Finisce la 15esima edizione della Biennale Manifesta a Barcellona. Il bilancio è positivo

A pochi giorni dalla chiusura, Manifesta Barcellona ha raggiunto uno degli obiettivi preposti. Sono quasi ducentomila i visitatori dell’edizione 2024 della biennale nomade europea, malgrado le difficoltà oggettive per muoversi tra le tante sedi, sparse tra dodici comuni del territorio circostante la città e suddivise in tre grandi cluster tematici. E si prospetta altrettanto decentralizzata anche la prossima edizione, in programma nella regione tedesca della Ruhr nel 2026, che ha già annunciato il primo mediatore creativo, l’architetto e urbanista catalano Josep Bohigas.

Focus Week: le settimane tematiche itineranti di Manifesta 15

Manifesta 15 – aperta ai primi di settembre e in chiusura domenica 24 novembre – ha coinvolto in maniera attiva anche i catalani dell’area metropolitana attraverso le Focus Week, settimane tematiche itineranti con concerti, incontri, talk e mostre. Per questo, gli studenti dello IAAC – Istituto per l’architettura avanzata di Catalogna hanno progettato una sede mobile di Manifesta, sostenibile nei materiali e nella concezione architettonica, che è stata montata di volta in volta al centro delle località coinvolte, creando un punto di incontro e di promozione culturale. L’ultima, attesa, Focus Week sarà nel comune di El Pratt de Llobregat (tra il 19 e il 24 novembre), il cluster dedicato al tema “equilibrare i conflitti”. Qui si trova Casa Gomis, una delle sedi più affascinanti di Manifesta 15 che, nei giorni di forti piogge, è stata chiusa per le inondazioni. Sarà interessante capire se questo meraviglioso edificio, immerso nella natura e di proprietà privata, potrà in futuro sopravvivere alla minaccia di espansione dell’aeroporto del Prat, anche grazie alla campagna di sensibilizzazione di Manifesta e all’appoggio delle istituzioni pubbliche.

Spettacoli in anteprima e biciclettate sul fiume a Manifesta 15

Tra gli eventi organizzati da Manifesta 15 c’è stata anche l’anteprima dello spettacolo musicale Arc d’Iris de La Fura dels Baus, ambientato nello scenario inedito de Las Tres Chimeneas. Al livello più alto della sala turbine di San Adriá del Besos, Carlus Padrissa ha presentato il suo ultimo show, che unisce la musica classica interpretata dal vivo dall’Orquesta del Reial Circle Artistic de Barcelona con le sollecitazioni visive dell’arte contemporanea. Grande successo anche per la biciclettata lungo la costa di Barcellona. Qualche domenica fa, un gruppo di ciclisti ha pedalato dal fiume Llobregat, a sud-est della città, fino al rio Besós, che a nord-ovest separa la capitale catalana dalla vicina Badalona. Manifesta ha dimostrato così che, togliendo le barriere private (soprattutto portuali) presenti sul territorio, è possibile connettere con facilità, e in maniera sostenibile, luoghi distanti chilometri fra loro.

Gli artisti italiani a Manifesta 15

Sono state cinque le presenze italiane a Manifesta 15 Barcellona, selezionate dai mediatori creativi Sergio Pardo López e Filipa Olivaira, esuddivise tra i diversi clusterChiara Camoni (Piacenza, 1974), si è trovata perfettamente a suo agio nel contesto architettonico di Casa Gomis, con i suoi vasi zoomorfi di argilla, pieni di bacche e bacchetti naturali, posti lungo i finestroni di questa villa anni Cinquanta, nel cui soggiorno spiccano anche i suoi espressivi cani in acciaio. Diverso, ma altrettanto appropriato, il contesto scelto per le Sisters della Camoni (sorta di entità fantastiche, creature naturali e soprannaturali) all’interno del Ciba, centro di innovazione femminista nato nel 2020 per aiutare le donne di Santa Coloma de Gramenet.

Prospettive femminili a Manifesta 15

Richiama un episodio sociale tutto al femminile anche la scritta al neon WHEN WOMEN STRIKE THE WORLD STOP, opera concettuale del collettivo italo-britannico Claire Fontaine collocata all’ultimo livello della sala turbine de Las Tres Chimeneas. Si riferisce al ruolo delle donne nella rivendicazione di condizioni di lavoro più eque all’interno della centrale termica di Sant’Adriá dos Besos, e, in particolare, alla mobilitazione per la costruzione di torri più alte, che inquinassero meno con le polveri le loro case. Ha una forte lettura in chiave femminista anche l’installazione di Binta Diaw, artista italo-nigeriana, negli spazi di Can Trinxet, ex fabbrica tessile di Hospitalet del Llobregat. Le lunghe trecce sintetiche, che attraversano tutto il capannone, sono il simbolo della resistenza delle donne africane catturate per la schiavitù, che spesso nei capelli nascondevano i semi della propria terra. Sono forme femminili, rotonde e voluttuose come quelle di una Pomona addormentata, le sculture che Bea Bonafini (Bonn, 1990) – giovane artista italiana che vive tra Londra e Barcellona – ha deposto a terra, con apparente simbologia funeraria, all’interno del chiostro del Monastero di San Cugat.

La performance “fugace” dei Masbedo a Manifesta 15

Merita, infine, un discorso a parte l’intervento dei Masbedo a Manifesta 15. A Granollers, il noto duo milanese ha presentato per la prima volta in Spagna il film Pantelleria, realizzato nel 2022 durante la Biennale di Venezia e proiettato nel giardino di Can Jonch, sotto un simbolico albero di Guernica. Guerra e bombardamenti sono parte di una narrativa che si lega con l’attualità e con la storia locale: in molti ignorano, infatti, che questa località del Vallés Orientale, nell’entroterra di Barcellona, fu duramente bombardata durante la Guerra Civile spagnola; nel maggio del 1938 ci fu una strage di civili al mercato simile a Guernica (1937) ad opera dell’aviazione fascista italiana. Per questo, in uno di tanti rifugi antiaerei della città, Niccolò Massazza e Jacopo Bedogni hanno orchestrato una performance davvero toccante, un pugno allo stomaco contro l’orrore dei conflitti bellici di ieri e di oggi: Ghost soldier (gabbin away) è una profonda riflessione sul senso della guerra, che malgrado i rumori assordanti e le immagini angoscianti non impedisce di sopravvivere in una propria orribile normalità, come nel caso degli allucinanti rave party dei ragazzi nei tunnel sotterranei durante la guerra dei Balcani. Peccato solo che l’organizzazione di Manifesta non abbia considerato fondamentale proporre la performance durante tutta la durata della biennale, riservandola solo ai pochi fortunati presenti alla preview di settembre.

Federica Lonati

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L’articolo "Finisce la 15esima edizione della Biennale Manifesta a Barcellona. Il bilancio è positivo" è apparso per la prima volta su Artribune®.

Autore
Artribune

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