Il Canada al voto si prepara ad affrontare non una guerra commerciale, ma una sfida esistenziale
- Postato il 14 aprile 2025
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- Di Il Fatto Quotidiano
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di Pierluigi Roi
Il Canada si prepara ad affrontare non una guerra commerciale ma una sfida esistenziale. Quello che solo mesi fa sembrava pura fantasia ora è diventata un’ossessione ed elemento quotidiano di discussione: Trump è seriamente intenzionato ad assediare economicamente il Canada, fino alla capitolazione?
Il neo imperialismo americano parte dal Canada e dalle sue ricchezze: non solo terre rare ma gas, petrolio, acqua in abbondanza e l’accesso all’Artico.
In questo clima di totale incertezza il nuovo leader del Partito Liberale Mark Carney, successore di Justin Trudeau, ha indetto nuove elezioni politiche. Mark Carney, ex governatore della Banca centrale canadese e poi di quella inglese, ha un alto profilo nel mondo finanziario internazionale, mentre il suo antagonista Pierre Poilievre, del Partito Conservatore, da mesi in cima ai sondaggi, si trova ora a battagliare dopo che Trump ha sparigliato le carte introducendo le tariffe doganali. Terzo incomodo Singh, neo democratico, che langue in coda ai sondaggi.
La capacità di arginare le misure di Trump sarà quindi l’elemento fondamentale della campagna elettorale e il voto è un referendum su chi potrà meglio contrastare l’ondata di tariffe che, sembra inevitabile, investirà il Canada come uno tsunami fra una settimana.
Il Canada esporta il 75% dei propri prodotti negli Stati Uniti, incluse le fonti energetiche, mentre l’industria automobilistica è integrata ormai da oltre 30 anni, come del resto la rete energetica. Si preannunciano quindi licenziamenti a catena e una perdita il primo anno (secondo proiezioni della banca centrale canadese) pari al 2,5% del Pil e dell’1,5% il secondo anno, con una crescita prevista pari all’1,8% annui. Un terremoto economico che fa temere lo spettro della recessione dopo anni di dissesto provocato da Covid e inflazione.
I pretesti annoverati da Trump, cioè il traffico illegale di fentanyl e immigrazione illegale, sono semplicemente quello: pretesti. Secondo Us Customs and Border Patrol nel 2024 solo l’1 per cento di fentanyl viene sequestrato fra Canada e Stati Uniti, ma il restante 99% viene confiscato al confine con il Messico. Sempre nello stesso anno Us Customs and Border Protection ha fermato quasi 200mila individui che tentavano di attraversare il confine illegalmente. Una goccia nel mare dell’immigrazione clandestina statunitense.
L’accusa di avere “sfruttato” commercialmente gli Stati Uniti è un controsenso, considerando che l’ultima trattativa commerciale (Usmca) è stata siglata dalla prima amministrazione Trump nel dicembre 2019. Da qui la reazione del governo canadese che imporrà controtariffe per 30 miliardi. Una decisione condivisa dalla grandissime maggioranza.
In Canada c’è ovviamente anche chi fa il tifo per Trump: meno del 10% secondo alcuni sondaggi della Angus Reid: minori tasse, accesso al mercato del lavoro americano e possibilità di migliorare il proprio tenore di vita sono fra le ragioni più menzionate dagli intervistati. A Toronto c’è una ventata di patriottismo: bandiere canadesi davanti le case o sulle auto, le scritte “fuck Musk” sui muri, rimossi dai negozi il bourbon americano (il maggior importatore al mondo è il Canada) e birra, mentre nei supermercati è stata introdotta l’etichetta “Buy Canadian” sui prodotti nazionali.
Intanto sono diminuiti di mezzo milione i viaggi fra Canada e Stati Uniti in un solo mese: molti pensionati che svernano usualmente in Florida o in Arizona hanno deciso di evitare il viaggio: schedature, impronte digitali e fatti di cronaca hanno strozzato i viaggi verso sud. In questo clima di totale incertezza il Canada si reca alle urne il prossimo 28 aprile.
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