Volevo rispondere a Fubini sul gas russo ma ho rinunciato: lo stile mellifluo non mi appartiene
- Postato il 17 aprile 2025
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- Di Il Fatto Quotidiano
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Tutte le mattine ascolto Prima Pagina, di Rai Radio Tre. Questa settimana c’è Federico Fubini, del Corriere della Sera. Specialista di economia. Parla con voce pacata, melliflua, e molti ascoltatori che telefonano si complimentano per come conduce la trasmissione. Il 17 aprile ha parlato del gas russo. Un tempo molto conveniente per noi, ci informa: i prezzi erano molto vantaggiosi. Ma, se dovessimo ricominciare a comprare da loro, i prezzi sarebbero senz’altro più alti, visti i prezzi degli altri fornitori. Fubini suggerisce, quindi, che se oggi compriamo gas da altri, a prezzi più alti, i russi alzerebbero anche loro i prezzi. Così, dico io, continueremmo a comprare dagli altri, visto che non ci sarebbe differenza.
Mi gratto la testa e, mentre sta distillando altre pillole di saggezza interpretativa di quel che legge dai giornali, scrivo un messaggio alla redazione. Gli ascoltatori possono scrivere messaggi oppure telefonare. Ecco il mio messaggio: “Se ci sono più fornitori di una merce ci avete sempre detto che i prezzi sono più bassi per la concorrenza, ora ci dite il contrario: prima compravamo solo dalla Russia, ma ora con più fornitori il prezzo del gas russo salirà ! Ma perché raccontate queste storie? Nando“. Gli ascoltatori devono firmare i messaggi con il nome, niente cognome, e specificare da dove li mandano. Niente messaggi anonimi. C’è differenza se un messaggio lo ha scritto Nando oppure Asdrubale. E se lo manda da Suzzi ha significato ben differente se, per caso, lo dovesse mandare da Pizzonero.
La redazione trova interessante il mio messaggio e risponde: Se vuole la richiamiamo per il filo diretto. Ho chiamato, in passato, ma è capitato che il giornalista mi interrompesse senza lasciarmi finire, distorcendo quel che gli stavo dicendo, senza lasciarmi possibilità di replica. Mentre penso se accettare o no, Fubini legge con entusiasmo un articolo di Fabrizio Cicchitto, un bruco che da craxiano ha metamorfosato in farfalla: berlusconiano. Il curriculum di Cicchitto è garanzia di qualità dei suoi giudizi e Fubini dice: è uno che la politica la conosce bene.
Rispondo all’offerta di intervento con un No grazie. Tempo di scrivere e Fubini ci delizia con altre perle di saggezza, tipo i conti che ha fatto su quanto ci metteremo ad estinguerci visto che muore più gente di quanta ne nasce. Riconosce, però, che troppi giovani se ne vanno, ma per lui 2 più 2 fa 22. Il tasso di fertilità attuale è basso (2) e i pochi giovani che facciamo se ne vanno (2). Non gli viene il dubbio che, con offerte di condizioni lavorative migliori i giovani si fermerebbero nel nostro paese e che i tassi di fertilità potrebbero aumentare (4)? Tiene separate le due variabili (22) e non gli viene il dubbio che l’alta mortalità attuale è dovuta al fatto che noi, i figli dei baby boom, siamo tantissimi e che siamo arrivati alla fine del nostro ciclo di vita?
Se i rappresentanti di una coorte (si chiama così il gruppo di individui di una data generazione) molto numerosa arrivano alla fine del ciclo di vita, ci sarà un boom delle morti, come c’è stato il boom delle nascite che ha portato a quella coorte. Morti noi, le condizioni si ristabilizzeranno se i giovani resteranno in Italia perché il paese ha qualcosa da offrire. E il tasso di fertilità aumenterà. Si risolleverà anche l’Inps, visto che i morti non prendono la pensione. A meno che il nonno, rimasto vedovo, sposi la badante ucraina di 22 anni e le lasci la pensione di reversibilità, una volta passato a miglior vita, con il sorriso sulle labbra. Non tutti i vecchietti si possono permettere le Olgettine ma, nel loro piccolo, possono cercarne almeno una.
Fubini mi ricorda molto Severgnini e Mieli. Gentilissimi, non perdono mai la calma, pacati. E distillano perle di saggezza dall’alto del più autorevole quotidiano italiano: è lo stile che piace tanto ai benpensanti, altrimenti detti moderati. Non dico che sia necessario affrontarli con lo stile di Sgarbi che, poveretto, è entrato in depressione forse perché si è reso conto di agire come un guitto, una macchietta, e non un fine intellettuale. Però anche persone pacate perdono la pazienza quando capiscono che le si sta prendendo in giro, tipo Prodi. Scherzo, Prodi è uno di quelli che ci prendono in giro.
Penso a Massimo Cacciari che scrive libri molto arzigogolati, infarciti di dotte citazioni in lingua originale, ma che, di fronte a gente così si inalbera e li manda a quel paese, usando un linguaggio da angiporto. Anche Franco Battiato, che di solito parlava di dervisci e di centri di gravità permanente, arrivato in certi ambienti usò terminologie poco rispondenti a quello che ci si sarebbe aspettato da lui. Così facendo si passa dalla parte del torto, e si viene espulsi per fallo di reazione.
Nessun problema a interagire con gente così, ad armi pari. Ma sul Corriere si scrive solo se si pratica quello stile, a quanto pare. Subdole banalità spacciate come perle di saggezza, addolcite dal miele. E da un sorrisino di compatimento, alla Mieli.
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