Ho sentito Giuliano Amato dire in tv che non abbiamo fatto rispettare la Costituzione: ma noi chi?
- Postato il 19 aprile 2025
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- Di Il Fatto Quotidiano
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di Michele Sanfilippo
L’ottimo Zanchini ha ospitato, nella sua trasmissione Quante Storie, Giuliano Amato, venuto a presentare un libro, scritto con altri esperti costituzionalisti, che per l’appunto parla della Costituzione Italiana. Correttamente Amato fa emergere come la nostra Costituzione sia uniformemente attraversata da un anelito verso la compensazione della diseguaglianza, per esempio quando si parla di rimuovere gli ostacoli di censo o di nascita per fare in modo che nella scuola possa essere il merito a determinare il percorso di studi; quando si dice che la sanità pubblica deve tutelare i meno abbienti; quando si afferma che ci deve essere parità salariale tra uomini e donne; etc.
Zanchini, quindi, ha fatto passare un filmato in cui Paola Cortellesi, da par suo, leggendo la Costituzione, ironizzava su quanto nella nostra società i principi in essa esposti vengano realmente rispettati. Amato, colto da un attacco di amnesia sul suo passato ma da ottimo giurista, ha risposto che il video era assai divertente ma il torto non stava nella Costituzione ma in noi che non abbiamo saputo farla rispettare.
A questo punto mi sono cadute le braccia. Ma noi chi? Forse, usando il plurale maiestatis, intendeva se stesso dato che lui ha ricoperto un’infinità di ruoli politici (nel partito socialista, DS, Pd) ma soprattutto importantissimi ruoli di governo tra cui ministro delle Riforme Istituzionali nel governo D’Alema, come ministro del Tesoro, del Bilancio e della Programmazione Economica, dopo che Carlo Azeglio Ciampi fu eletto Presidente della Repubblica e, infine, come Presidente del Consiglio, dopo le dimissioni di D’Alema.
Forse, nessuno meglio di lui, in Italia, ha ricoperto ruoli tali da poter evitare che quei principi costituzionali non venissero costantemente disattesi.
Oggi troppe persone come lui, Prodi, Veltroni, etc., dimentichi delle loro responsabilità politiche, affollano i palinsesti televisivi per ricordarci quanto è importante la Democrazia rappresentativa e come la Costituzione rappresenti uno dei maggiori baluardi in sua difesa.
Tutto giusto. Peccato che in tanti anni di politica attiva si siano guardati bene da:
– mettere un freno al lobbismo che ha travolto la classe politica assoggettandola agli interessi degli interessi delle lobbies economiche e allontanandola da quelli degli elettori (basta vedere tutto il pressing che media e politici esercitano per il riarmo);
– frenare tutte quelle privatizzazioni (autostrade, sanità, TLC) che mai hanno migliorato i servizi dei cittadini;
– combattere la corruzione e facilitare il lavoro dei giudici.
Alla fine la loro perorazione diventa un boomerang perché la democrazia rappresentativa non muore perché gli elettori non ne capiscono il valore, muore perché la classe politica l’ha resa una locuzione vuota, dato che non solo non difende la maggior parte dei cittadini ma, anzi, grazie anche all’adozione di scellerate politiche neoliberiste, l’ha impoverita.
Se oggi, come testimonia un sondaggio effettuato in Gran Bretagna, oltre il 50% dei giovani tra i 13 e 27 vuole un uomo forte al potere, è perché proprio la parte politica che avrebbe dovuto difendere la democrazia, nella realtà dei fatti, l’ha tradita e resa agli occhi dei più come “non pervenuta”.
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