Gaza, anche il racconto è guerra

  • Postato il 3 giugno 2025
  • Notizie
  • Di Quotidiano del Sud
  • 2 Visualizzazioni

Il Quotidiano del Sud
Gaza, anche il racconto è guerra

Share

Gaza, anche il racconto è guerra: nessuna certezza sull’incidente al centro aiuti di Rafah. Lo scontro tra Hamas e esercito israeliano passa per la conquista di «cuori e menti».


Almeno 21 morti causati da colpi d’arma da fuoco e schegge compatibili con delle granate. Questo il bilancio provvisorio rilasciato dalla Croce Rossa per quanto riguarda l’incidente avvenuto nel fine settimana presso un centro di distribuzione di aiuti alimentari a Rafah. Un bilancio che, secondo i palestinesi, sarebbe persino troppo prudente. Per Hamas il numero dei morti è di almeno 30 morti e più del doppio i feriti, tutti comunque ricollegabili a un conflitto a fuoco. Qualcuno, dunque, ha aperto il fuoco sulla folla in attesa di ricevere i pacchi con il cibo. Questa è l’unica certezza e proprio da questo punto parte il nuovo scontro d’immagine tra Hamas e Israele: per i primi sarebbero stati gli israeliani a sparare per disperdere la folla; per i secondi, che hanno anche presentato delle prove video, sarebbero stati alcuni individui incappucciati.

La verità, come succede purtroppo molto spesso a quelle latitudini, resta impossibile da ricostruire. E questo perché a Gaza si combatte, oltre che con proiettili, missili e raid aerei, anche con le immagini e le informazioni. Tanto Hamas quanto Israele hanno fatto della propaganda, delle operazioni d’influenza e della manipolazione informativa un asset fondamentale nello scontro. Tanto importante, in effetti, da rendere questo aspetto della guerra forse uno dei più importanti a livello strategico.

GUERRA A GAZA: LA RILEVANZA STRATEGICA DELL’INFOSFERA

La rilevanza del dominio informativo è del resto stata evidente fin dal 7 ottobre 2023. Per Hamas, probabilmente, questa nuova dimensione bellica faceva parte del piano fin dall’inizio. Non possedendo le capacità militari necessarie a battere l’Idf sul campo, il gruppo palestinese ha progettato la sua guerra contro Tel Aviv andando oltre il semplice campo di battaglia e proiettandola nella cosiddetta “infosfera”. Portando lo scontro nei cuori e nelle menti dell’opinione pubblica globale nel tentativo, per lo più riuscito, di isolare Israele dal supporto internazionale. L’idea di fondo era semplice: Israele avrebbe reagito al 7 ottobre in maniera sproporzionata sull’onda dell’emozione provocata da quell’attacco, causando tali e tanti danni collaterali da rendere insostenibile la risposta per le popolazioni dei Paesi alleati di Tel Aviv.

Sul lungo periodo, l’allontanamento occidentale da Israele avrebbe spinto, nelle intenzioni di Hamas, il Paese a fare concessioni importanti ai palestinesi. Un piano audace e in buona parte riuscito. Sfruttando le immagini delle devastazioni e dei morti nella Striscia Hamas ha presentare l’offensiva israeliana non come una manovra militare dettata da ragioni strategiche ma come una guerra di sterminio. Le dichiarazioni sanguinarie di gran parte dei ministri dell’estrema destra israeliani hanno aiutato molto nel far passare questa narrativa, divenendo dei veri e propri assist per l’organizzazione palestinese.

GUERRA A GAZA: GLI ERRORI DI ISRAELE E IL TRIONFO NARRATIVO DI HAMAS

Da parte israeliana questo sviluppo è stato per lungo tempo completamente ignorato. Al di là delle prime richieste di supporto internazionale arrivate subito dopo il 7 ottobre il Paese ha fatto poco e niente per ottenere il favore dell’Occidente. Anzi, sembra che la sua leadership abbia deciso di lavorare con tutto l’impegno possibile nel senso opposto. David Hearst, caporedattore di Middle East Eye, ha affermato in una recente intervista che «è sia in Palestina che nei cuori e nelle menti dell’Occidente che questa guerra viene combattuta». Per lui gli israeliani rischiano, come a loro tempo successe agli americani in Vietnam, di uscire vincitori da tutte le battaglie combattute a Gaza solo per scoprirsi politicamente sconfitti sul fronte più importante, ovvero quello dell’opinione pubblica.

Un punto di vista condiviso anche da Ami Ayalon, ex direttore dei servizi segreti interni israeliani, il quale ebbe a dire ormai più di un anno fa che «per sconfiggere Hamas è necessario vincere la guerra delle idee». L’ex militare tentò anche di avvisare il governo e di metterlo in guardia dal tentare di vincere questo scontro «bidimensionale» solamente «attraverso l’uso del potere militare» ma evidentemente le parole di Ayalon non sono state recepite dalle parti di Tel Aviv. E i risultati di questa strategia miope, fatta di dichiarazioni sprezzanti e totale disinteresse verso l’impatto pubblico delle manovre militari nella Striscia, sono ormai piuttosto evidenti.

GAZA E LA GUERRA, LA STRATEGIA DI HAMAS E LE CONSEGUENZE PER ISRAELE

Hamas trionfa nella dimensione informativa, riesce a far passare facilmente la sua narrativa degli eventi e a influenzare non più solamente la cittadinanza europea e occidentale ma anche gli stessi leader del vecchio e del nuovo continente, anche grazie all’involontaria complicità degli israeliani più radicali e dei ministri più oltranzisti. Sicuramente parte del successo della narrativa di Hamas si deve al fatto che il gruppo può fare appello ai sentimenti e alla naturale risposta negativa che l’opinione pubblica ha di fronte alle devastazioni e alle sofferenze causate dalla guerra alla popolazione civile. Del resto, la risposta internazionale al 7 ottobre fu di piena solidarietà a Israele proprio per le stesse ragioni.

Anche al netto di questo, però, è evidente come il gruppo riesca a far passare il proprio punto di vista anche grazie a delle tattiche ben consolidate, come la diffusione di immagini di guerra, e a una strategia narrativa molto valida e ben congegnata. Del resto, Hamas è entrato nel conflitto prevedendo tutti questi sviluppi ed era preparato a sfruttarli in suo favore. Israele dovrà riflettere attentamente su questo fatto, specialmente in un’ottica di lungo periodo. Il supporto perso non si riconquista certo in poco tempo ma a Tel Aviv dovrebbero cominciare a interrogarsi su come frenare l’emorragia politica e strategica a cui si è assistito negli ultimi mesi. In caso contrario Israele rischia seriamente di vincere tatticamente questo scontro e di ritrovarsi indebolito, piuttosto che rafforzato, dal suo stesso successo.

Share

Il Quotidiano del Sud.
Gaza, anche il racconto è guerra

Autore
Quotidiano del Sud

Potrebbero anche piacerti