I Magazzini Generali di Livorno diventano fondazione culturale. Mostre, residenze artistiche, libri e musica

Sono passati oltre dieci anni dal primo progetto di rifunzionalizzazione dei Magazzini Generali di Livorno, avviato dall’associazione Carico Massimo all’interno del Magazzino 6. Un percorso consolidato a partire dal 2023, quando nell’ambito del progetto di rigenerazione urbana dell’area del Forte San Pietro, parte degli ex depositi merci del porto livornese è rinata sotto il nome di MG 48°50° latitudine arte contemporanea, con la direzione dell’artista e curatore Juan Pablo Macìas e della curatrice indipendente Alessandra Poggianti (e l’identità visuale studiata da Brice Delarue di studio zirkumflex). Oggi, grazie all’intervento diretto dell’amministrazione cittadina, con la convenzione firmata nell’aprile 2025 tra il Comune di Livorno e Magazzini Generali S.p.A., l’esperienza si rinsalda ulteriormente, sotto il cappello della Fondazione Magazzini Generali 48° 50°, nata nel frattempo.

La storia dei Magazzini Generali di Livorno

I Magazzini Generali di Livorno furono costruiti nel 1918 come depositi per le merci in arrivo e partenza dal porto e occupano un terreno di circa 7500 mq, di cui 4500 occupati da magazzini. Le mercanzie arrivavano ai depositi con una linea ferroviaria e il “Canale dei Navicelli”, collegandosi direttamente al Porto di Livorno, all’Arno e a Pisa. Dopo la Seconda guerra mondiale le attività portuali cessarono gradualmente e alla fine degli Anni ’60 la società di trasporti Fremura, dedita ai traffici marittimi, acquistò i Magazzini dotandoli di un nuovo deposito e di una palazzina a uso uffici, adeguandoli, così, alle nuove necessità dell’area portuale. I depositi esaurirono a poco a poco la loro funzionalità, fino alla chiusura negli Anni Novanta.

I Magazzini Generali da deposito merci a spazio culturale

Quando Carico Massimo iniziò le sue attività all’interno di uno dei magazzini dell’area portuale era l’unico spazio cittadino di recupero industriale che svolgeva attività a base culturale” spiega Alessandra Poggianti “Nel 2023 è stata la proprietà a coinvolgerci per sviluppare un progetto di respiro più ampio, sulla base dell’esperienza maturata fino a quel momento. I Fremura, imprenditori della logistica portuale, si sono dimostrati molto recettivi in tal senso: è iniziato dialogo molto interessante. E l’intervento del Comune ci ha dato la spinta ulteriore per la nascita della Fondazione”. La convenzione firmata nei mesi scorsi, infatti, matura nell’ambito di un Piano Operativo comunale per la valorizzazione di spazi urbani in disuso, come “attuazione concreta di una politica pubblica che pone la cultura al centro di una strategia di rigenerazione intelligente e sostenibile del territorio”, sottolineano l’Assessore all’Urbanistica Silvia Viviani e l’Assessore alla Cultura Angela Rafanelli. E “la convenzione con la Fondazione MG 48°50°, sostenuta dalla disponibilità del proprietario privato, rappresenta un esempio virtuoso di collaborazione tra pubblico, privato e terzo settore in grado di generare valore culturale e sociale”, specifica il Comune.

Nello specifico dei Magazzini Generali, che rientrano nell’ambizioso piano urbanistico per riqualificare l’asse che dal mare arriva alla città, nel quadrante nord di Livorno, la convenzione autorizza la Fondazione all’uso transitorio degli spazi per 36 mesi, previa rifunzionalizzazione degli stessi: “Il passaggio amministrativo ci mette nella condizione di poter utilizzare per attività ed eventi culturali i magazzini. Potremo sperimentare una serie di azioni e definire interventi da stabilizzare nel prossimo futuro. E tutto questo non sarebbe stato possibile senza la collaborazione della proprietà: il dialogo tra privato e pubblico è uno degli aspetti più interessanti di questo processo”, evidenzia Poggianti.

La Fondazione Magazzini Generali: gli obiettivi

La Fondazione, che ha da poco compiuto il primo anno di vita e ora entra nella sua fase operativa, è, non a caso, presieduta da Cesare Fremura, e vede ancora alla direzione artistico-curatoriale Juan Pablo Macías (già presidente di Carico Massimo) e Alessandra Poggianti. L’obiettivo è quello di creare “un borgo franco dell’arte e della cultura, intesa come strumento per aprire nuove visioni del mondo”, all’interno di spazi di archeologia industriale che si prestano a produzioni artistiche, esposizioni e programmi di formazione nell’ambito culturale. Un polo che sia anche attrattore di una cittadinanza attiva, attraverso i linguaggi contemporanei.

Gli spazi della Fondazione Magazzini Generali di Livorno

A oggi la Fondazione gestisce oltre 2000 mq di spazi. Oltre al Magazzino 6 già sede di Carico Massimo, attualmente in fase di ristrutturazione, è nel Magazzino 5 che si concentrano le attività, con lo spazio espositivo di 600 mq al primo piano, e l’area di accoglienza al piano 0, dove all’inizio dell’estate hanno inaugurato la libreria The Art Book Shop Project, gestita da Kunstverein Milano, e un Listening bar, spazio per la lettura, l’ascolto e la convivialità: “La libreria nasceva in origine alla Fabbrica del Vapore, l’abbiamo riadattata al nuovo spazio sempre con l’intervento dell’architetto con Olivier Vadrot, che l’aveva progettata, ampliandola con nuove integrazioni site-specific realizzate da Elodie Chabert e Zélie Canouet, che includono un’area d’ascolto e un bar”.

Le residenze e gli altri progetti di Fondazione Magazzini Generali

Con l’aumento degli spazi, che cresceranno ancora, si è triplicato il potenziale di lavoro. E nel 2026, grazie a un bando presentato con il Centro Pecci di Prato, attiveremo residenze d’artista con il finanziamento della Regione Toscana. Per farlo riadatteremo la palazzina degli uffici costruita nell’area alla metà del Novecento, che servirà da foresteria, con un’area comune e tre stanze”. Intanto si avvia a conclusione il programma biennale COORDINATE, avviato a luglio 2023 e nato per dialogare con la storia e la geografia marittima del luogo, chiuso dalla mostra From rivers to seas and the poetry of fluidity. Visitabile a partire dal 14 settembre (e fino al 9 dicembre), si tratta di un progetto espositivo a più voci che riflette sulle acque, la terra ed i rapporti umani, sulle realtà malleabili, dai fiumi ai mari, mezzi per interscambi economici, politiche belliche e di dominio, ma anche di scambi culturali, conoscenze, resistenze e poesie. Coinvolti gli artisti Francis Alÿs, Hamza Badran, Beatrice Catanzaro, Rajie Cook, Barry Flanagan, Jiří Kovanda, Sara Leghissa, Gustav Metzger, Jean-Luc Moulène e Hannes Zebedin.
Concluso Coordinate, proporremo nuovi display, sempre legati al contesto portuale. Ma stiamo lavorando molto anche su un programma pubblico, perché la sfida più grande del progetto è la frequentazione: abbiamo l’attenzione del pubblico specializzato, dobbiamo conquistare il territorio. Abbiamo già avviato una programmazione musicale, performativa e fatta di attività transdisciplinari, che sta avendo buoni riscontri. Del resto c’è molta curiosità anche verso gli spazi di archeologia industriale, e continueremo a lavorare sulla loro storia”.

Livia Montagnoli

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Autore
Artribune

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