Il campo largo candida Fico in Campania: sei domande scomode per lui
- Postato il 10 settembre 2025
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- Di Il Fatto Quotidiano
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Fico, ex presidente della Camera, eletto il 24 marzo 2018 con i 422 voti di M5S, Lega, Forza Italia e FdI (con qualche “franco tiratore”), è il candidato alla presidenza della Campania del “campo largo”. Un campo extra-large, XXL, a dire il vero. Al “fuori tutto” delle pubblicità, hanno preferito il “dentro tutti”: Pd e M5S, ma anche Avs, Italia Viva, Psi, Radicali, calendiani senza Calenda, Mastella. E, ovviamente, Vincenzo De Luca.
Con tanto di figli a carico (nostro): Pellegrino Mastella e Piero De Luca in primis, in attesa delle liste che ci regaleranno altri “figli di”, nel solco delle peggiori regole feudali che ancora ci impongono in Campania.
Nel post in cui annuncia la candidatura, Fico afferma che tra le priorità ha “beni comuni, sanità pubblica, ambiente, lotta alle diseguaglianze, sostenibilità”. Ecco alcune domande proprio su sanità, ambiente e sui centri di potere che incidono sulle possibilità di poter portare avanti un programma politico.
1. Che ne pensa il candidato Fico di quel che ha detto fino all’altro giorno il suo M5S a proposito della gestione De Luca della sanità campana?
Nel 2016 Valeria Ciarambino, candidata del M5S nel 2015 e nel 2020 alla presidenza della Campania, denunciava il patto di potere tra De Luca e il blocco della sanità privata campana, sulla salute dei cittadini e delle cittadine. Sempre lei il 4 maggio 2018 scriveva: “la sanità per i bambini in Campania è un disastro senza precedenti”.
A ottobre 2023, a fronte a un De Luca che rivendicava “le liste d’attesa più corte d’Italia”, il M5S campano lo accusava per “lo stato pietoso in cui versa la sanità pubblica nella nostra regione”.
A febbraio 2024 tre consiglieri regionali 5s – Cammarano, Saiello e Ciampi – attaccavano: “Sono trascorsi 8 anni dall’insediamento di De Luca, ma questa sanità svedese in Campania ancora non si vede” e invitavano il Presidente a pensare alla mancanza di controlli sulla sanità privata, alla mortalità evitabile, all’emigrazione sanitaria e alla carenza di personale sanitario.
De Luca ha deciso per gran parte del decennio alla guida della Regione di tenere nelle sue mani anche l’assessorato alla Sanità, rivendicandone sempre i risultati. Cosa pensa il candidato Fico di questi dieci anni di “sistema De Luca”? Non crede che chi ha co-prodotto questo “stato pietoso” della sanità pubblica “nuoce gravemente alla salute” e andrebbe mandato a casa anziché permettere la perpetuazione del suo blocco di potere?
Che ne pensa Fico del piano De Luca, che ha ipotecato buona parte dei fondi Pnrr per la costruzione di dieci mega ospedali, rispondendo ai bisogni di commesse dei grandi costruttori più che a quelli di salute della popolazione, mentre avrebbe potuto investire sugli operatori e sul recupero di prestazioni sanitarie che foraggiano il privato convenzionato? Cosa ce ne faremo di dieci nuovissime scatole vuote, visto che manca il personale?
2. Che ne pensa Fico della costruzione de “Il Faro”, la nuova sede della Regione che secondo i progetti di De Luca dovrebbe sorgere nei pressi di Piazza Garibaldi e costare 700 milioni di euro? Se diverrà Presidente, proseguirà nella costruzione del “mausoleo” (copyright di Tomaso Montanari) che incarna un’idea di sviluppo della città opposta alla “rigenerazione” di cui c’è tanto bisogno e instrada invece Napoli nella direzione della Milano dei Sala, Boeri e Manfredi Catella?
3. Un eventuale Fico Presidente nominerà assessori alcuni degli esponenti del cerchio magico deluchiano (Bonavitacola, Fortini, ecc.), come suggeriscono addetti ai lavori e media? Può escludere fin da oggi che non giocheranno alcun ruolo nella prossima giunta? Può affermare che l’assessorato alla Sanità, che in una Regione pesa perché catalizza circa il 70% dell’intero bilancio, non vada nelle mani di qualche rappresentante del sistema di potere di De Luca? Può escludere che non finirà nelle mani di chi ha contribuito, insieme ai governi nazionali, a sfasciare la sanità pubblica campana negli ultimi anni?
4. Che ne pensa il candidato Fico di quel che diceva il cittadino Fico a proposito dell’inceneritore di Acerra (Na)? A febbraio 2025, cioè ieri e non un’era geologica fa, parlava di un “piano di dismissione dell’inceneritore di Acerra”: può confermare che l’inceneritore sarà dismesso?
5. Nel febbraio 2018, Fico così si esprimeva sullo scandalo rifiuti in Campania: “Quello usato dal governatore della Campania nei confronti dell’inchiesta di Fanpage su rifiuti e camorra è un tipico linguaggio ‘alla De Luca’ che fa schifo. È una vergogna assoluta che si possa gestire anche solo un grammo di spazzatura così. Questa terra si è ammalata grazie all’atteggiamento e alla corruzione di queste persone che devono essere cacciate via definitivamente”.
Il “sistema De Luca”, così lo definiva Fico, “è inadempiente su tutto ed è gravissimo”. Che politica ambientale il candidato Fico vuol portare avanti per “liberare tutte le energie positive” se è alleato delle “energie negative” che andavano “cacciate via”?
6. La Regione Campania sta procedendo alla riorganizzazione degli uffici regionali. Un passaggio chiave perché i vertici amministrativi hanno il compito di porre in pratica le decisioni politiche degli organi di governo. Un ruolo solo apparentemente tecnico, con ampi margini di discrezionalità.
Per molti dirigenti arriverà una conferma. Dopo il rinnovo dei dirigenti sanitari, è un altro passaggio con cui De Luca si garantisce quella continuità che alcuni, a parole, vorrebbero mettere in discussione. Che farà Fico con i “colonnelli” di De Luca? Li lascerà al loro posto o imporrà quella rottura indispensabile per qualsivoglia politica trasformativa?
Se si vuole avviare un processo per metterci alle spalle il feudalesimo in salsa campana, il clientelismo e il familismo denunciati da Isaia Sales dalle pagine del Fatto Quotidiano, occorre il coraggio di sfidare il sistema di potere, non certo di forgiarci un’alleanza. Per chi voglia raccogliere questa sfida, senza arrendersi al “se non puoi batterli unisciti a loro”, che oggi sembra il mantra di chi ieri combatteva i centri di potere in regione, c’è già un appello che getta le premesse per dare concretezza a questa prospettiva. Un appello da raccogliere e far diventare carne viva e, soprattutto, organizzazione collettiva. Anche alle urne di novembre.
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