“I cacciatori ci hanno massacrato di botte”: il racconto dell’attivista italiano che fa antibracconaggio in Grecia
- Postato il 17 aprile 2025
- Ambiente
- Di Il Fatto Quotidiano
- 1 Visualizzazioni
.png)
Il passamontagna calato sulla testa, i bastoni in mano. Così sono scesi da un pick-up, li hanno accerchiati e aggrediti. “Ci stavano aspettando, sapevano che saremmo arrivati. Hanno rotto il naso a un nostro compagno, hanno picchiato persino una ragazza. Per fortuna l’altra è riuscita a scappare”. A parlare è Andrea Rutigliano, uno dei responsabili dell’associazione internazionale Cabs (Committee Against Bird Slaughter) che si occupa di crimini legati al bracconaggio in tutta Europa. Da tre anni, a metà aprile, un gruppo di volontari organizza una campagna di antibracconaggio in Grecia. Il motivo? Tra le isole di Zacinto, Corfù (in misura minore), Paxi, Antipaxi, Othoni e Mathraki, ogni primavera centinaia e centinaia di cacciatori fanno strage di tortore. Quando, cioè, la stagione venatoria è chiusa e – soprattutto – quando i volatili migrano per riprodursi e nidificare.
Ieri cinque volontari del Cabs hanno iniziato la propria attività tra le isole. “Nell’area disabitata di Keri i cacciatori-bracconieri hanno costruito, illegalmente, la propria roccaforte. La chiamano hunting village, una sorta di baraccopoli fatta di capanni dentro cui si appostano in attesa del passaggio delle tortore. Sparano tutto il giorno. Lì accendono anche fuochi, pur essendoci il divieto, e bruciano cartucce, sacchetti, uccelli morti. Sembra un inferno dantesco“. Il compito degli attivisti è filmarli, documentare i reati, e poi denunciarli alle autorità locali. “L’anno scorso – racconta Rutigliano – ci hanno sfasciato i vetri dell’auto, quest’anno è andata peggio”. Alcuni cacciatori hanno prima minacciato e poi inseguito i membri del Cabs, bloccandoli. Nel giro di pochi minuti è arrivato un pick-up con uomini col passamontagna, armati di bastoni, che li hanno aggrediti. Alla fine erano 15 contro cinque. “Al nostro collega sloveno hanno rotto il naso, ora è in ospedale per essere operato. Un altro collega italiano ha subito colpi sul volto e uno sulla gamba. Se la sono presa anche con una ragazza, che è stata trascinata a terra: ha un dito slogato ed escoriazioni su tutto il corpo. Ci hanno rubato gli zaini, un cellulare e una body-cam”. La polizia, dopo la denuncia, è riuscita a individuare alcuni sospettati e a identificarli.
La tortora è il simbolo del fallimento delle politiche di conservazione in Europa. “È una specie classificata come vulnerabile – spiega Rutigliano – dunque a rischio estinzione. In Europa esistono due rotte principali, una occidentale e una orientale, quest’ultima che comprende l’Italia. Quando lungo la rotta occidentale è stata vietata la caccia alla tortora, la popolazione è cresciuta del 25%, segno che l’attività venatoria era l’unica ragione del suo declino. Purtroppo, dopo quei due anni la caccia è stata riaperta. Lungo la rotta orientale, i dati dello scorso anno dicono che la specie ha raggiunto il suo minimo storico“. Per quanto riguarda la situazione greca, “abbiamo scritto alla Commissione Ue, denunciando l’inerzia della politica e delle autorità locali. Ci è stato risposto che il problema è noto, ma che il governo ha già messo in campo un piano d’azione. Peccato sia totalmente inefficace”.
Mail: a.marzocchi@ilfattoquotidiano.it
Instagram
L'articolo “I cacciatori ci hanno massacrato di botte”: il racconto dell’attivista italiano che fa antibracconaggio in Grecia proviene da Il Fatto Quotidiano.