Così l’Onaomac assiste gli orfani dell’Arma dei carabinieri
- Postato il 21 novembre 2025
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Il Quotidiano del Sud
Così l’Onaomac assiste gli orfani dell’Arma dei carabinieri

Il generale Musso illustra lo spirito che anima l’Onaomac, in Calabria sono 59 gli orfani dell’Arma dei carabinieri che l’ente assiste
CATANZARO – «Ricreare un clima di famiglia, la famiglia dell’Arma dei carabinieri, attorno a chi ha avuto la sfortuna di perdere i genitori». Il generale di Corpo d’armata Salvatore Musso riassume in questi termini lo spirito che anima l’Onaomac, l’Opera nazionale di assistenza per gli orfani dei militari dell’Arma dei carabinieri, della quale è consigliere decano. Sono 59 gli orfani assistiti dall’Opera in Calabria, su 955 in tutta Italia. Sono 26 in provincia di Cosenza, 21 in quella di Reggio Calabria, 9 in quella di Catanzaro, 3 in quella di Crotone. Fanno capo a 38 militari deceduti. Oggi i carabinieri celebrano la Virgo Fidelis, loro patrona. Ma la ricorrenza è duplice, perché il 21 novembre è anche la Giornata dell’orfano.
Generale, il 21 novembre la ricorrenza è duplice…
«Al termine delle celebrazioni dell’Arma dei carabinieri in onore della loro protettrice si ricorda che è anche la giornata dell’orfano e vengono premiati gli studenti che hanno conseguito il massimo dei voti. La missione dell’Opera, sin da quando è nata, nel 1948, è quella di sostenere gli orfani negli studi. Abbiamo anche orfani che non hanno mai conosciuto il padre. Li prendiamo in assistenza dal momento del decesso dei genitori. Li seguiamo negli studi fino al livello universitario. Premiamo i migliori, per esempio coloro che si laureano col massimo dei voti, e li sosteniamo nel master e nel dottorato. La filosofia dell’Opera, in stretto raccordo con l’Arma, è semplice. Non sono sono orfani solo della loro famiglia ma di tutta l’Arma dei carabinieri».
Come viene ricreato questo clima di “famiglia”?
«I nostri orfani, insieme alle vedove o ai vedovi, partecipano alle nostre cerimonie e agli eventi di rilievo dell’Arma per ricostruire un senso di famiglia. L’invio di pacchi a Natale o Pasqua ha una valenza simbolica. Il fatto stesso che l’Arma territoriale si occupi di consegnare i doni rafforza il legame tra l’Arma in servizio e l’orfano che si sente parte di una famiglia più grande. Per consolidare questo legame sono previsti soggiorni montani a Bressanone e Merano ed estivi a Ischia, ma anche soggiorni all’estero. L’opportunità di stare insieme favorisce un legame tra ragazzi che hanno modo di conoscersi e rimanere in contatto. Stare insieme, condividere angosce e preoccupazioni per il futuro, li aiuta a crescere. La nostra è un’assistenza indiretta, abbiamo dismesso da tempo i convitti».
Gli orfani sono figli di militari morti in conflitti o fuoco o per cause di servizio?
«I nostri orfani sono tutti uguali. Sono figli di militari morti durante il servizio o per altre cause. La missione dell’ente è quella dell’istruzione, fin dalla sua nascita. L’idea guida è quella di dare ad ogni orfano dei militari, morti per cause di servizio o altro, la possibilità di costruirsi una carriera all’insegna dei valori di sacrificio propri dell’Arma».
Come si sostiene l’Onaomac?
«L’Opera non si avvale di contributi istituzionali. Ci sosteniamo con aiuti volontari dei carabinieri che mensilmente, in base al grado, versano contributi. A questo si aggiungono versamenti dei militari in congedo. L’Arma dei carabinieri è molto amata dagli italiani. All’Onaomac giungono donazioni ma anche lasciti ed eredità che poi vengono gestiti a livello centrale dal nostro ufficio di presidenza».
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