I corpi dei palestinesi riconsegnati, uccisi dopo torture e orrori, non valgono nulla

  • Postato il 17 ottobre 2025
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  • Di Il Fatto Quotidiano
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Bendati, con le mani dietro la schiena e un colpo secco alla nuca: una vera e propria esecuzione. Sono i tratti comuni dei novanta corpi di prigionieri palestinesi riconsegnati, come regalo, alle autorità palestinesi della Striscia. Sui corpi, segnalano dottori interpellati dal The Guardian, evidenti segni di tortura. Ad aggiungersi, dicono i medici che a Gaza stanno provando a ricomporre il quadro degli orrori, ci sono evidenti segni di abusi perpetrati dopo la loro esecuzione.

E’ evidente che Israele, per alcuni, non possa compiere questo male: è l’unica democrazia in Medioriente! Come potrebbe torturare e uccidere sommariamente in questa maniera? Se lo facesse, sarebbe come Hamas, e allora non ci sarebbe più possibilità di perorare quella teoria che vuole far sì che ogni azione di Netanyahu sia per il bene della comunità internazionale. O forse è solo una questione di corpi.

I corpi degli ostaggi hanno guadagnato le pagine dei giornali; quelli di questi 90 anonimi palestinesi no. I corpi dei palestinesi possono rimanere anonimi, abusati, e quindi negati. Il fatto che siano stati sommariamente giustiziati dovrebbe portare il governo israeliano sul banco degli imputati insieme a quelle organizzazioni terroristiche che dice di perseguitare perché adoperano dei metodi barbari. Ma ora? Sembrerebbe che anche lo Stato moderno israeliano sia barbaro.

Se ne devono accorgere i suoi seguaci fanatici anche qui in Italia, quelli che gridano solo all’antisemitismo e non versano lacrima alcuna per delle persone – a prescindere dalla nazionalità – giustiziate da uno Stato canaglia. E’ sempre una questione di corpi. Il corpo delle vittime, quello degli ostaggi che è valso la distruzione di Gaza e l’annientamento di decine di migliaia di vite. E il corpo dei palestinesi: quello che non vale nulla. Quello che può essere abusato e venir giustiziato in silenzio. Tanto è il cadavere di un palestinese, appunto.

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Il Fatto Quotidiano

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