Ora anche esperti in assistenza sociale! Basta leoni da tastiera sui bimbi nel bosco

  • Postato il 24 novembre 2025
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  • Di Il Fatto Quotidiano
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Finalmente molti italiani sono divenuti esperti in assistenza sociale e possono decidere rispetto a come aiutare i genitori dei “tre bambini nel bosco” a Chieti. Sono validamente coadiuvati da stuoli di politici che per avere un voto in più venderebbero anche la loro mamma. Questa competenza mancava ai nostri concittadini. Erano già esperti, come i medici, nel definire quali vaccini o medicine sia giusto somministrare poi, come i giudici, nell’affibbiare la colpevolezza o l’innocenza a dei ragazzi; ora finalmente tutti hanno, in quattro e quattr’otto, acquisito un dottorato in assistenza sociale.

Io che lavoro da quarant’anni nel campo affine della psicologia e psichiatria non riesco a proporre un giudizio. Confesso di essere meno capace di tanti nostri concittadini che sdottorano sui social.

Le notizie che sui giornali si possono trovare mostrano lati positivi rispetto a questa famiglia che pare serena con un legame affettivo valido fra genitori e figli. Accanto emergono lati oscuri come la mancata frequentazione scolastica con trascuratezza rispetto alla eventuale educazione parentale, assente socializzazione dei ragazzi e condizioni igieniche molto precarie.

Ognuno di noi dentro di sé ha delle suggestioni che derivano dalle proprie esperienze. Per quanto mi riguarda ricordo un caso occorso quando ero giovane psichiatra. Il sindaco del paese mi chiamò per segnalarmi la situazione di un anziano che viveva in condizioni estremamente precarie. Andai a visitarlo con un infermiere e vidi che viveva in un bosco in un rudere senza riscaldamento, senza acqua e servizi igienici. Gli parlai e dopo alcune riluttanze lui accettò di andare a vivere in una casa di riposo per anziani del Comune ove lo avrebbero accudito meglio. Dopo due mesi chiesi al sindaco come andava la sistemazione di quel vecchietto. Mi rispose che purtroppo era scivolato sul pavimento bagnato dalla signora delle pulizie, si era rotto il femore ed era deceduto. Negli anni successivi ho sempre pensato che “chissà se sarebbe stato ancora vivo?” se lo avessi lasciato nel suo rudere senza convincerlo ad andare in una casa di riposo “troppo pulita”.

Coi miei nipotini recentemente ho rivisto il film Il libro della jungla. Si tratta di un’opera molto bella tratta da un romanzo di grandissimo successo. E’ bello vedere il bambino allevato dai lupi, che gioca con un orso e viene protetto da una pantera. Nella realtà però io non lascerei certo i miei nipotini in balia di un branco di lupi. Dubito molto dell’accudimento che potrebbero offrire un orso. Sfido i leoni da tastiera, che imperversano sul web, ad andare a fare le moine a una pantera.

Insomma la vita agreste, bucolica, va bene per una foto durante la bella stagione ma risulta difficile senza medicine e presidi sanitari. Una volta espresse le mie “suggestioni” per venire alla situazione dei bambini nel bosco mi pare sia giusto sottolineare che il provvedimento emesso dal giudice minorile, su indicazione dei carabinieri e degli assistenti sociali, non prevede l’allontanamento dei genitori dai figli e men che meno la decadenza della loro potestà genitoriale (al momento sospesa). Si prefigge, da quel poco che ho capito dai giornali, di mettere i bambini e la mamma in condizioni igieniche migliori per valutare se vi sia o meno in atto un isolamento sociale patologico e una mancata educazione scolastica.

Tutelare i bimbi che possono avere genitori stravaganti è un mestiere difficile. Dirimere fra una ideologia legittima e un delirio in cui il malato ha delle fissazioni incrollabili che cozzano con la realtà e mettono a rischio lui e i minori è complesso. Occorre affidarsi a degli esperti che potrebbero sbagliare ma che, in linea di massima, hanno minori probabilità di compiere errori grossolani rispetto a utenti del web che si alzano la mattine per urlare al mondo le loro idee maturate senza avere tutte le notizie e gli strumenti di conoscenza per interpretarle.

Se entriamo come comunità in un mondo paranoico per cui c’è sempre un complotto dietro o degli interessi oscuri e aboliamo ogni principio di autorità e autorevolezza sarà dura mantenere la convivenza fra le persone. Quando viene l’ingegnere a decidere quanto devono essere grandi le travi della mia casa, quando chiamo l’elettricista e mi propone un filo elettrico di un certo spessore, quando mando il figlio in pullman e il guidatore segue un itinerario e in innumerevoli altri momenti della mia vita devo affidarmi e fidarmi. Non posso pretendere tutte le volte di decidere io quale cosa sia giusta altrimenti la nostra possibilità di vivere in una civiltà deflagra.

Già si notano le avvisaglie di questo “mondo paranoico” in cui molti individui si sentono soli, vessati dalla società cattiva che li vuole controllare e soggiogare negando le loro libertà. Speriamo che la deriva in atto negli Usa ove tanti cittadini riempiono la loro casa di armi contro nemici, spesso immaginari, che vogliono invaderli non si propaghi anche nel nostro paese.

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Il Fatto Quotidiano

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