Il carro europeo è morto? Viva il (terzo) carro europeo. Cos’è il progetto Marte

  • Postato il 3 luglio 2025
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L’Europa spinge sull’autonomia strategica anche in ambito terrestre. Con il lancio ufficiale del programma MARTE (Main ARmoured Tank of Europe) prende forma il progetto per un nuovo carro armato europeo di nuova generazione, finanziato dall’Ue e sostenuto da undici Paesi. A guidarlo è una joint venture paritaria tutta tedesca, formata da KNDS Deutschland e Rheinmetall.

L’annuncio è arrivato a valle dell’approvazione da parte della Commissione europea del nuovo pacchetto Edf (European defence fund): 1 miliardo di euro distribuiti su 54 progetti collaborativi, due dei quali dedicati ai futuri carri da battaglia. In questo contesto, MARTE ha ottenuto un finanziamento iniziale di 20 milioni, destinati a coprire i costi di uno studio biennale che dovrà produrre una nuova architettura Mbt (Main battle tank), concept dimostrativi e una roadmap per la fase di prototipazione. Il tutto, si legge nei documenti ufficiali, entro la fine del 2026.

Chi parteciperà allo studio per il nuovo corazzato

A differenza di altri programmi analoghi, MARTE nasce con una struttura consortile già estesa. Coinvolge 51 soggetti industriali da 12 Stati membri, più la Norvegia, con un equilibrio tra big player e realtà specializzate. Leonardo per l’Italia, Indra per la Spagna, Saab per la Svezia, ma anche Pmi ad alta tecnologia come Cafa Tech (Estonia) e FN Herstal (Belgio). I lavori sono suddivisi in cinque pacchetti tecnici – letalità, protezione, mobilità, elettronica e integrazione – ciascuno guidato da uno dei grandi contractor. La divisione è funzionale, ma anche politica e riflette la necessità di distribuire lavoro e know-how lungo tutta la filiera europea.

Dietro la facciata tecnica, MARTE rappresenta un progetto di ampio respiro strategico. L’obiettivo, nemmeno troppo implicito, è costruire un Mbt comune europeo in grado di rimpiazzare entro il prossimo decennio gli attuali Leopard 2, Leclerc, Ariete e derivati vari, molti dei quali saranno obsoleti entro il 2035. Se il programma rispetterà le scadenze, un primo prototipo potrebbe vedere la luce entro il 2030, allineandosi con le esigenze di accelerazione previste dal piano ReArm Europe/Readiness 2030.

A quanti carri comuni europei siamo arrivati?

Nell’Europa della frammentazione industriale, MARTE non corre da solo. In parallelo avanzano altri due progetti sostenuti dall’Edf: l’FmbTech, a guida francese, incentrato sull’upgrading di piattaforme esistenti, e l’Mgcs (Main ground combat system), il più noto e controverso programma franco-tedesco partito nel 2017 e recentemente rilanciato con la costituzione della società congiunta Mgcs Project Company GmbH. 

Eppure, è proprio MARTE a portare una parvenza di novità nel panorama dei programmi di sviluppo comuni. Le lettere di sostegno firmate da undici ministeri della Difesa – tra cui quelli di Germania, Italia, Svezia, Norvegia, Finlandia e Spagna – mostrano una convergenza inedita. Anche Roma è della partita, con Leonardo che avrà un ruolo guida su uno dei pacchetti tecnologici.

Sul fronte tedesco, il progetto rafforza una doppia scommessa: mantenere la leadership industriale continentale e, al contempo, offrire una sponda alternativa alla difficile collaborazione bilaterale con la Francia. KNDS (che è comunque un gruppo franco-tedesco) e Rheinmetall sono infatti partner e rivali allo stesso tempo, dentro e fuori MARTE. Se da un lato l’esistenza di più programmi può accrescere la — già eccessiva — frammentazione, va detto che sviluppare più iniziative in parallelo può rappresentare un’assicurazione nel caso di naufragi e disaccordi che in passato hanno congelato lo sviluppo di interi programmi. Anche al netto della nuova postura di difesa tedesca e della necessità dichiarata di chiudere i conti con le lungaggini del passato, Berlino sembra determinata a tenere il piede anche in più staffe pur di evitare ulteriori rallentamenti. E se l’Mgcs si arena, MARTE avanza. E se anche MARTE dovesse bloccarsi, allora rimarrebbe anche il nuovo modello sviluppato con Leonardo per l’Esercito italiano.

Una scommessa contro la frammentazione

Nonostante le buone premesse di questo nuovo programma, restano ancora diverse incognite. Un’unica piattaforma paneuropea è tecnicamente possibile, ma politicamente fragile. I precedenti dimostrano come i tentativi di integrazione industriale europea si scontrino spesso con vincoli di bilancio, singole agende nazionali e rivalità aziendali. La vera partita inizierà nel 2027 quando, da cronoprogramma, si passerà dalla fase di studio a quella di prototipazione. Lì si dovrà decidere chi costruisce cosa, dove, per chi e — soprattutto — come verrà gestito il sempre delicato tema del workshare.

Per ora, MARTE segna un cambio di passo, almeno nelle intenzioni dichiarate. Si tratta infatti del primo progetto per un corazzato europeo ad avere una base così ampia e strutturata. Ma sarà nei prossimi due anni che si capirà se lo studio di fattibilità potrà davvero trasformarsi in un programma di difesa comune o se entrerà anch’esso nel novero dei programmi sine fine che popolano da anni i capitoli di investimento europei.

Autore
Formiche

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