IAA Mobility 2025, dietro le quinte dell’elettrone forzato. Le critiche dei costruttori europei
- Postato il 9 settembre 2025
- Fatti A Motore
- Di Il Fatto Quotidiano
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Quello che sta andando in onda a Monaco di Baviera sembra quasi un Truman Show più che un motor show. Nella celebre pellicola di Peter Weir, Truman Burbank (Jim Carrey) scopre che i primi trent’anni della sua vita sono stati una messinscena: matura così il desiderio di fuggire da una realtà alienante, che però sembra essere stata costruita su misura per lui.
Cosa c’entra col Salone dell’auto tedesco? C’entra eccome. Proprio come Truman, i car maker presenti a Monaco hanno vissuto gli ultimi anni con la convinzione che per passare dalla mobilità tradizionale a quella elettrica di massa sarebbe bastato un po’ di sano martellamento mediatico e qualche campagna di marketing ben messa a punto.
Sicché, sotto la spinta complice della politica europea, incapace di interpretare i segnali di allarme del mercato e dell’industria medesima, al contempo vittima e carnefice di se stessa, gli ultimi saloni dell’auto sono stati tutti all’insegna dell’auto a batteria. Inclusa questa edizione dell’IAA. L’auto elettrica, però, sul mercato del vecchio continente vale appena il 15% del totale (il 5% in Italia), percentuale oltretutto spesso figlia di lauti incentivi statali. Il resto? Lo fanno le auto tradizionali, per quanto elettrificate a vario livello.
Ora i costruttori, similmente a Truman Burbank, hanno maturato la consapevolezza che non c’è sostenibilità ambientale senza sostenibilità industriale. Così, nonostante la maggior parte delle novità presenti a Monaco siano a batteria, i costruttori si preparano a fare le barricate contro la decisione di Bruxelles di vietare de facto la vendita di auto tradizionali a partire dal 2035. A fine settimana ci sarà un incontro in tal senso.
A fare un bagno di realtà per prima è la Volkswagen: in un’intervista rilasciata a Quattroruote Oliver Blume, ceo del gruppo di Wolfsburg, ha dichiarato che “l’elettromobilità sarà la tecnologia dominante del futuro”, aggiungendo però che “non siamo ancora pronti” per il solo elettrico che l’UE vorrebbe per il 2035. “Oltre ai prodotti, servono condizioni quadro adeguate: infrastrutture di ricarica non solo sulle autostrade, ma anche nelle città e nelle aree rurali; prezzi dell’energia competitivi (in Cina, ad esempio, il costo è di 2-3 centesimi per kWh, molto meno che in Europa) e incentivi fiscali per i segmenti di ingresso. Pensare di arrivare al 100% elettrico già nel 2035 è irrealistico“. Anche perché “il mercato complessivo non si è sviluppato come previsto”, nonostante i lauti (e opinabili) incentivi statali.
Rincara la dose Jean-Philippe Imparato, responsabile per l’Europa allargata di Stellantis: “Dalla scorsa settimana, abbiamo avviato il flusso di lavoro che ci porterà a presentarvi, nel primo trimestre del 2026, l’evoluzione del piano Dare Forward 2030. Molti contenuti di questo piano sono ancora validi e possono essere confermati, ma alcuni saranno rivisti: probabilmente uno di questi sarà l’obiettivo di vendere solo elettriche in Europa. Il 2030 non è più raggiungibile per ovvie ragioni di evoluzione del mercato”.
Le motivazioni sono praticamente le medesime espressa del collega della Volkswagen: “A mio avviso, gli obiettivi al 2035 per le emissioni di CO2 oggi non sono più raggiungibili, a meno che non si ipotizzi un crollo del mercato di circa il 30% o dei dati finanziari di tutti i costruttori in Europa. Il mercato non è ancora pronto, il contesto economico non è ancora pronto, le infrastrutture di ricarica non sono ancora pronte e i prezzi non sono competitivi”.
Due giorni fa, invece, era stato il capo della BMW Oliver Zipse a definire il bando alle termiche del 2035 come “big mistake“, chiedendo l’istituzione di criteri di omologazione che tengano conto delle emissione che un veicolo genera a partire dalla filiera produttiva – inclusa la produzione di batteria, specie quella asiatica, più impattante – e non solo di quelle prodotte al tubo di scarico. Il manager ha pure esortato le autorità dell’UE a consentire l’uso di carburanti rispettosi del clima anche dopo il 2035.
Insomma, sotto i riflettori dei saloni dell’auto finiscono quasi esclusivamente modelli a batteria, ma (nemmeno troppo) dietro le quinte i capitani d’industria fanno squadra per cambiare le decisione dell’Unione Europea, rimasta da sola in tutto il mondo a rincorrere l’utopia del solo elettrico a tutti i costi. Mentre in America i car makers sono tornati a produrre in massa motori V8.
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