I morbidi sensuali gessi dello scultore giapponese Akihiko Takeda 

Dire Akihiko Takeda in Giappone è un po’ come dire Bruno Munari in Italia. Tra i due, in effetti, alcune somiglianze nella loro storica attività artistica si lasciano riscontrare. Takeda (1930-2012) mostra fin da ragazzo un approccio curioso, disinvolto e multidisciplinare nei confronti di tutti i procedimenti espressivi: da pittura a tessuti, ceramica, fotografia e soprattutto scultura, svariando tra legno, vetro, metalli e a volte sperimentalmente fondendo le varie tecniche, tradizionali e innovative, senza farsi mancare originali ricorsi a smalti o finiture in seta e cotone.  

Akihiko Takeda. L’inizio in pubblicità e i primi approcci alla scultura 

Dal 1951 lavora nella pubblicità per la casa automobilistica Toyota e crea e produce gioielli d’arte per il mercato nazionale (Shiseido) e per quello statunitense (Tiffany & Co.); invece nei primi Anni Novanta frequenta molto l’Italia, dove si è trasferita a vivere sua figlia, e dove si dedica in modo particolare alla scultura, in marmo e in bronzo; successivamente, in Giappone, passa a esplorare a fondo la terracotta e la ceramica incisa, per finire nei suoi ultimi anni a esercitare l’antica arte nipponica dell’origami (ormai gli mancava giusto la carta!). Capito il tipo? Ma, ci si chiederà, che ha a che fare questa multidisciplinarità con la qualità sexy richiesta da questa colonna? Ci arriviamo.  

I nudi di gesso di Akihiko Takeda 

Abbiamo tenuto fuori, appositamente, un’altra tecnica plastica esercitata da Takeda: il gesso. Nella sua carriera, la troviamo concentrata in modo specifico nei suoi anni di frequentazioni italiane e, curiosamente, rileviamo che si tratta quasi in modo preponderante di figure di nudo, più o meno stilizzate. Ispirato in parte dalla nostra lunga tradizione scultorea di Carrara e dintorni, Takeda si cimenta sulla plastica del corpo umano, in particolare femminile, in direzioni idealizzate. Se gli esiti formali possono ricordare un’altra scuola europea, quella dei Picasso e dei Matisse, piuttosto interessante è lo specifico approccio tecnico. Seguendo un processo creativo di rigore tutto nipponico, l’inesausto ricercatore modifica con altri minerali l’impasto del gesso per renderlo in parte più solido e resistente, poiché vuole elimina dalle sue opere l’armatura metallica che potrebbe fare da scheletro, ma soprattutto accentua l’omogeneità, la lucentezza e la morbidezza delle superfici.  

La qualità tattile dei gessi di Akihiko Takeda 

Così i suoi corpi di donna, elegantemente stagliantisi nel proprio candore, acquistano una inedita e dolcissima qualità carezzevole. Perché, lo sappiamo, a dispetto delle regole dei musei, le sculture vanno toccate, chiedono un rapporto fisico. L’artista ha scelto dunque il processo esecutivo più consono per una resa erotica di tali sue opere. E non userà mai più altrove la stessa tecnica per nessun altro ciclo delle sue produzioni. A dimostrazione che se si può sostenere che la forma è contenuto, secondo il suo personale disciplinare Takeda afferma che è contenuto anche la tecnica. 

Ferruccio Giromini 

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L’articolo "I morbidi sensuali gessi dello scultore giapponese Akihiko Takeda " è apparso per la prima volta su Artribune®.

Autore
Artribune

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