Giulia Scalone spezza il silenzio: «La violenza non è amore»

  • Postato il 25 novembre 2025
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Giulia Scalone spezza il silenzio: «La violenza non è amore»

Nel quinto anniversario del femminicidio di Loredana Scalone, la sorella Giulia trasforma il lutto in un appello coraggioso: denunciare la violenza è il primo atto di libertà.


IL calendario segna in modo perentorio il 25 novembre, la Giornata mondiale contro la violenza sulle donne, e con essa il rinnovarsi, a cadenza annuale, del ricordo lancinante di una tragedia che, cinque anni fa esatti, ha lacerato la fibra più intima della comunità calabrese: Stalettì, Girifalco e l’intera provincia di Catanzaro.

FEMMINICIDIO DI LOREDANA SCALONE, PER NON DIMENTICARE LA VIOLENZA

Era il tragico 23 novembre del 2020 quando Loredana Scalone, una donna di 51 anni con una vita e un futuro davanti, fu strappata brutalmente all’esistenza dall’uomo che, nel suo delirio di onnipotenza e possesso, non accettava l’ineluttabile fine della loro relazione. Un gesto di violenza cieca e disumana, consumato nel più brutale degli atti di controllo: il femminicidio.
Questo crimine efferato non fu un evento isolato, ma un dramma consumato nell’ombra della quotidianità: Loredana Scalone è diventata, suo malgrado, l’emblema doloroso di tutte quelle vite spezzate dalla prepotenza, dalla possessività e dal controllo di chi confonde l’amore con il dominio. La sua storia, pur nella sua drammaticità, è una ferita aperta che esige attenzione e un cambiamento profondo.

UN CRIMINE EFFERATO, VIVIDO NELLA MEMORIA DI CHI È SOPRAVVISSUTO


A cinque anni di distanza da quel giorno buio, la forza d’animo di chi le è sopravvissuto sta trasformando il dolore in un faro di speranza, un monito incisivo e potente per l’intera collettività. È la sorella, Giulia Scalone, a farsi carico di questa difficile eredità emotiva e civile. La sua battaglia non è confinata alla mera commemorazione della memoria di Loredana, ma si estende, con un obiettivo ben più vasto e vitale, alla salvezza di ogni altra donna che in questo preciso istante sta vivendo, nella solitudine delle mura domestiche, l’incubo della violenza.

L’APPELLO DI GIULIA SCALONE CONTRO LA VIOLENZA E UNA CHIAMATA ALL’AZIONE

Giulia lancia un appello che risuona come un grido liberatorio, una chiamata all’azione che travalica il mero ricordo: «Mia sorella non c’è più a causa di una violenza indicibile. Quello che è successo a lei non deve accadere mai più a nessun’altra. Per questo, la mia voce è rivolta con tutta l’energia alle donne che in questo momento si sentono prigioniere, minacciate, isolate, credendo di non avere via d’uscita».

URLARE BASTA AL SILENZIO

L’appello di Giulia è diretto, essenziale, senza filtri né ambiguità, e colpisce al cuore la radice del problema, il tabù più grande che circonda ogni forma di abuso: il silenzio.
«Non cedete mai al silenzio, perché è il vostro aguzzino più subdolo, è la vostra prigione più sicura. Parlatene. Trovate la forza di confidarvi con le amiche, con i parenti, con un’associazione antiviolenza, con le forze dell’ordine. Non permettete mai a voi stesse di minimizzare un gesto di prevaricazione, una parola offensiva, una minaccia, per quanto possa sembrare lieve. Denunciate chi vi fa del male prima che sia drammaticamente troppo tardi. La vostra vita, la vostra dignità, ha un valore infinito che nessuno ha il diritto di calpestare. Non lasciate che venga annientato dalla violenza altrui, spesso mascherata da ‘amore’».

LA STORIA DELLA VIOLENZA SUBITA DA LOREDANA SCALONE COME MONITO

La storia di Loredana Scalone, come quella di troppe altre vittime, è un monito doloroso su quanto possa essere fatale la mancata accettazione della fine di una relazione. Ma la lezione più grande che Giulia Scalone sta offrendo con coraggio alla Calabria, e all’Italia intera, è che la denuncia è il primo e più potente atto di libertà e di autodeterminazione. È l’unico strumento efficace per recidere in maniera definitiva il ciclo della violenza e riappropriarsi del proprio futuro, della propria identità.

IL RICORDO NON DEVE ESSERE UN MOMENTO STERILE MA UN INCORAGGIAMENTO A SPEZZARE LE CATENE DELLA PAURA

Il ricordo di Loredana, che ogni 25 novembre si rinnova da ormai cinque anni, non deve essere solo lutto, cordoglio e commozione sterile, ma deve trasformarsi in un forte incoraggiamento collettivo a rompere le catene invisibili della paura, trasformando l’ombra del dolore nel coraggio incondizionato di chiedere aiuto. L’impegno instancabile di Giulia Scalone, nel suo ruolo di testimone diretta e attivista della memoria, è la prova tangibile che anche dopo la più inaccettabile delle tragedie, è possibile piantare semi di consapevolezza, costruire una cultura del rispetto reciproco e, soprattutto, una cultura efficace della prevenzione contro ogni forma di violenza di genere.

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