalla politica. Molte mie info vengono da lì: c’è sempre qualcuno che ti aiuta a trovare il bandolo, perché è lì, davanti al “cantiere”, che osserva critica e giudica. Spesso individuando a colpo sicuro il punto debole o dove colpisce la mazzetta. Sono loro, gli umarel 2.0, che mi hanno illuminato sul tema che segue: per un po’ non ne parlerà nessuno, poi esploderà in tutta la sua dirompenza.
Come si costruiscono gli indicatori della buona gestione di strutture ospedaliere? Io ho fatto così: ho acquisito i dati relativi al bilancio 2024 di cinque importanti Aziende Ospedaliere Universitarie italiane, ne ho calcolato l’indice di efficienza comparando i trasferimenti regionali dal F.S.R. con i ricavi derivanti dalla attività prodotte. Il rapporto fra queste due grandezze produce il ricavo per ogni euro investito. Ebbene, in cima alla classifica si colloca l’Umberto I di Roma con un indice di efficienza del 3,022 (€ ricavati per ogni € investito); segue il Sant’Orsola di Bologna col 2,52, poi l’Ospedale Maggiore di Novara col 2,21, il San Luigi di Orbassano (TO) con l’1,90. A seguire la Città della Salute/Molinette con l’1,45, maglia nera il Niguarda di Milano con l’1,35 (ristrutturazione in corso nel 2024, quindi forte riduzione dell’attività).
L’AOU Città della Salute e della Scienza di Torino ha registrato a fine 2024 una perdita di esercizio superiore a 54 milioni di euro. Tanto, ma la perdita “vera” sarebbe di circa 200 milioni di euro se la Regione non fosse stata particolarmente “generosa” (403 mln di euro), trasferendole in percentuale più fondi che all’AOU San Luigi di Orbassano (306 mln) e dell’AOR Maggiore di Carità di Novara (263 mln). Siccome le risorse per la sanità regionale sono stabilite a livello nazionale, quella “bruciate” dalla Città della Salute torinese sono state “sottratte” alle altre ASL e ASO del Piemonte.
Il mio non è accanimento ideologico. Questo settore “spende” ogni anno risorse pubbliche per quasi 10 miliardi, il 5,8% del Pil della Regione. I dati e le evidenze sembrano dimostrare che una sanità pubblica gestita così male costituisce un freno al progresso. Da tempo orma i il Piemonte non è più uno dei vertici del triangolo industriale del Nord, con questa gestione della sanità rischia di diventare anche un’emergenza nazionale.
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